RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

16 il massimo ... ! Gaber. Alt un attimo. Non ho capito bene. lo vado a sentire Guccini. Il mio rapporto con Guccini è lui che canta in quel momento, è quello che lui mi dà in quel momento. Che poi lui sia un figlio di puttana, a me non me ne frega niente. 11 rapporto tra me e lui è di lui sul palcoscenico e di io che ascolto quello che lui ha da dire. Se lui i soldi che incassa li va a spendere a puttane o li da a lotta continua è un dato del tutto marginale. Mi potrà essere più o meno simpatico lui di persona, e quindi io essere più o meno suo amico. Ma il suo prodotto è quello che lui ~segue quando sta cantando. E qui che noi ci dobbiamo misurare, su quello che lui mi sta dando. Mi pare che il dato fondamentate di Guccini non è che è uno che fa il finanziamento del Partito, ma è uno che fa le canzoni. Altrimenti facciamo il processo alle intenzioni, e il prodotto, anche se è una merda, viene accettato perché lui è un compagno. Guccini. Mi sembra giusto. Però Gianfranco diceva anche un'altra cosa: tu, cantante X, ti fai un nome, un pubblico usando questa formula: io sono un compagno incazzato, canto delle canzoni di sinistra, ergo asco.ltatemi. E giustamente quando le compagne femministe dicono: vogliamo ., l'aborto libero e gratuito. A questo punto non si capisce perché i medici devono smettere di vivere perché devono fare gli aborti gratis. Dicevano dei compagni medici: è proprio giusta la battaglia dell'aborto libero e gratuito, - quindi si fa una battaglia politica perché lo Stato garantisca la gruiticità dell'aborto e quindi i medici PfSsano sopravvivere facendo I aborto gratuito. Idem la musica, che è diventata un bisogno sociale. Stasera Guccini deve cantare al Palalido a zero lire. E lo Stato faccia in modo che stasera Guccini possa venire. Quindi Gianfranco dice: beh, poi non bisogna lamentarsi allora se alla fine la gente ti smonta pezzo per pezzo, ti fa i conti in tasca. I pugni chiusi che si sprecano ... Gaber. Sì, però il problema non è che uno si «definisca», perché questo è il rischio che hanno corso un po' tutti. Perché ci si definisce tramite una parola (sono un compagno, un comunista) e non tramite le canzoni che si fanno! C'è gente che fa una tirata contro Fanfani o Montanelli nello spettacolo, tra una canzone e l'altra. A me sembra che questa gente dica: questo è il mio prodotto, ma . guardate che io sono un compagno. Cioè, c'è una definizione al di là del prodotto. Stefano. Poi c'è anche un altro casino: e cioè che uno non può andare a fare sul palcoscenico la critica al consumo dentro un sistema del consumo. Voglio dire che se vai su a dire: gente, io sono come voi, senza una lira come voi, con la sfiga come voi, no1Jè vero, capite? non è vero. IÒho dei problemi simili ai vostri, ora ve li canto, e poi vediamo quanto vi colpiscono. Ma deve rimanere chiaro che quello è un rapporto di merci. Ricordi. lo vorrei tornare un momento indietro a quel discorso del "Riprendiamoci la Musica", che secondo me è giusto. Ed è giusto come l'obbiettivo della musica per tutti è un obbiettivo giusto, perché nella misura in cui tu senti che è un bene necessario, bisogna muoversi per ottenerla. Guccini. A me questo mi andrebbe benissimo: io devo far sto lavoro per tutta la vita, e allora mi date uno stipendio, la mutua e la pensione. Ricordi. Sì, anche perché si arrivano poi a chiedere delle cose assurde, tipo vabbé guadagnare, però poco, in una forma decente. È come dire sì al profitto equo. Ma il profitto non è equo, per dio! 11 profitto è profitto. L'equo non esiste. Allora il discorso diventa l'abbattimento del profitto, e non un'.infantile fare i conti in tasca. Bisogna rendersi conto una volta per tutte che quello che facciamo, tutto quello che facciamo è merce, facciamo merci. Non illudiamoci sulle isole di comunismo. La legge che vige è quella della circolazione della merce, altrimenti non esiste il prodotto. Se Re Nudo non vendesse almeno 20.000 copie, non potrebbe esistere. E questo dobbiamo dircelo in faccia una volta per tutte. Gianfranco. Giusto, poi c'è anche un altro bel problema, oltre a quello della merce, ed è quello dell'uso, del «in che modo usiamo la cosa che vogliamo autogestire». E lì c'è la frustrazione, di impotenza. Pensiamo a cosa sono le feste che abbiamo fatto senza il grande cantante, dove la gente viene lì e si dovrebbe divertire, uno può fare il cazzo che vuole. Invece si crea un'atmosfera in cui la prima volta balli la tarantella, la seconda balli la tarantella un po' più incazzato, la terza volta balli una tarantella incazzatissima, la quarta volta sono in seimila a ballare la tarantella, e se inciampi, ti passano sopra seimila tarantellati e tu sei finito. Quello che c'è è che si crea la difficoltà di usare una situazione al di fuori della costrizione e del lavoro ... Guccini. .. Hai detto niente ... Gianfranco ... questa violenza inespressa o espressa poi è il livello al quale esiste lo spettacolo dei giovani, dell'autogestione del proprio spettacolo. Per cui da una parte c'è uno che si tira fuori le sue contraddizioni, il cantante, vestito come te che stai ad ascoltarlo. Per cui scatta un'identificazione «lo sono di sinistra», dice il cantante. E cazzo, anch'io!! «Sono sfigato». Per la madonna, io sono sfigatissimo!!! E nasce uno scambio, un'identificazione che– però ad un certo punto non è più identificazione, perché scatta invece la contraddizione, la coscienza cioè dell'incapacità di esprimerti, di dare creatività vera, dell'impossibilità di esprimerti al di sopra del livello della violenza. E allora viene fuori il tuo happening, che vai su e spacchi tutto, non ci son cazzi. Guccini. E_poic'è da dire (forse non c'entra un cazzo) che se i tarantellati scopassero di più, gli andrebbe anche meglio.!! Le cose nascono anche perché certe cose non avvengono ancora. Cioè dici facciamo la festa pop. Ehilà gente, siam tutti liberati come delle bestie, siam qui a divertirsi, e poi non scopo! Ma come non scopo?! lo son venuto qua apposta e poi non scopo?!! Non capisco ... Cosa faccio, ballo la tarantella dalla mattina alla sera? Noo! ! ! Ecco alcuni riferimenti per i compagni che volessero collaborare alla riuscita della «sa Festa del Proletariato giovanile» in programma per il 26-27-28-29 giugno al Parco Lambro di Mila– no COORDINAMENTO FESTIVAL: tel. 02 8354496 solo pomeriggio. Per gli amici interessati a Yoga, macrobiotica, alimentazione alternativa, massaggi e «cose» del genere, è possibile mettersi in contatto subito con Giorgio tel. 3183605 (Milano) telefo– nare soprattutto la mattina.

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