RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

30 Raniero Panzieri, Lotte operaie nello sviluppo capitalistico (Ei– naudi) L. 2000 Sono raccolti in questo volu– metto i saggi che Raniero Pan– zieri scrisse sui Quaderni Ros– si. I lettori di Re Nudo non sono obbligati a sapere chi è Panzieri (morto nel 1964) ma chi non lo sa ancora è bene che s'informi. infatti gli anni '50-'60 in Italia non sono stati soltanto gli anni del rock e delle bale~e. dove i primi ribelli cominciavano a maneggiare · coltelli (perlopiù innocui) e pettini tascabili (pe– ricolosissimi se usati a capello non unto di brillantina). Sono stati anche gli anni della cresci– ta di una nuova stagione di lotte operaie, çrescita all'inizio silen– ziosa che in un grave distacco dal "politico" tutto apparente– mente assorbito nelle·grandi or– ganizzazioni tradizionali, fu os– servata da alcuni pochi quasi "in laboratorio". Furono anche gli anni della crisi dello stalinis– mo e quindi della rimeditazione teorica e pratica di tutta l'impo– stazione tattica e strategica della sinistra storica. Raniero Panzieri anche se non è mai fi– nito sui poster, è stato un prota– gonista, forse il maggiore, di questa nuova capacità di osser– vare, di "vedere la classe", co– me nella rifondazione del mar– xismo italiano. La discussione su Marx, ad esempio, verteva allora su pochi testi (veramente pochi) che illuminavano oltre– tutto solo per sintesi il problema delle "forze produttive". Panze– ri propose una rilettura di questi stessi testi attraverso l'indagine del Marx del Capitale e dei Grundrisse. Il tentativo di fondo era di riportare sul terreno del-· l'analisi concreta del rapporto di produzione il dibattito teori– co, e questo tentativo non fu svolto isolatamente dato che Panzieri (caso pressoché unico in Italia) seppe "allevare" di– ciamo cosi, tutta una scuola di giovani ricercatori marxisti. Tra questi giovani non erano tutti delle cime, è bene dirlo, anzi sarebbe anche giunto il mo– mento di dissolvere un po' il mi– to "Quaderni rossi" (la rivista che coagulò il materiale di que– sta ricerca nuova) e cercare di discernere tra i collaboratori quelli che poi dettero un contri– buto effettivamente nuovo e quelli che invece si fecero belli dell'etichetta e ne usarono per piccoli insediamenti in piccole cattedre universitarie o come "autorizzazione a vita" a scri– vere qualsiasi cazzata passas– se loro per la mente su qualsia– si rivista di sinistra mettesse lo– ro a disposizione delle pagine. Soprattutto dopo il '68 questi piccoli "guru" panzieriani, con l'aureola dei predecessori nob.ili invasero i controcorsi universi– tari• facendo diventare quella che in Panzieri era rigorosa ri– cerca, un linguaggio di poco senso, e quindi giù, a proposito e sproposito, con "proletarizza– zione", "piano del Capitale", "Inchiesta operaia", "autono– mia", "lavoro vivo, morto, mori– bondo eccetera". Questa rac– colta dell'Einaudi quindi si rac– comanda caldamente a chiun– que voglia riacquisire il senso di un filo d'indagine estremamente importante per capire e non per straparlare, (ché di grilli ce n'è abbastanza). Come unica indi– cazione critica direi che rivista oggi, l'analisi di Panzieri si può dire si sia fermata alla soglia di due temi parecchio spinosi che costituiscono la nostra attualità: 1) il tema del feticismo, e 2) il tema del 'sociale' come luogo della produzione. Entrambi questi temi (che rima– sero un po' fuori dall'ottica di Panzieri) vanno a racchiudere la questione del "personale– politico" nel contesto di una ri– presa di Marx ormai ai ·limiti della rottura con quell'orizzonte teorico. Non a caso aprivo con quella osservazione sugli anni del rock, non come battuta "di colore", ma come rilevazione di una "distanza" da colmare tra quello che era il comportamen– to di fabbrica dei giovani operai (che Panzieri più volte rimarca– va) e quello che era il loro es– sere sociale, il loro vissuto– merce (che a Panzieri interes– sava meno non senza danni per il complesso della sua analisi). Boris Sàvinkov, Cavallo Pallido / Cavallo nero (Feltrinelfi) L. 3000 ideologia pura: "mi batto per la Russia". La sua avversione al mar– xismo prima ancora che ideologi– camente motivata, ha un fondo specificamente nazionalistico. Do– po la Rivoluzione ad esempio, Sa– vinkov cammina per le vie di Mo– scà: "Qggi - scrive - non ritrovo la Mosca che amo. Oggi tutto mi è estraneo. Nelle piazze ci sono mo– numenti "ufficiali". Sulle insegne, parole offensive per l'orecchio rus– so. Il monumento a Marx. Dio mio, a Marx!. .." e altrove: «La Russia... Per lei, nostra madre, la nostra vita e il nostro virgineo amore". C'è da dire che questo tessuto teorico mistico-nazionalista fa capolino in Savinkov dopo la Rivoluzione, quando ormai il potere bolscevico è assestato, ed egli dopo aver ten– tato la via delle armate verdi (da contrapporre a bianchi e rossi) e l'inserimento tra i bianchi, vive nel– l'isolamento gli ultimi barlumi del terrorismo individuale. Prima che i giochi fossero fatti, la posizione ideologica di Savinkov è molto più negativa: non si parla nemmeno di Russia, solo di gratuità dell'uccide– re, di assenza di motivazioni reali, di cinismo ostentato e oggi un po' ridicolo (se non si fosse esitanti a ridere di fronte a fatti avvenuti real– Ottima idea questa della Feltrinelli mente e non romanzeschi): ci è in– che col solito naso sull'ultrasinistra somma difficile pensare ormai a ripesca questi romanzi di Savinkov uno che disinvoltamente ordina un ultrasinistre dell'epoca della Ri- una fucilazione, o brucia le cervel– voluzione, che sconfinò spesso la a una spia, e poi commenta den– nella destra. La fascetta gli fa forse tro di sé la vanità delle umane co– troppo onore definendolo il "terre- se, l'assenza delle giustizia divina rista che iniziò la rivoluzione contro eccetera eccetera. Anche qui se si Lenin", ma è più che altro fatta per vuole· siamo tra detriti e cascami vendere dato che "terrorismo" e Dostojevskiani, mistici, panrussi, "contro Lenin" è una accoppiata apocalittici che ci è veramente dif– che sta cominciando a vendere pa- ficile prendere sul serio (soprattut– recchio. Veniamo al merito: Savin- tose avete visto Amore e Guerra di kov era terrorista si, ma non anar- Woody Allen). Eppure sul serio bi– chico tantevvero .che lui stesso sogna prenderli e pensare a un fat– ama prendere distanza dall'anar- to tutt'altro che marginale:.l'ideolo– chia nel primo del due romanzi: gia del terrorista Savinkov ci è mol– non è per l'ideale anarchico che si to lontana, ma il suo fondamento batte Savinkov, il suo "luogo" è il scettico e all'origine anti– vuoto ideologico, il nulla, il sapere ideologico no. Cosi anche la tecni– di non sapere perché si combatte. ca degli attentati ci è lontana, im– Questo vuoto ideologico è poi praticabile oggi. eppure il suo fon– riempito (quando è riempito) da (segue pag. 50)

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