RE NUDO - Anno VII - n. 41 - aprile 1976

DAGLIOPERAIDELLAMUSICA ALLAMUSICA DEGLIOPERAI La scrittura operaia diventa suono operaio. Si parla di Fran– co Currà e del suo "Trittico An– saldlno" (Rumori e voci della Realtà separata) opera in tre tavole sulla fabbrica e nella fab– brica, ma contro il lavoro. Franco Currà è un operaio del– l'Ansaldo Meccanica di Geno– va, la stessa fabbrica del 'Vate' Guerrazzi Vincenzo (del quale sta per uscire un nuovo libro di cui al momento buono parlere– mo: I Dirigenti, interviste con dirigenti alto-medio-bassi tra cui lo stesso Crociani). Franco Currà, dicevamo, scrive dei te– sti e canta, se si mette a fare musica agli inizi è su moduli di canzone, un po' baglioneschi. Ed è giusto ed è bene accorger– sene che la classe operaia non è propriamente incline a pre– sunte spericolatezze avanguar– distiche. Però poi piano piano il Franco si accorge che dentro quelle musiche li, quelle atmo– sfere li, la classe, la fabbrica, il lavoro, la merda, non ci sono. E allora non vanno bene, bisogna creare dell'altro. Così nasconde un registratore dentro la tuta e gira per la fabbrica a registrare rumori, il suono della fabbrica. "In fabbrica, dièe, se tu ci arrivi così, è una specie di casino in– distinto, un gran rumore confu– so: di questo rumore ho cercato di isolare le singole perline, i differenti ritmi, le voci di ogni macchina, voci che ogni ope– raio riconosce." Franco ha re– gistrato queste voci su nastro chiedendo a chi stava alla mac– china di accentuarne i piano e i forte: "Ecco senti? questa è una (e dice un nome di macchi– na che ovviamente io non ho mai sentito) sotto.sforzo". È come se uno cantasse con la voce arrochita. Fa una strana impressione sentire questo na– stro: ti entra in casa la fabbrica e per di più sezionata, ti entra la catena pezzo per pezzo e Fran– co e Vincenzo si divertono a ve– dere che infallibilmente come tutti gli altri a cui hanno fatto sentire i nastri, sbarri gli occhi. Poi si passa ad altri nasth più "lavorati": Franco ha cu~to in– sieme ritmi e suoni diversi di varie macchine come fossero strumenti e su questi suoni can– ta delle melodie. Beh rispetto al vecchio canto di lavoro conta– dino, qui c'è tutto un altro effet– to: lì il ritmo è scandito dalla vo– ce stessa, è in un certo senso l'uomo stesso che se lo dà su una precisa scansione corale che fa tutt'uno col gesto ("Ci ragiono e canto" di Fo era tutto costruito su questa precisa di– mensione). Qui invece, in que– sto canto non più "di lavoro" ma "contro il lavoro", canto operaio e non più contadino, il ritmo è la macchina, è lei che te lo suona, ed è il suo tempo, la sua musica estranea: e su questa musica Franco canta o controcanta le sue cose ora in primissimo piano ora in eco, ora sullo stesso ritmo, ora ac– celerando, declamando, spez– zando le parole, le sillabe. Il tutto arriva con la forza di una compos1z1one d"avanguardia, ma con una carica d'irrealtà reale (non realistica) che il suono elettronico costruito in sala non ha, non può avere, e il "cantato-parlato" arriva con tempi straniati che non sono il finto straniamento dell'attore consumato, ma sono il tentativo di dire, di parlare, di esprimersi davanti alla macchina, negli spazi liberi che il suono della macchina ti lascia. Questi alcu– ni frammenti dei testi: "Devo far presto: qui la forza di gravità è ombra o macchia insanguinata. Non voglio predisporre la mia vita al massacro. Qui persino la morte è matrigna. La mia schiena non è più disposta a subire itinerari estetici e turismi ideologici." E il 16 giugno Franco canta: "Vivo un sopore penoso. Ma il capo capocchia compare cantando "Fratelli d'Italia"' con spocchia. La sua espressione mi inquieta ed insulta ... Poi grida: "Se muori ti faccio la multa! Siamo compagni a chiedere sempre dà niente". " 'Gran Capo 15 Giugno' non posso guarire perché non capisco il linguaggio che mi fa sentire Forse è cambiata la mia condizione? E del nuovo forse non ho comprensione? lo sono in coma ... o nella pienezza d'orgasmo? Crocchiano nelle navate le mie apparenze ... Ma improvvisamente sono altre le mie urgenze. Voglio comprare la reputazione Dei miei antenati: questa è l'occasione. Sudo la morte. E i conti non tornano ancora." "Nella navata tre santoni che hanno professionalità stakanovista umiliano un ragazzo appena assunto: non è riuscito a "fare la giornata" ed ha "ammazzato" circa "1 O pezzi". Non tollero il sopruso ed intervengo: "se ne sapesse quanto voi, sarebbe 39 lui un genio e voi degli imbecilli. Guardali bene in faccia i Compagnoni: non guardie rosse: son guardiani rossi". "Preferirei essere un pazzo piuttosto che un operaio consapevole: e sarei in via di guarigione. Preferirei essere un pizzicotto internazionalista piuttosto che il kapò ed il giullare della "via nazionale". Preferirei lucidare rocce e leccare piaghe cancerose piuttosto che sfottere i pendolari e i disoccupati. Preferirei essere l'assenteista martoriato ' piuttosto che il sindacalista assenteista e mercenario. Preferirei affettarmi il cazzo piuttosto che dire: gli interessi degli operai e della Nazione sono inseparabili. Preferirei un'infelicità famelica, essere una sfera senza spazio, una luce accesa a mezzogiorno piuttosto che un muscolo, un gru ppettaro-tru ppettaro. Preferirei essere Pelosi Giuseppe piuttosto che l"adescatore della malfamata "via nazionale" Preferirei essere libero per colpa di una lontana emarginazione , o respinto e inseguito come un pallone piuttosto che l'uomo compresso dalle occasioni mancate. Preferirei un'intesa nefanda o una solitudine senza scampo piuttosto che fingere l'unità nella diversità su un pavimento di cuori operai Preferirei essere un ragno esaurito piuttosto che una ragnatela pietrificata Preferirei essere un punto piuttosto che una linea o una spirale di ritorno ecceteraecceteraeccetera". 1f4P1'.~"•SAlfENT[ Ml SENTO MOL"!l>, tfOLTO ,.-__,r'1cctuo . . .ll.ll '1't-l"-c\irl

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