RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976
IL PROLETARIATO GIOVANI– LE È GIÀ VECCHIO? Finalmente i giornali, borghesi e non, sono riusciti a decretare la fine delle feste del proletaria– to giovanile, organizzate al Par– co Lambro da Re Nudo, ognuno con toni e mezzi diversi. Sui fiu– mi di parole scritte, una cosa li unificava, e cioé il festival è an– dato male perché non·era orga– nizzato bene (prezzi alti, servi– zio d'ordine inefficiente, scar– sità di dibattiti politici, palco A e B, mancanza di legami con le realtà esterne, ecc.) e giù ac– cuse a non finire a Valkarenghi e agli autonomi (è molto grati– ficante trovare dei capri espia– tori e non rendersi conto che le contraddizioni sono dentro in ognuno di noi). Purtroppo si continua anche al– l'interno della nuova s;nistra (?) ad avere (a solita miopia analiti– ca. D. P. accusa L. C., L. C. accusa gli autonomi, gli auto– nomi accusano L. C. e Re Nu– do, e giù con le solite filastroc– che, organizzazione contro or– ganizzazione. Ognuno coltiva il proprio orti– cello, senza rendersi conto che la mancanza d'acqua rischia di inaridire la terra e non fàr cre– scere il raccolto. Ho avuto "la fortuna" di parte– cipare a tutti i festival di Re Nu– do, da Zerbo al Parco Lambro, ed ho notato una certa evolu– zione, all'inizio ci andavo perché rappresentavano per me dei momenti di vita "alter– nativa", o meglio riuscivo a la– sciar a casa i miei casini e mi recavo a queste feste con la massima disponibilità per af– frontare discorsi nuovi, diversi ecc. e tutto andava O. K. Col tempo il festival non rappre– sentava più un momento di no– vità, ma mi accorgevo che i miei casini e nello specifico la mia omosessualità, non ero più disposto a lasciarla all'esterno, ma portarla all'interno del festi– val come momento di confron– to/scontro con tutti i compagni. L'anno scorso ci fu violenza nei nostri confronti e nei confronti delle donne ed insieme deci– demmo .di fare una manifesta- zione di protesta all'interno del Parco Lambro. Quest'anno puntualmente il ri– tuale si ripete contro di noi e le femministe (già avevamo avuto modo di avere un anticipo 20 giorni prima a Parma ad una fe– sta di quartiere degenerata con calci, spintoni, pizzicotti contro di noi e le femministe) ormai il gioco si è standardizzato, mi sembra di assistere ad un film che ho già visto e del quale co– nosco la fine. Perché ~utto que– sto? Certo che le carenze organiz– zative hanno un loro peso, ma sono convinto che il problema reale e centrale sta nelle pro– blematiche del personale. Per– sonale che continua a rimanere prassi e bagaglio dei movimenti di liberazione (femministe e omosessuali), ma che viene as– solutamente affrontato dalla maggioranza dei compagni e dalle organizzazioni della Nuo– va Sinistra (già vecchia?). Il problema specifico della ses– sualità nel suo complesso rima– ne tabù che ognuno cerca di ri– solvere in una maniera indivi– dualistica e quindi con tutto ciò che ha interiorizzato, valori o comportamenti normaloidi e borghesi. Alcuni fatti significativi: le don– ne che andavano a pisciare .e a cagare erano seguite di nasco– sto dai maschietti; una sera sul– la collinetta c'erano più di 500 individui che urlavano «voglia– mo la figa»; due di noi alla sera sono stati picchiati; sempre a due di noi che cercavano ospi– talità in una tenda mentre stava piovendo a dirotto si sono senti– ti rispondere che potevano ri– m~nere se avessero fatto dei po/npini; e via di ·questo passo. Ce 1 to che il non riuscire a sco– pare è un problema reale ma non lo si risolve con la violenza maschilista e distruttiva, ma con la messa in discussione di tutta una serie di cose che/le femministe e gli omosessuali hanno individuato e analizzato nella speranza che qualcosa di nuovo esca, si rafforzi e diventi bagaglio e prassi in ognuno di noi (rapporto col proprio corpo e con gli altri, autocoscienza, analizzare la sessualità, le di– namiche di gruppo e interper– sonali). Il maschio ha sempre avuto ed ha i suoi privilegi, e nel momen– to in cui si accorge che questi privilegi iniziano a venir meno grazie alle lotte che· portano avanti soprattutto le donne, av– verte che il suo potere vacilla e quindi si difende da coloro che hanno iniziato a metterlo seria– mente in discussione con l'uni– co mezzo che ha: la violenza. Le problematiche del personale non si possono affrontare alme– no per oggi davanti a centomila persone, ma è molto più utile e proficuo affrontarle e analizzar– le in piccoli gruppi. Due cose m'interessa comunicare a colo– ro (maschi) che sentono di vi– vere delle forti contraddizioni derivanti dal loro ruolo di pote– re; primo legger tutto ciò che viene prodotto a livello teorico dai movimenti di liberazione, e .secondo prendere contatti di ti– po personale se possibile, con le persone che portano avanti un discorso di liberazione (don– ne e omosessuali), per un con– fronto/scontro cl')e non sia ba– sato sulla violenza ma sulla massima disponibilità per ca– pirci meglio e per modificarci. Due parole anche ai gruppi au– tonomi e non, proprio in questi giorni stavo rileggendo ciò che avevamo scritto già un anno fa per i fatti del Parco Lambro sul n° 35 di Re Nudo ma che è di attualità anche oggi: «La sini– stra paga il giudizio e la posizio– ne politica espressa fino ad og- 29 gi e anche il punto di partenza dal quale può scaturire la possi– bilità per il movimento operaio di raccogliere i contributi, origi– nali e fondamentali che emer– gono dalle lotte e dall'analisi dei movimenti di liberazione e degli altri aspetti della nuova compo– sizione del movimento. E qui, cari compagni, bisogna decide– re, o queste cose c'entrano col Movimento o non c'entrano af– fatto. O noi siamo semplice– mente il prodotto della fase avanzata della decadenza bor– ghese e quindi, inconciliabili con la "lotta di classe", oppure siamo il campanello d'allarme che rivela come l'ideologia bor– ghese genera valori, norme e comportamenti anche dei com– pagni, giocando sulla distribu– zione relativamente gratificante di privilegi. E che, per quanto ri– guarda la questione omoses– suale non è· tanto il dibattito teorico che farà piazza pulita della falsa coscienza, quanto e solo indagando il proprio rifiuto nel confronto degli omosessuali e della propria omosessualità. È questione cioé non d'informa~ zione, ma di assumere posizio– ne politica a partire dagli aspet– ti "della questione", che diret– tamente ci riguardano. Evadere il problema è ciò che la Sinistra ha fatto fino ad ora. L'episodio del Parco Lambro, è l'ennesima conferma del prezzo politico che sta pagando. Se quèsto è il punto bisogna che il Movimento faccia r conti non· solo con i contenuti emersi ma anche con la prassi politica, che ha con– sentito ai movimenti di libe– razione di raggiungerli. Un di– scorso particolare va rivolto a
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