RE NUDO - Anno VII - n. 43 - luglio 1976

za lavoro - anche la crisi, non riesce e non riuscirà a ricreare uno stabile assetto politico, so– ciale, personale. Le persone che il suo salario svalorizzato e i suoi prezzi inflazionati riprodu– cono non sono più le .stesse della crisi di 1O anni fa o di 20 anni fa. Detto questo, quanto ad altre previsioni ravvicinate, non cir– colano molte analisi chiarifica– trici. Ma: in, tendenza: si muo– vono cose grosse e la talpa non è che ha smesso di scavare. Anzi la coscienza potrebbe riapparire per la prima volta in forme definitivamente nuove e 15 co:i tutti gli obiettivi mass1m1 Occorre spalancare gli occhi - che ormai sono richiesti perché e le orecchie - per vedere se la si abbia un reale scontro politi- coscienza non passa anche e/o co per la distruzione dello stato soprattutto altrove. Per non do– e la scoperta dell'identità, co- vere fra 5 o 1O anni riflettere su me, appunto, scriveva Marx. come le cose erano «più avanti» Ma i tempi non sono brevi; non e/o più nel «profondo». possiamo vivere nell'angoscia E molto avanti e molto «profen– organizzativa e disciplinare. de» devono essere e dovranno andare se è vero che ormai è visibile, palbabile, toccabile con mano il totale parallelismo che definisce il rapporto tra mondo politico/partitico/sinda– cale ufficiale da una parte e realtà sociale dall'altra; tra pro– ponimenti di riforme e buon funzionamento amministrativo, da una parte, e violenza reale della vita quotidiana e «delin– quenza», dall'altra; tra l'imma– gine del buon cittadino e i nostri bisogni; ,tra ragione e in– conscio-desiderio. Non ci sono più mediazioni pos– sibili, nonostante i 15 e i 20 giu– gno. Il parallelismo è tenden– zialmente totale. L'impermeabi– lità tra «politica,, e contraddizio– ni anche. In definitiva, oggi solo discorsi molto radicali possono riguar– dare il reale. Occorre modifica– re la geometria politica. La vec– chia geometria euclidea, in cui le rette parallele non si toccano mai, ha postò all'ordine del giorno un discorso su: comu– nismo o barbarie. Noi dobbia– mo esser dalla parte delle geo– metrie non euclidee dove alme– no una (e forse molte, e forse infinite) rette intersecano la lo– ro parallela. Ma occorre che lo spazio abbia una curvatura (ra– dicale). Quella che le ha im– presso Marx, ma anche Fou– rier, anche Freud e Reich e Marcuse e Cooper - per stare ai «nomi» - ... che pensavano il reale o facevano l'utopia del reale. Dietro i «nomi» oggi ci sono classe, movimenti, sessi, età, corpi: finalmente anche corpi. Programma: RR: una erre sta per radicalità. L'altra deve stare per realismo. Non è possibile andare avanti a colpi di delusio– ne. I «reduci» del '68 servono solo al PCI, che ci siano entrati o no. Disillusione, caso mai: è profondamente diverso! L'inizio è stato ingenuo e/o anche sba– gliato: ma è stato un inizio e tante cose sono proprio giuste e vere e sacrosante! La «spoliti– cizzazione» non è giustificata. E tanto meno quella forma di «spoliticizzazione» che è l'e– stremismo irrealistico: soli con– tro tutti per darsi un'identità, magari «superleninista». Con una CO (classe operaia) tutta «di testa» e riinventata di volta in volta a uso e consumo della propria regione fantasmatico-

RkJQdWJsaXNoZXIy