RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976
RE NUD0/8 parte dell'uomo, si tratta di stronca– re la rivolta delle donne torturandole. Lo stupro non è che la esasperazio– ne del rapporto sessuale. Ogni maschio, di fronte agli episodi di violenza carnale che si sono veri– ficati in questo ultimo periodo, ha di fatto vissuto i pariolini, i violentatori sessuali, gli stupratori come "diversi da me". Ma quanti uomini possono affermare che il loro rapporto ses– suale è qualche cosa di diverso da una sessualità che oggettivizza la donna, che la disprezza, e che le fa violenza? ... ...Fin da. bambini veniamo oppressi dagli adulti, ne subiamo il potere senza poterci ribellare. Quando na– scono in noi frustrazione e desiderio di rivalsa sono gli stessi adulti ad in– dicarci gli strumenti di cui awalerci per raggiungere lo scopo; alla bam– bina si insegna ad arrendersi ad un modello culturale che la vuole ag– gressiva ma su sé stessa, per esse– re docile verso l'esterno, mentre il bambino viene invogliato a prendersi la propria fetta di potere, ad espri– mersi attraverso la forza fisica, ad imporsi, anche sessualmente, usan– do il proprio pene come arma che opprime e conquista. La sessualità viene cosi a corrispondere alla strut– turazione dei rapporti tra individuo e società, diventa essa stessa un mo– mento di affermazione del potere di un gruppo su un altro che di tale po– tere è invece privo: .. ... La società favorisce lo stupro e se ne rende complice, poiché tollera una situazione di permanente insi– curezza per tutte le donne. La donna che rifiuta lo status che le è imposto dalla ide0logia patriarcale viene vio– lentata moralmente tutti i giorni da una serie di strutture e istituzioni che tendono a negare la sua integri– tà, la sua identità di donna... ...Per non essere più vittime noi stesse dobbiamo prendere in mano la lotta contro lo stupro. Noi possia– mo individualmente e collettivamen– te, rompere il silenzio: denunciare, gli uomini che ci violentano, denun– ciare malgrado la vergogna, il disgu– sto, il desiderio di dimenticare: por– tare le nostre azioni fino in fondo di fronte alla Giustizia; esigere non sol– tanto l'applicazione delle leggi esi– stenti, ma anche la revisione delle leggi sullo stupro. Dobbiamo impara– re a conoscerci e a difenderci in questa società che non ci difende». (Dal Documento redatto dal Coordi– namento veronese gruppi femministi e collettivi donne, Movimento di Li– berazione della Donna, commissio– ne femminile del Partito Socialista Italiano, commissione femminile del Partito Comunista Italiano, in rala– zione all'episodio di violenza subito da Cristina Simeoni). 10 eca o "Cl HANNO INSEGNATO CHE SAREMO SEMPRE SCONFITTE" •«La sera del fatto, quando vidi i due uomini sbarrarci la strada, sono rimasta terròrizzata, erano mascherati ed armati e mi dettero l'impressione che cer– cassero proprio noi e volessero picchiarci. Mi prese subito una tremenda paura, feci un tentativo di fuga che risultò vano, allora persi la testa, conti– nuavo ad urlare, mi mancò il coraggio di tentare di scappare ancora o la for– za dentro di reagire con violenza (specie quando il mio compagno cadde a terra ferito). Mi sentii paralizzata, senza alcuna via di scampo, già prigionie– ra. Questo blocco interno, mi impedi di reagire prima che mi coprissero la te– sta e mi facessero salire in macchina. L'unica cosa che fui capace di fare fu . quella di insistere perché mi lasciassero andare, ma inutilmente cercai di parlare con loro, di farli parlare. Questa tremenda paura, questa insicurezza che mi impedi di agire contro la violenza che subivo fu Il principale motivo per cui la polizia ebbe dei dubbi sulla mia non partecipazione allo stupro e fece un sacco· di tremende ed assurde ipotesi sulla mia complicità. Questa mia debolezza interna mi impressionò molto, mi creò dei grossi sensi di col– pa (non avevo potuto esprimere quello che avevo provato e vissuto in quel momenti alla polizia). Nel contatto che ebbi con le donne mi accorsi che non ero la sola ad essermi trovata in questa situazione di immobilismo e che tutto ciò non è altro che la risultante di una educazione repressiva nei confronti della donna che la por– ta ad essere insicura, remissiva, ad avere paura e a diffidare dell'uomo, per esempio non deve uscira la sera, non deve avere troppa libertà perché que– ste sono cose per gli uomini. Da un'altra parte la società cerca di fare della donna un soprammobile, un oggetto di divertimento sempre in funzione dell'uomo e mai di sè stessa. L'uomo viene quindi spinto a vedere la donna non come individuo indipendente ma come essere che serve a soddisfare i suoi piaceri e quindi se ne appropria. Il risultato di questa educazione repressiva sulla donna la sentiamo chiara– mente anche passando per la strada, o davanti al bar, quando i ragazzi ci In– sultano chiamandoci "Fiche", o danno giudizi sul nostro corpo, identifican– doci esclusivamente con il nostro sesso. Subiamo le loro violenze passiva– mente senza avere il coraggio nè la forza di fermarci a ribattere (ci hanno in– segnato che saremmo sempre sconfitte) e ci sentiamo deboli, fingiamo di non sentire, cerchiamo di allungare il passo, scappare .... ma già quando av– viene una violenza carnale non è mai colpa dell'uomo, ma della donna che lo ha provocato in qualche modo, quindi è lei che va esaminata e giudicata nella sua vita privata ... ... Mi chiesero anche se ero vergine. Questa domanda mi impressionò molto, cosi come i loro sguardi che sembravano dimostrare chiaramente quali era– no i loro valori: se una donna perde la verginità durante la violenza, l'atto è considerato in quanto la donna ha perso qualche cosa altrimenti non deve avere il coraggio di lamentarsi, perché in fondo "non aveva niente da salva– guardare". Questo dimostra più che mai come la donna sia vi~ta solo come oggetto anche da coloro che dicono di difenderla, come venga valutata per la sua verginità come una vacca per il suo marchio. Per questa mia esperienza mi sono accorta più che mai come la donna non sia padrona di vivere i suoi bisogni e come, se tenta di farlo, intervenga violentemente l'uomo ad indicarle le sue debolezze e quale deve essere Il suo posto. Anche lo Stato le sbatte in faccia di continuo quali devono essere i suoi doveri di donna (moglie, madre, casalinga) ai quali non deve trasgredi– re. Nella società attuale vengono continuamente riproposte alla donna una serie di atteggiamenti e di valori: la donna non è padrona del proprio corpo, deve conservare la verginità a qualunque costo come unico bene da dare all'uomo al momento in cui ti "Acquista" nel matrimonio. Chi non s_icomporta in tale modo non ha nulla da lamentare se viene violentata, perché non ha "perso" nulla». dalla memoria processuale di Cristina Simeoni
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy