RE NUDO - Anno VII - n. 43 - luglio 1976
16 hegeliana. Meglio scrivere, al– lora, poesie, o «enciclopedie». Radicalità non è inventare in– surrezioni, e partiti per l'insur– rezione, né lanciare «ultima– tum» in titoli cibali corpo 515. Robin Hood, il vendicatore, è morto: pace per sempre all'ani– ma sua. Radicalità più realismo uguale essere avanti al massimo ma dentro la materialità delle cose romantico antiborghese? Oc– correrà esibire documentazio– ne, ma di compagni e fratelli ce ne sono anche oltre i confini dell'illuminismo - positivismo progressista. Anche in ciò che abbiamo regalato agli altri sotto la rubrica «irrazionalismo». Provare per credere! Ma con l'occhio, e l'orecchio, alla verità della differenza; e la penna su fogli di re-impostazione. e di noi stessi {corpo e anima). ---.......,-....- ...... - Se poi tra «alleati» si è - anche, e, nel caso donne, soprattutto - separati, non è poi così terro– rizzante. 1O,100, 1000 Vietnam possono benissimo essere in luoghi diversi: geograficamen- IDMìlllDF'•~ te, corporalmente e psichica– mente. Ma per accettarlo, cer- . to, bisogna avere qualcosa da fare «in proprio». Altrimenti sta– remo lì una vita a chiedere la «massima unità». Ci dà fastidio che altri/e abbiano da fare e noi no, oppure abbiano da fare co– se diverse dalle nostre, e/o che intralciano le nostre. Si diventa subito partitici (politicamente e/o coppiescamente). E verso «l'infinito» o verso «la vulva ma– terna» non ci lasceremo scap– pare certo nemmeno un pen– sierino. Ci basterà la Ragione; di sinistra, certamente: ricom– posizione subito e. iiber alles. Con articoli o con militanze ra– gionevolissimevolmente «par– terni». «Scimmie umane cadute dalla vulva materna, la pallida ragione ci cela l'infini– to!» {Rimbaud) Sarò irrazionalista ma a me Rimbaud piace, mi convince e mi pone dei problemi con un nome e un cognome precisi: voglia di identità e di comunis– mo. 11 che vuol dire che la natura c'entra; che il comunismo co– me panacea dei mali non esiste se non come «oppio degli indivi– dui» {e solo al futuro: come il paradiso); ché l'inconscio ha più che diritto di parola. «L'ori– gine della proprietà privata» è da riscrivere dopo aver letto "Totem e Tabù"». E così la sto– ria e la realtà del denaro, del la– voro, del salario ... E, seconda– riamente, vuol dire anche che c'è tutta una tradizione {nostra) di lotta di scoprire anche al di là dei muscolosi operai da oleo– grafia. Non solo sotto la rubrica «utopia sociale» ma anche sotto la rubrica individualità {non in– dividualismo; non necessaria– mente!) o sotto la rubrica criti– ca dei ruoli, del cristianesimo, della famiglia. Perché ad es. non andare a rileggere - usare ciò che di anticristiano {cioè per il corpo e contro il sacrifi– cio) è stato scritto e fatto, o di IL GENERICO DI MARX Sono passati 100 anni da quan– do Marx viveva e scriveva. Si è pure celebrato il centenario dell'uscita del primo li_bro del Capitale. Eppure, dopo 100 anni, in Marx troviamo una forza di radicalità che non ha equivalenti {nono– stante gli ovvi e ·non ovvi limiti che può presentare). Eppure Marx non può oggi risul- · tare esaustivo dei bisogni glo– bali. In lui, ad es. ed ovviamente, manca una teoria della sessua– lità - e oggi sappiamo che non è poco, ma forse quasi tutto. In lui, e soprattutto in Engels, a volte affiora un positivismo in– congruo con la loro radicalità ... In lui, infine, lo spazio di libera– zione radicale è definito solo da cordinate generalissime che quando si specificano hanno accenti «economici» e quando rimangono solo generali sono anche - per oggi - generi– che ... Ma: c'è in Marx un'analisi della forma salariale della vita che non è rimovibile, pena la caduta nell'ideologia e nel sentire hippo-psichedelico. Il salario c'è, e sarà da togliere con un atto di coscienza storica collet– tiva. Non si può far finta che non si sia. Ma: scavando ·nell'edificio im– ponente delle sue opere, Marx riman~. ancor oggi, una radica– le proposta di liberazione del– l'indi;uo. Non perché ci sia quale/_ citazione •libertaria• da scovare per mostrare per mostrare che è «dei nostri» fino in fondo, ma, al contrario, perché leggendo complessiva– mente e secondo una prospetti– va sistematica la sua opera ne emerge: - l'idea comunista di uomo on– nilaterale {nella mente e nel corpo), - la prospettiva: della fine del- 