RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976
un muro che magari viene co– struito anche da quelli che il Festival l'hanno organizzato, anche da tutta una serie di cose che si stanno verificando, e da tutta una serie di strutture che all'interno di questo Festival esistono. Ora abbiamo allora questa possibilità, di decidere noi come andrà avanti il Festi– val. E credo che questa sia la cosa più positiva che si sia veri– ficata in questo Festival: pos– siamo parlare, discutere deci– dere, noi tutti. E la segreteria organizzativa, che magari un po' di colpe ne avrà, indubbia– mente, dovrà sottostare alle no– stre decisioni, e soprattutto dovrà confrontarsi con le nostre decisioni, cigè con quello che noi diremo. Nell'altro palco tutti si diceva che questo Festival è una caga– ta, non va bene, cosi non si può andare avanti. Tutti si diceva che questo Festival non è il Fe– stival del proletariato giovanile: manca la comunicazione, la musica è di un certo tipo, la ge– stione della musica non era no– stra, i prezzi erano di un certo tipo. Quindi tutti erano d'accor– do sul fatto che il Festival non andasse bene, ma tutti erano anche {l'accordo sul fatto di cambiare questa cosa, questo andazzo. Ora: il gestire noi di– rettamente il Festival passa an– che attraverso la critica di quel– lo che abbiamo fatto in questi due giorni. Passa attraverso la critica di quello che è succes– so, da parte dei compagni che hanno fatto gli espropri, da par– te della segreteria organizzati– va, da parte di tutti quei compa– gni che ad un dibattito serio sul– la musica, sullo stare assieme e divertirsi, sull'organizzazione, sul lottare, su tutte queste cose ancora non hanno parlato. Quindi, su tutte queste critiche il dibattito è completamente aperto. Non ci sono delle pro– poste precise, per ora, ed è an– che assurdo farne. Credo che sia importante andare avanti, anche fermare la musica, cre– do che sia molto più importante parlare, discutere, andare avanti, sentirci fra di noi. Abbia– mo ballato, abbiamo ascoltato la musica, ora prima di andare avanti, per andare avanti, molto meglio di come si è fatto, è me– glio fermarsi, affrontare tutti quei problemi, guardarsi negli occhi una volta, una volta tanto e cominciare a parlare fra di noi. Tirare fuori i problemi, le contraddizioni, le cose che sen– tiamo, che viviamo. I compagni che debbono parlare salgano qui sul palco e uno per volta parleremo tutti.» 5 «Vorrei ripetere le cose che avevo detto al palco due, all'al– tra assemblea. Tanto per co– minciare, da come ho vissuto io il Festival, soprattutto le cose accadute ieri, si vede come chi ha organizzato questo Festival non ha realmente tenuto conto di tutta una serie di esigenze che la gente qui in realtà prova– va. Che andava dal fatto di sta– re assieme, al fatto di mangia– re, alla posizione degli omoses– suali e delle donne. Qui si sta male, perché come minimo bi– sogna spendere duemila lire al giorno per mangiare, si sta ma– le perché non si riesce a comu– nicare fra di noi. E poi si sta male perché non ci è stata fatta alcuna proposta di organizzarci noi, di organizzare noi la nostra vita all'interno del Festival, e magari anche al di fuori del Fe– stival, ·come proposta ulteriore del proletariato giovanile, mila– nese e nazionale. Volevo fare dellel proposte: confrontandoci con a segreteria, con le reali possipilità organizzative che esist9no qua, dare la possibilità alla gente di organizzarsi per avere la maniera di mangiare, soprattutto per chi è rimasto senza soldi, senza dover spen– dere cifre impossibili. Già qui all'interno dei festival si posso– no fare delle proposte di vita che poi possono essere portate al di fuori del festival. L'organizzazione del proletaria– to giov ... l'organizzazione auto– noma del proletariato giovanile è una proposta che non è valida soltanto all'interno del Festival, non sono quattro giorni di bal– doria, come hanno sostenuto i giornali borghesi ma è una pro– posta che deve valere .per i giorni a venire, per gli anni a venire. Comunque, le proposte qui, per il momento. Siccome qui nel Festival ci sono tutta una serie di esigenze organiz– zative, dal fatto di pulire il pra– to, di pulire tutto il Parco Lam– bro, perché qui è un'immondez– zaio. Allora, la gente che ha bi– sogno di farsi i soldi per man– giare, lavorerà, potrebbe lavo– rare per l'organizzazione del Festival, e per questo minimo lavoro. venire pagata in buoni per mangiare. È una propo– sta ... » 6 «Compagni, qui il "Corriere del– la Sera" ci ha accusato, sicco– me dice che facciamo bolge fra di noi, che non sappiamo pro– porre una società diversa, che non sappiamo cosa vogliamo. Bene, noi dobbiamo dimostrare da adesso, da oggi, che questo Parco Lambro ce lo gestiamo, e a me questa proposta che è stata fatta, del cazzo, non mi va bene. Perché? Perché se qui uno vuol mangiare, se uno non vuole mettersi a lavorare, non mangia. Quello che lavora di più mangia tanta bistecca, quello che lavora di meno, mangia meno. Che cazzo di di– scorso è? Il problema, secondo me, è quello di analizzare quel– lo che è accaduto in questi due giorni. Fare l'analisi dell'espro– prio del carrozzone della Motta, che è invece risultato essere quello di Re Nudo, mi dicono - se non è vero vogliamo una smentita ufficiale, che il giorno prima vendeva il pollo a 1000 li- 11 re, con quattro patatine ed un panino, che è già carissimo. Il giorno dopo, visto che ci poteva sfruttare, ce lo vendeva a mille e cinquecento lire, cazzo! I! E queste cose vanno dette, da qui dobbiamo partire!!! E non dire che la Motta fa cazzate, ma so– no dei compagni, e fare l'auto– critica tutti assieme, avere il coraggio di dirci questa roba. lo credo che dobbiamo gestire tutti assieme questo Festival. Non dobbiamo dire: questo la– vora, lo paghiamo, questo non lavora, non lo paghiamo. La pu– lizia deve essere di tutti. Solo perché non ho i soldi, devo es– sere incaricato di raccogliere le lattine che tu puoi buttare via perché hai i soldi! Ma questa è una cazzata! Per cui la propo– sta che faccio io è questa: im– pegnarci da subito a incaricarci a tenere sempre pulito ecc. E rispetto a quello che dicono le organizzazioni, che devono guadagnare rispetto a quello che vendono, ciò che è stato detto ieri sera al banco dell' Au– tonomia Operaia e agli altri banchetti è questo: è stato de– ciso di organizzare il festival, e di gestirlo assieme. Benissimo. Allora il problema è questo: noi non dobbiamo essere costretti, perché vogliamo mangiare, a fi– nanziare le organizzazioni. Le sovvenzioni le facciamo quan– do le vogliamo fare, dove levo– gliamo fare e come le vogliamo fare, con i soldi che abbiamo, perché se non abbiamo i soldi per fare la sovvenzione a que– sto punto vuol dire che non pos– siamo più comprare il panino, o la birra. E poi bisogna che sia chiaro che le decisioni dell'as– semblea sono vincolanti. E non come ieri, che avevamo deciso che la birra costasse. trecento lire, e poi alla sera la vendeva– no ancora a trecentocinquanta lire! Allora, facciamo le assem– blee per cosa??? La proposta che faccio io è che la roba da mangiare, la roba da bere sia a W~OHAN... UCH!
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