RE NUDO - Anno VII - n. 46 - ottobre 1976

30 "Quelli che organizzano tutto... " « ... Torniamo nei quartieri e nelle fabbriche perché il fiore di ri– volta sbocciato al Lambro si moltiplichi in cento fiori di organiz– zazione, in mille episodi di appropriazione, in solide basi di con– tropotere. In capacità di organizzare per il prossimo anno una grande festa: la nostra· festa contro la metropoli.» "Quelli che la malafede non gli risulta... " Le caratteristiche del proletariato giovanile nella crisi fanno loro schifo (lo avevano già detto nell'editoriale di Re Nudo di Gen– naio che dopo una travagliata e lacerante discussione avevano deciso che loro con la crisi non si immischiavano e continuava– no a fare controcultura!). «.,. immancabile proposta di Re Nudo servizio d'ordine pic– chiasse i soliti scoppiati.» "Giorni" - 21/7 /76 - giornalista Davide Lajolo sulla sua rubrica: "tutto d'un fiato". "Quelli che non vogliono tornare dalla Russia e fingono di con– siderarsi dispersi... " vescio: il ghetto dell'aggressi- zio, ma qui si tratta di settori di vità. Ci si rotola per quattro classe ridotti a spettatori, lo giorni in mezzo a un mare di ri- spettacolo quello della politica, fiuti col sole opprimente e la dei nuovi comportamenti. Pr~- Tutti hanno riconosciuto, anche quelli che avevano dato fiducia a questo tipo di protesta, che è tempo di farla finita con l'ingan– nare i giovani. Che basti mettersi nudi e sventolare al vento gli zebedei o i peli del sesso per sentirsi diversi, liberi ·e rivoluzio– nari. I primi a capirlo sono stati i giovani perché hanno visto al parco prevalere la violenza, il furto, la distruzione di tutto, lo strame dei s·entimenti, della ragione.come degli .oggetti.çlel con- · sumismo. C'è sempre chi organizza per guadagnare senza ri– nunciare a farsi passare come missionario per un mondo nuo- 1 pioggia melmosa delle notti, vatevi un po' a fare espropri f a con gli scarafaggi nel sacco e i i balli alla Filuzzi e le pesche - i piatti di plastica nàuseabondi. beneficienza, tra il prato d i Su Parco Lambro è demenziale centomila con Manfredi e il fare (come fa ROSSO suppi. lu- Canzoniere, e la sala i glio) del trionfalismo: si espro- proiezione-vero cinema d'ava~– priano gli stands dei compagni, guardia, non filmini pornografiti ma fra gli espropriatori c'è chi contraffatti. E Finardi, accia– distrugge il banchetto dei gay mato al Lambro, (ci manca solb del COM, chi aggredisce le il 3% la là, lalalà), viene fischi~– donne e durante la notte orga- to al festival dell'Unità. E Y,· nizza gruppi che gridano uomini Eco grida dall'Espresso nessur del Lambro carica! L'aggressi- na solidarietà fra i poveri salvia– vità dell'impotenza si misura mo i portatori dell'idea rivolu– con l'impotenza di q·ueste ag- zionaria, Viva la relazione. Ci gressività e tutte le tensioni s1 stiamo dentro tutti: critici dell'i– scaricano nel ghetto, dove l'e- deologia alla difesa del proprio sproprio è sostituito dal suo ruolo .di intellettuali/politici spettacolo. (certo, la specificità delle prati– Nel frattempo altri si chiudono che) e ideologie della· critica, in tenda a spinellare lamentan- ormai portatori della propria au– dosi perché loro "sono venuti tonomia individuale (il comu– qua a ristabilire l'unità dell'ani- nismo siamo noi; pratichiamo– ma del corpo, e invece anche ci). qua c'è la violenza". Esempio di purezza rivoluziona– Tutta la merda, la miseria, l'im- ria. E il piccolo gruppo, nuovi potenza costruisce qui la sua comportamenti, nuove propo- ideologia; il movimento delle ste di linea? separazioni finisce nella sepa-• Da· Potere·Operaio non siamo– ratezza degli isolamenti oppure mai usciti. nello scatenamento dell'ag- Il medium è il messaggio, è il gressività. modo di produzione continua– E il resto del mondo? Tutto ciò mente occultato. vo.» "Quelli