1 ·inconscio storico; della libera autoproduzione di se stessi e delle proprie forme di relazione, - inoltre: la profonda unità di fi– losofia e economia che per rag– giungere questo risultato è ne– ces~aria; di antropologia e sto– ria; di teoria del salario e teoria della sensibilità; di teoria del fe– ticismo delle merci e della na– tura; di analisi del mercato mondiale e di analisi dei bisogni ecc. ecc. - E infine: la necessità della soppressione e della scompar– sa di"!:j'uelle forme di coscienza «comuni a tutte le epoche» che hanno senso solo nella differen– za e distanza tra personale e sociale, privato e politico, indi– viduo e meccanismo sociale, bisogno e salario: e cioè: dirit– to, morale, famiglia, lavoro, stato, filosofia ecc. {Manifesto) Marx non ha mai voluto parlare dell'osteria dell'avvenire» {Ma– nifesto), ma ha sempre parlato dell'assolutamente altro che è il comunismo; cioè, storia contro pre-istoria; libertà contro ne– cessità; libera attività consape– vole contro lavoro; produzione della forma di relazione al posto del meccanismo e dèll'incon– scio sociale. Suila base di: abo– lizione delle ·merci e del denaro; della divisione coatta del lavo– ro; del salario; del profitto; del valore di scambio; dello stato. E ha postulato un obiettivo: l'uomo che si misura sui propri bisogni e non sulle proprie pre– stazioni. Non è il giovane e immaturo K. Marx, ma il Marx che sa tutto di salario e plusvalore quello che scrive - a proposito del comu– nismo: «l'uomo non si riproduce in una dimensione determinata, ma produce la propria totalità ... non cerca di rimanere qualcosa di divenuto, ma è nel movimen– to assoluto del divenire.» E ag– giunge che questa «totalità del– lo sviluppo, cioè dello sviluppo di tutte le forze umane i.nquan– to tali, non misurato su un me– tro dato» è «fine a se stessa». E non è nel 1873 che scrive che il socialismo è ancora «diritto borghese»? Poi, com'è noto: «secondo i bisogni!» Appunto: sono passati 100 an– ni ... Senza dimenticare Marx e sala- rio, non possiamo però rimane– re a Marx e salario. L'altro, che è il comunismo, oggi può avere - ha ricevuto - un volto meno generico. Si può certo per que– sto utilizzare finalmente anche il Marx che parla dell'uomo an– che come essere naturale; che parla di sensibilità {sviluppo dei 5 sensi anche come forma di dipendenza dalla natura e dagli altri, cioè come anche «patire», passione, ricettività; ecc ... Si può cioè certamente non limita– re Marx a teorico dell'attività pratica, della lotta con la natu– ra, della sfera economico– politica {o del Progresso, come qualcuno ha fatto). Trovare tut– ta la sua ricchezza. Ma: un di– scorso non generico, cioè spe– cifico, sull'inconscio in Marx non c'è, e non sarà certo un ca– so; un discorso specifico sulla soggettività sessuale non c'è, e non lo sostituiscono le pagine storiche sulla vittoria del ma– schio sulla donna; così come non c'è un discorso sul deside– rio e l'immaginario che ce ne tiene lontano {dalla soggettività sessuale .. .> Per es. E oggi, o si sfondano {a colpi di testate e di destrutturazioni soggettive e collettive) questi muri, o la realtà pre-comunista sarà la nostra realtà eterna, il nostro destino naturale naturalmente accettato. E per sfondare il mu– ro occorre «autonomia», cioè sviluppo radicale di ogni forma di bisogno e di desiderio ... L'u– nità, forse, non definisce più il nostro problema ed è giusta– mente il titolo di un giornale pa– leocomunista e neoborghese. Appunto: sono passati 100 an– ni ... Cominciamo per lo meno a fare un elenco preciso di richieste radicali ormai esistenti sotto la rubrica «al di là del mondo del salario e del mondo della disi– dentità»; e a interrogarci reali– sticamente sul come abolire la geometria, materiale e affetti– va, del parallelismo euclideo. Concedendoci tutta l'autonomia e la libertà che occorre; reali– stica·mente individuando chi svolge i compiti e senza voler sostituire al PCI un nostro mi– glior lavoro riformista. Si tratta in fondo di non sperare in una panacea, ma di comin– ciare ad avere una storia pro– pria, specifica e personale: co– me diceva Marx, al di la della pre-istoria; come diceva Rim– braud: per trovare la verità «in un anima e in un corpo». Pro marx ma soprattutto pro nobis: basta con gli specchi! Pierino il Rosso
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