RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976
ma la saggezza a che serve io chiedo solo un filo d'erba se ce la facessimo insieme sarebbe quasi una situazione ideale ma la solitudine mi chiama un lamento di protezione che mi attrae ore dedicate a me stesso per osservare il respiro l'inclinazione del desideri e poi i sogni. La realtà in fondo poco mi attrae già la conosco questa fetente realtà che sempre più mi assorbisce e sempre meno mi vale un'isola in cerca di un'isola e pescatori solitari insieme tirando una rete un altro monotono lamento per inebriare il momento e dimenticare tutte le spine mare- forse è segno di follia ma ogni ragazzo è poesia quando odora come te dal sudore delle ascelle e di sperma sedicenne emana il muschio e l'ambra il vapore risale nei tuoi occhi ti vela le pupille come la timidità come una filomena un po' anziana o senza étà nelle tue mani un po' callose sapienti di terre e di cementi coraggi traboccanti applaudire per la luce poi strofinarti gli occhi per una sol scintilla che di vita è verità ora corri coi tuoi profumi tra campi e girasoli con pantaloni scoloriti e rattoppati· senza un fine o serietà ti seguo con la voglia un sorriso stanco carico di anni la voglia è assurdita la voglia di giocare insieme a te toccare raccogliere frasche cad_ute accendere un gran falò ,.._ e poi come bambini furibondi per fare un girotondo e prenderci le mani e dire libertà in strofe senza fine e melodie gioconde dio mio come si fa a dire libertà così affezionato mio caro come alla luce del giorno come ad un cappuccino non gustato da anni vorrei come tu vorresti tralasciare tutte le buone maniere togliere il cotone la seta la lana per apprezzare come tu vuoi la parola non è servita per farsi capire la mancanza di un sorriso neppure un poco di tensione visiva ma troppa gente vogliosa ed il riconoscimento che a volte si paga un po' troppo per giocare ma noi poveri figli di operai · noi che vogliamo giocare come cani past ri rotolarci tra la rugiada rincorrerci tra erbe bagnate . salutando primule e viole \ ma che volete la primavera ritorna uno si stira si sente le ossa che scricchiola o e squilli tra le vene mio caro fratello pastore dove cazzo sarai mai andato a finire più lontano che mai anche se le nostre tane sono nella nostra contea. -o ec 47 Quella del Parco Lambro è stata una delle pagine più infelici del giornalismo di costume italiano. A volte anche professio– nisti dignitosi, sono caduti nel raptus scandalistico e sensa– zionalistico tipo "È la fine del pop"... e Valcarenghi colto da raptus improvviso si gettò nel Lambro. Fatta eccezione di casi rarissimi come l'Espresso, anche la pubblicistica di si– nistra si è trastullata con luoghi comuni e insinuazioni una volta tipiche del giornalismo di destra. Quello che ripr_odu– ciamo qui è un esempio ma potevano essere tanti. Lanfranco Vaccari (dell'Europeo 16 luglio 1976) Si affitta uno spazio, si mette in piedi un palco, si ingaggiano complessi e solisti in base alle regole del gioco fissate dalle case discografiche, si appaltano con sistemi da basso impe– ro democristiano i servizi (bibite e panini), si segue lo stesso metodo per le bancarelle che espongono pessima mercan– zia, e tutta uguale (è l'industrializzazione dell'artigianato '/al– ternativo"), si sbarra l'ingresso per riscuotere un adeguato pedaggio, si sceglie un'etichetta, che per l'occasione è stata quella di "festa del proletariato giovanile", si recinta il tutto: ed ecco che anche l'emarginazione dei giovani, una con– traddizione potenzialmente esplosiva del sistema, diventa in prodotto di consumo. I luoghi comuni, le costanti oleografiche della "rivoluzione", ci sono tutti: dai corsi di yoga a quelli di respirazione psicofi– s'ica, dalla mistica orientaleggiante alla riappropriazione del corpo. Ha fatto la sua apparizione anche un fantasma degli anni '60, Jerry Rubin, per ripetere stancamente parole d'or– dine che ormai sono vuoto spinto: «costruire un mondo alter– nativo, valori alternativi», «cambiare qui, adesso e subito, non solo la politica, ma la nostra vita». Sono passati vent'an– ni, ormai Ginssberg e Kerouac sono diventati classici da col– lane economiche e siamo ancora qui, che sfinimento. «L'Ordine» quotidiano cattolico di Como ... «Se la donna vuole "gestirsi" rinnegando la virtù della ca– stità e illudendosi sulla forza della sessualità, ha sbagliato tutti i conti; e non interessa la legge o la convinzione partico– lare di una religione, bensì il fatto che per difendere un valo– re spirituale ci vuole virtù, mentre per esaltare un aspetto animale non è necessario, e ci si deve rassegnare ai rappor– ti di forza. Il rapporto di diritto è fittizio: chi è causa del suo mal pianga se stesso». -. ' ... "La donna è impudica, scollacciata, ostentatamente esi– bizionista: vuole dire che punta a stuzzicare gli uomini. Be– ne: perché si lamenta che gli uomini conducano il gioco sen– za bisogno neppure di barare?». ' ... «Queste saccenti, petulanti, invadenti, indecenti nel por– gere e nel parlare, perché si lamentano se vengono trattate con una volgari!$ che è tutta animale? Se riducono la vita a un gioco e i rapporti a uno scherzo senza importanz:. ;, irri– dono alla verginità è alla decenza, si servano pure ma <l"' dicano di essere vittime. E soprattutto non pretenda, , combattiamo battaglie per il femminismo laicisl". ', .. , tate, peggio separate, conviventi per puntiglio, ' mnn so, e in Parlamento ne faranno di più. Scfu 'n a gradini: quanti?». ;
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