RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976

massacrare tutti quanti. Anche qui l'acutizzarsi di questo problema nel clima di violenza generale non ha certo favorito una ge– stione serena del festival ma in compenso ha fatto venire fuori lucidamente contraddizioni profonde che non si possono risol– vere con cartelli generici con sotto le firme di tutti né con la lotta ideologica, né "facendo parlare" i tossicomani per sapere il nome degli spacciatori. 11 problema del recupero al– la lotta e alla vita esiste ed é grosso ma non è risolvi– bile con metodi da medici o poliziotti o preti rossi. 11 recupero è molto più pro– babile prescindendo dalla questione specifica della droga e se esso è globale, la spinta autodistruttiva- data dalle mancanze di Per esempio rispetto all'e– prospettive quotidiane, sproprio praticato al su– viene quasi automatica- permarket appena fuori mente a cadere.· dal Lambro: se è com– i I dato oggettivo della si- prensibile il disperato che tuazione di miseria in rap- va a farsi il supermarket porto al salario, non deve perché ha fame senza però farci dimenticare la rendersi conto che in quel responsabilità delle forze frangente poteva tirarsi politiche. dietro duemila celerini, Quello che in un nostro re- non è invece comprensibi– cente editoriale definivano le o meglio non è giustifi– spazio politico tra neori- cabile l'autonomo orga– formismo ed estremismo nizzato che per non porsi non ha trovato, nel corso «a destra» delle «masse» di quest'anno, un'area po- presenti non sostiene pub– litica omogenea per co- blicamente quello che gliere e portare avanti la pensa e cioè che l'espro– tematica culturale che. prio in quella situazione è aveva unito e determinato avventurista bensì, asse– il proletariato giovanile. conda demagogicamente Le possibilità dell'area l'aria che tira. POLLI E AUTONOMIA vendere, diventano imme– diatamente demagogia, opportunismo, o peggio. Assecondare i bisogni del– le masse facendo corto circuito con la realtà è pe– ricoloso: potrebbe portare a giustificare i giovani pro– letari che sentendo il biso– gno di scopare, violentano le donne, "ovviamente per soddisfare i propri biso– gni". In quasi tutti i compagni c'è stata per tutto il festi– val la paura del ghetto, della ghettizzazione «la borghesia ci ha concesso questo spazio, usciamo dal ghetto», «andiamo in Piazza duomo». La paura di stare in uno spazio a guardarci in tac– dell'autonomia di coprire questo ruolo sono ormai scarse. Nel giro di un an– no la tendenza a formare un. ennesimo piccolo gruppo che copre e caval– ca qualsiasi comporta– mento che questi bisogni esprime, giustificando tut– to e tutti, ha vinto. Questo atteggiamento politico po– ne i compagni dell'autono– mia organizzata sul piano inclinato dell'estremismo. In sostanza anche al Lam- eia, per vedere chi siamo, bro è emerso come certi· cosa vogliamo, quali sono comportamenti, come le nostre paranoie. Paura quello dei ladri di polli, della paranoia o paura di possono essere giustifica- stare bene (come è sue– ti se compiuti da settori di cesso a quelli che sono massa privi di coscienza capitati nell'area anima– politica oltre che di soldi, zione). Questa è la paura mentre se teorizzati o ca- di sempre che viene dal valcati da forze politiche, vecchio modo di fare poli– cioè da chi coscienza ne tica che considera ghet– ha e dovrebbe averne da tizzante ogni spazio o pos- 5 · sibilità che ti dai per con– frontarti con te stesso. Anche l'esperienza delle comuni, della vita comuni– taria è sempre stata attac– cata in questo modo. Per questi paranoici del ghetto là comune è di per se un ghetto dove se ti trovi be– ne è peggio e ti devi senti– re in colpa perché vivi in un ghetto d'oro nella so– cietà di merda. Questa componente cristiana non capisce che il problema nei festival come nelle co– muni è come utilizzi l'e– nergia positiva che accu– muli e produci, cosa ne .fai, come la colleghi come la inserisci nella realtà so– ciale ,e comunque, qual– siasi cosa tu faccia, non può che fare bene lo stare ' in quattro o in dieci mila e discutere, divertirsi, trova– re tecniche nuove per fare vivere il nostro corpo per comunicarsi, per stare be– ne. 11 dramma è invece quando non ci riesci, quando quello che accu– moli è paranoia - come in questo festival dove non si è riusciti a stare bene, non si è riusciti se non in mini– ma parte a creare il «ghet– to» mentre Mella zona cen– trale dove stazionava la maggioranza della gente in attesa di qualcosa, si è riprodotta tutta la tensione e la violenza data dalla di– sgregazione sociale, cul– turale e di miseria mate– riale che c'è nel paese. La sommatoria della popola– zione giovanile di Quarto Oggiaro, di Portici, della Garbatella, della Barriera di Torino. Forse chi si aspettava qualcosa di diverso sba– gliava, non ci potevano essere le condizioni per coinvolgere centomila persone in una proposta creativa. Era inevitabile che emergesse -in modo netto la miseria della realtà quotidiana che tutti portavano dentro.

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