che parlano a nome del popolo senza mai averlo incon– trato.. «Le cialtronerie, nel nuovo clima politico dopo il voto massiccio e responsabile del 20 giugno, devono finire. Così, come devono mettersi bene in testa i generatori di violenze che il popolo saprà difendersi con un diverso vigore e imporrà governi capaci di fare rispettare la libertà di tutti e colpire la licenza e le viola– zioni d'ogni tipo contro la sicurezza e la dignità dei cittadini.» MA NON TUTTI SON CRETINI Fortunatamente nel mare delle bestialità scritte sii Parco Lam– bro c'è stato anche qualche contributo'positivo che stimola a portare avanti il discorso sulla prospettiva, sul come non fare più cose del genere e perché. Qui sotto diamo solo due brevi . saggi ma che speriamo si moltiplichino qua e là. Il primo sono due estratti di Attraverso, da cui però speriamo arrivi un'analisi più specifica di quanto s'è visto al Lambro e non solo i risultati finali e sintetici dell'osservazione. L'altro pezzo è apparso su L'Uno a firma di Giaime Pintor·e parla del Lambro di scorcio dentro un discorso più generale, che anche si vorrebbe veder ripreso e approfondito fuori dal gioco della penna facile. DA «ATTRAVERSO« TOTALITARISMO:PELLA POLI– TICA ED IMPOTENZA NEL GHETTO nella sua sconfitta tutto il movi– mento. Hanno scelto il terreno istituzionale e su quello sono stati disfatti; ma la disfatta ap– partiene a loro, al loro riformis– mo. Non al movimento, alla classe, all'antiistituzionalità. Parco Lambro. L'autonorpia Il 20 giugno il quadro neo- dell'esistenza è chiusa dentrò il istituzic-:.: -.cerca di trascinare ghetto della festa e nel suo ro- o che sta fuori dal ghetto? I nuovi riformisti hanno cercato di pre– sentarci questo rapporto in for– ma di elezioni coi bei risultati che sappiamo; hanno aiutato a costruire il reèinto del ghetto ed annegato il movimento nel tota– litarismo della politica. IDEOLOGIA DELLA FESTA/I– DEOLOGIA DELLA VIOLENZA Ideologia della festa/ideologia della violenza~ Ma parliamo anche di un sog– getto poàitico che non riesce ad uscire dalla dialettica privile– gio/miseria. Parliamo di un soggetto politico in progressiva estinzione, ormai ridotto a fenomeno culturale (pena l'eliminazione fisica) da geniali burocrati della cultura socialdemocratica, e dagli stu– pidi pennivendoli di regime che continuano a sommergere il reale con milioni di parole, con centinaia di domande che non atter:,dono risposta. Il Pcj rifà Parco Lambro, eliminati gli er– rori, le inefficienze, giocanqo su contrapposizioni interne al movimento, molto più pesanti di quelle espresse a Parco Lam– bro. Sembra la tivù, con la sua divisione in generi, le frammen– tazioni del tempo e dello spa- DA L'UNO Attacco, in sintesi, l'ultimo e più (paradossalmente) invisibile idolo di massa: il pubblico, ap– punto, che è idolo di se stesso. Il fenomeno risale a molto tem– po fa. Esattamente al.momento in cui, acquisendo il potere economico e politico, la -bor– ghesia ha creaio la ~ultura bor– ghese. Uscita dai salotti aristi– cratici e dalle corti regaìi, smessa la sua funzione acces– soria nelle chiese, la m·usica di– viene oggetto di consumo di massa. Nasce la sala da con– certo, il teatro dell'opera, o me– glio cresce e diventa un feno– meno di massa, fino a esplode– re nella concezione wagneriana a Bayreuth. In quel momento il pubblico comincia a essere ido– lo di se stesso. I teatri lirici fino a pochissimo tempo fa (e tut– t'oggi, talvolta) sono esempio significativo di quesìo: le -s'igno– re impellicciate e ingioiellate, .fp. mondanità, ma anç_hela critica impietosa dei loggionisti, i fl.lri– sti americahi a Caracalla, ì -gio– vani figgiccini al Lirico per sen– tire Nono, le intemperanze ru– morose dei conservatori e rea- (Continua pag. 40)

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