RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976
SILLY COBHAM - LIFE & TI– MES - Atlantic (WEA) sul pop-jazz ci sono pareri di– scordi; c'è chi ammira poco queste fusioni tra stili e scuole diverse, c'è chi invece preferi– sce una musica più allargata, più ricca di spunti e sonorità differenti. Nel secondo caso, Billy Cob– ham è il rappresentante più qualificato, e si inquadra perfet- CHUCK MANGIONE, Bellavia tamente in quella scuola post- (A & M) davisiana che ha visto nascere gente come Mc Laughli.n, Shor- Spunta dall'ennesima copertina ter, il più recente Chick Corea, tipo scatola di sigari inizi nove– Hancock e altri. cento (viva l'originalità) il disco C'è da dire però che questa di Chuck Mangione, jazzista svolta del jazz ha spesso pro- italo-americano molto affezio– dotto degli ibridi da insoddisfare nato alla famiglia date le sperti– sia gli amanti del pop, sia quelli cate lodi ji mamma e papà da del jazz. lui sottoscritte sull'involucro. È il caso della Mahavishnu Or- Non :;u1za ricordare le rituali chestra dopo la defezione di mangiatp•qi spaghetti al desco Ponty o di Return to Forever di fa,;iglia Tristezza del solito Chick Corea. eso ,io di maniera (che an– Billy Cobham c'è andato vicino cv, ;:i PFM non ha evitato di con il recente "A FUNKY THI- Co1u,ar'9) che probabilmente DE OF SINGS"; uno strano di- serve solta,,to a far viaggiare il sco pieno di funky da discoteca disco relle radio libere della e improvvisazioni jazz, dove il Mafia che in America sono tan– batterista in questione si diverte te· (anzi sono quqsi tutte). più che altro al sintetizzatore, I primi .due pezzi dell'LP sono dimenticandosi totalmente del- ennesima rifrittura di swing la scuola a cui appartiene. bianco e proprio non se ne af– Facile a questo punto accusare ferra il perché. L'ultimo pezzo Cobham di commercializzazio- della facciata A (Carosel) ha se ne, anche per le sue blande di- non altro il pregio di non essere fese: «Il cambiamento continuo noioso anche se pure qui l'eso– è un'indicazione di ricerca io tismo mediterraneo spunta tuo– cerco veramente e in continua- ri mascherato da ritmo suda– zione». mericano (queste associazioni Discorsi già sentiti dunque, va- kitch non devono stupire, del ne giustificazioni per salvare resto il disco è stato registrato vere e proprie stasi creative. a Hollywood). La Facciata B è Con questo "LIFES & TI MES", invece più gradevole e originale comunque, Billy Cobham torna e si fa sentire: i richiami italiani a essere il batterista di sempre. vengono fuori evidenti ma sare– Raramente si lascia trasportare mo tentati di dire che emergono dal moog, ma quando lo fa lo come uno stronzo a galla, dato usa intelligentemente, conte- , che il .tipo di "sapore napoleta– nendo i suoi slanci di facile et- no" e di filo melodico all'italiana fettismo, (Lite & Times, Earth- che si avverte richiama alla lings). Molto belle le parti meno men!~ le cartoline del Vesuvio ritmiche: o meglio le musiche da film del– Siesta, arrangiata da Arif Mar- le commedie italiane fine anni din B soprattutto Song lor a '50, rifiltrate a Hollywood. Che friend, dove si avvertono richia- poi il Chuck sappia soffiare be– mi alla Weather Report nell'uso ne dentro la trombetta interes– del basso elettrico. sa poco se permette che l'invo– Gli altri musicisti sono più o lucro kitch ne invada e confon– meno i soliti collaboratori di da suono e musicalità. Meno Cobham, primo fra tutti il chi- spaghetti Mangione... dopo tarrista John Scofield, che ha mangiato si suona maluccio. grande spazio nelle improvvisa- Perché ne abbiamo parlato al– zioni del gruppo, e che si rivela !ora? direte voi. Come per suo– uno dei pochi continuafori dello nare un campanello d'allarme. stile alla Mc Laughlin, pur es• Con l'attuale interesse ameri– sendo meno effettistico. cano per l'Italia, proprio non Un disco comunque che riporta vorremmo che nascesse il ge– Billy Cobham a un pop-jazz nere "spaghettijazz" che since– molto personale é dunque ac- ramente è l'ultirra cosa di cui cettabilissimo. abbiamo bisogno. PAOLO CASTALDI (WEA) Chi al Lambro ha saputo resi– stere fino alle 4 di mattina del– l'ultima notte, ha potuto godersi la provocazione dada di Castal– di. 11 suo "solfeggio parlante" è stato uno dei momenti più den– tro la dimensione di una "festa– provocazione" che al Lambro c'è stata troppo poco. Ascoltata su disco la provocazione di questo solfeggio è altrettanto riuscita. Questo è un caso mol– to raro di sapiente traduzione in sala di qualcosa che dal vivo usa d'un linguaggio completa– mente diverso. Al Lambro la provocazione era anche "tea– trale": i gesti, irritazioni, pugni comizianti, braccia levate. Sati– ra anche del palco, della serio– sità, del potere del microfono, del "mito musica" ridotto a lotta tra note scritte. Qui sul disco il lavoro doveva essere diverso. Esclusivamente sonoro e criti– co dentro la dimensione di meccanicità propria del disco. In questo, l'uso dello stereo e dei piani d'ascolto è esemplare. In alcuni momenti sembra che ci sia un omino nascosto dentro l'amplificatore, che sussurra il 63 suo solfeggio. Il solfeggio si sa, dentro un tipo d'educazione musicale tradizionale e non an– cora distrutta, costituisce il pri– mo incontro con la musica: un incontro ripetitivo, noioso, sola– stico, intimidatorio oppressivo. È questa struttura svelata e ca– povolta in scherzo, che Castaldi ci propone. L'altro brano della prima facciata "Esercizio", ci è parso invece francamente rom– pipalle e basta: l'esercizio pia– nistico riproposto fino a creare una spirale, una struttura ritua– le e circolare, interessa fino a quando il gioco non si svela, quando si svela è subito noia. Diversa invece la circolarità del "Notturno" che costituisce la facciata B e che rivela forti ca– pacità di coinvolgimento positi– vo e perché no? di "viaggio" (che palle viaggiare sempre e solo coi Pink Flody). Il disco nel suo complesso mi pare abbia un senso e un'efficacia notevo– li, meno senso ed efficacia han– no gli "scherzi critici" con cui Castaldi riempie il retro di co– pertina e che rischiano di ricon– durre nello scontato d'ella pic– cola provocazione d'alite un di– scorso che mi pare abbia nel– l'ascolto un peso diverso.
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