RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

20 IL DOTT. ANSIOLIN ~ E IL VERBO FARE Visto Il successo del mio PDUP (Piccolo Dizlonarietto ad Uso Popolare) 'tomo a vòi con una nuqva "voce". Stavolta con il verbo FARE Non so se ci avete fatta caso, ma il verbo "fare" ha avuto in qu~sti ultimi anni uno sviluppo pazzesco, ormai· lo si usa per dire lilP sacco di cos~ che prima si di8'1vano con altri verbi. Per esempio: farsi uno spinello (co– me dire: sono fatto). Oppure,· fare l'amore (come dire me la/– io sono fatta/o). Ammessi que– sti nuovi significati, la significa– zione totale .di "fare" diventa assai ambigua. Pensiamo a certe frasi: "bisogna farci la bocca"· (alluderà a deep– throat?), oppure "farsi il segno della croc<!t" (sado– masochismo mistico?) "farsi una biblioteca" (deviazione erotica di llbromane?) "fare l'arrosto" (a qualcuno piace caldo?). Eppure il significato centrale di "fare" resta: "ope– rare, agire, eseguire, produr– re". Ecco: "produrre". Allora. ri– proviamo all'inverso: fare l'a– more= p_rodurre l'amore ... Mmmmm:.: fare musica= pro– durrà musica ... fare un fillTI = - produrre un film ... fare un fi– glio = produrre un figlio... ec– cetera. Cosi è più chiaro. In francese per esempio fare mu– sica si dice Jouer de la musl– quit: Jt\uer cioè anche giocare. Meglio, si meglio. Allora: gio– chiamoci uno spi•nello, glo,chia– mo l'amore, giochiamo la musi- ca, giochiamo un figlio ... beh, giocare un figlio in effetti ... Poi l'Italia è il paese del Lotto e qui giocare si carica di un significa– to preciso: s'è giocato anche le mutande, ha perso tutto al gio– co, gioco di mano gioco da vil– lano. No, quest'ultimo è un altro gioco, ·magari allude alla ma– sturbazione? Forse anche glo– carP. sul velluto ... Oppure: le re– gole del gioco, o ancne a che gioco giochiamo? Il che vuol dire che ~ "gioco" è una cosa seria e molto perico– losa, che va capita, e che an– che facendo giocare ti pos~ono costringere a fare. Le ultime due frasi sono proprio caratteri– stiche di uno che sta giocando e lmprowisamente s'accorge che un altro fissa le regole. Quando cominci a fare (la mat– tina andando in fabbrica) e poi a giocare (tempo libero) e poi ti accorgi delle regole, allora vuol dire che probabilmente c'è qualcuno da fare fuori, che è una delle accezioni più belle de! verbo fare. Bye, ANSIOLIN ts,sn: AHCORO~I UHA C.~tfl TUl\11 CHE. Hl\ f\TTRf\VE:.RSI\TO <;E.è OLI ·o, E.VOLU~rONE.SE.NZII SUBIRE. f.At1BIF\ t'\E:.NTI. i.O SQIIMO. UNII CRE:I\TIJRfl FRE:DDP_-, St:NZA PIE-T~ (OH U~II Sll/1. ~-...,___~-_0ui(R c.1t.c.11 .. LO S9UAI.O- LO ~Qu"'-• ..,. .......... . «Nòn mi parli di asseemblearismo! lo sono stato uno dei più feroci nemici del 'maggio' francese, perché c'ero, a Parigi, e l'ho visto li-• nire in droga e donne. lo non accetto che la bandiera rossa sia de– gradata da simbolo rivoluzionario a pezzo di stoffa di cui si vede l'u– so e l'abuso per le vie di Milano. Ecco dove si arriva ad essere per– missivi sul piano morale, e non mettendo un limite fra libertà e anarchia, fra libertà e scandalo. (PAOLO GRASSI s.ul Corriere della Sera del 30-4-76) Dialogo tratto da «SVEGLIATEVI» ·un giornale «cattolico•. Padre: "L'altro giorno leggevo il giornale e ho notato che Mario Dritti è stato arrestato dalla polizia perché era in possesso di mari– juana". Figlio: "Scherzerai. Mario Dritti?''. Padre: "No, non sto scherzando. E nella tua classe, vero, Lucia?" Figlia: "Lo dicevo io che qualcosa non andava in lui! A volte si comporta in modo cosi strano, con gli occhi fissi nel vuoto". Padre: "Si fa molto uso di droga a scuola?" Figlia: "Oh, papà, moltissimi ragazzi usano marijuana e hascisc e chissà cos'altro". Madre: "Davvero? Puoi comprare la marijuana a scuola?" Figlia: "Certo!" Madre: "Dove?" Figlia: "Ma proprio davanti alla scuola". Figlio: "A volte i ragazzi si incontrano a mezzogiorno proprio nella toilette della scuola per comprare e vendere droga". Padre: "Allora, ditemi, vi hanno mai offerto della droga?" Figlia: "Oh, si, molte volte". Padre: "Allora, hai mai pensato di volerla provare solo una volta per vedere che effetto ti fa?" Figlia: "No, realmente no. Non ha senso neppure provarla, special– mente quando vedi l'effetto sui ragazzi che ne fanno uso. Vanno in giro che sembrano istupiditi e hanno un aspetto così trasandato". Padre: "E tu, Berto?" Figlio: "No, papà, neppure io ho mai desiderato provarla. Recente– mente, mentre ero nel laboratorio uno studente mi chiese se volevo della roba in polvere". Madre: "Era droga?" ___,,. Figlio: "Sì, è risaputo che questo ragazzo è uno spacciatore, e quando ho rifiutato, mi ha guardato e ha detto: «Che hai, sei un co– niglio?» Ho pensato fra me: Meglio essere un coniglio vivo che un drogato morto". PERCHÈ SI DEVE EVITARE LA DROGA Padre: "Be', sono contento di sentirlo. Ma sapete perché quest'uso della droga è errato?" Figlia: "Perché vogliamo piacere a Dio". Padre: "Giusto. Come cristiani vogliamo amare e servire Dio con 'tutta la nostra mente', come Gesù disse che avremmo dovuto fare. (Matt. 22:37) Ciò richiede una mente sana, e la Bibbia esorta i gio– vani a essere 'di mente sana'. (Tito 2:2-6) Il cristiano darebbe pro– va d'avere una mente sana se usasse la droga per evadere dalla realtà?" Figlio: "No". Padre: "E quindi vogliamo piacere a Dio ed evitare ciò che gli di– spiacerebbe. Sapevate che c'è una relazione fra l'uso della droga e. la pratica dello spiritismo, che Dio condanna? Ora, la parola greca usata nella Bibbia per "Pratica di spiritismo" o "stregoneria" signi– fica letteralmente "uso di droghe". L'uso di droghe nelle pratiche spiritiche accompagnava spesso gli appelli alle potenze occulte.

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