RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976

nascosti. Allora vale la pena di parlarne, di tirarli fuori dal ~az– zo. Mi riferisco per esempio al– lo splendido film di Brian De Palma (quello del «Fantasma del palcoscenico») che gira in quesii giorni a livello di prime (e magari non arriverà alle secon– de). Si chiama «Le due sorelle». È un film di qualche anno fa che non ci hanno fatto vedere prima per la solita stronzaggine della distribuzione che ha tanto acu– me da scoprire un Woody Allen sei anni dopo, un Mel Brooks al– trettanti, e un Brian De Palma solo adesso. Per di più confinan– dolo nell'estate metropolitana. Come se non bastasse anche la «grande stampa» ci si mette a far di tutto per confondere le ac– que: aprendo dalla rubrica «Ci– nema» del «Giorno», che il film «Le due sorelle» è una «comme– dia» di testa del film scorrono su una serie di feti, scoprendone due intrecciati dietro una pla– centa, poco dopo un ragazzo di colore si becca in bocca un col– tellaccio da macellaio. Come commedia non c'è male ... Evi– dentemente il recensore ha letto il titolo, ha pensato che'fosse il solito film con Carmen Villani, e ha messo i pallini a casa sua senza neanche andare a vedere non dico il film, ma perlomeno i cartelloni. Vabbé ... fottiamocene dei criti– ci cinematografici della «gran– de stampa» (che sono come i critici musicali del Parco Lam– bro che al Festival non ci stan– no e dopo commentano le pre– stazioni dei vari artisti. ..) e non perdiamoci questo film. Val proprio la pena di dire che se uno è debole di cuore, o attra– versa un periodo brutto, è me– glio che stia a.casa. «Il fantas– ma del palcoscenico» aveva degli elementi da «Horror Sto– ry» ma il tutto era affogato nel grottesco, qui invece ci sono elementi di_grottesco ma affon– dati in una agghiacciante storia dell'orrore. Non voglio stare qui a raccontare il film (come fa Moravia sull'Espresso, che ti di– ce anche l'assassino, oppure che ti racconta addirittura un altro film ... cosa fa la vecchiaia certe volte), né a decifrare le simbologie che si possono rin– venire a bizzeffe e fare la gioia d'un redattore della pagina cul– turale del Manifesto (le gemelle siamesi rappresentano l'Io divi– so, la soggezione psichiatrica è la soggezione della donna? ec– cetera .._.). Vorrei solo fare no- tare che questo «Le due sorelle» quantunque intriso di sangue e di elementi sadici come convie– ne al genere, sfugge al pericolo di diventare un film di destra. E non è facile. Dario Argento è ul– trasinistro e lo sanno tutti, ma i suoi film sono obiettivamente «– destri» e non perchè tirino fuori nevrosi e ossessioni, ma per la cornic;e, la costruzione del film: gli assassini sono pazzi e anor– mali, hanno il DNA fuori posto, i protagonisti dicono battute spesso e volentieri contro i fi– nocchi, quasi sempre in .dialet– to, assente qualsiasi richiamo simbolico o di contenuto che sia al di fuori o oltre la violenza e la brutalità «in sé». Hitchock quan– tunque sia figurativamente eco– me radici culturali di sinistra, ol– tre che piacevole, fa dei film. quasi sempre destri nelle «mo– rali», nella scelta dei ruoli fem– minili, nell'americanismo spes– so addirittura grottesco (in «In– trigo Internaziorìale» c'è una riu– nione del vertice dell'FBI che sembra una riunione di famiglia, partecipa anche una cara vec– chietta vestita di pizzi che si preoccupa di discutere «se quello che facciamo è giusto»). Brian De Palma invece costrui– sce il film su una simbologia che però non appare mai intellettua– listicamente per tale, ma è rap– presentata dai fatti, in un anda– mento limpido e chiaro. Scopre nevrosi e zone oscure della coscienza senza vomitar– tele addosso ma con ironia e 49 spietatezza. Nelle pause dell'a– zione usa la tecnica del dialogo o della battuta rilassante, ma restando in tema e con discorsi tutt'altro che «rosa» tipo osser– vazioni sulle cliniche psichiatri– che aperte, su polizia ed eroi– na, sulla televisione eccetera. Il tutto molto sobriamente e molto precisamente. Nella tecnica ci– nematografica cerca di inven– tare (e non è poco) evitando il ricorso alla faciloneria cioè ·alle candele che si spengono. Delle volte (e sono i brani più appas– sionanti e felici del film visiva– mente parlando) sdoppia lo schermo facendoci vedere due azioni parallele e contempora- · nee una di là una di qua, oppure la stessa azione in «campo e controcampo» sdoppiando il punto di vista, impedendoci la facile e univoca identificazione col personaggio padrone del– l'inquadratura, sbalestrando in– somma. Vabbé, speriamo che fuori dal caldo di quest'estate, il prossimo inverno ci porti altro De Palma e che la distribuzione non lo confonda di fronte alla stampa e alla gente con i mille soliti ignoti della «cuginetta», «la nipotina» eccetera. Le due sorelle è un'altra cosa.

RkJQdWJsaXNoZXIy