RE NUDO - Anno VII - n. 41 - aprile 1976

i. vevo fiducia cieca. Ci ho ta, lo devi fare da sola». E io ri- ra cambia ... tac, cambia la fac- tto Natale, Capodanno, Pa- spondevo «Ma come faccio? Si, eia». Non mi fidavo più di nes– ua, ci ho fatto quasi tutte le io voglio ricostruirmela da sola, suno, come del resto adesso ... ste i dentro... ma come faccio? Non ho nean- Chi ti dà i soldi? Te li dà tutta la o ci on rimasta, aspettando, che· una casa, nessuno me la gente ricca, la gente che sta oi basta: son tutte palle ... L'ul- vuole dare ...». Potevano aiutar- meglio, la gente che ha in mano ma volta sono scappata dall'ò- mi, eh? Non hanno voluto. Allo- questa società. E questa do– pedale. Bene, allora i miei mi ra sono entrata in questa casa vrebbe essere la faccia sana, i anno fatto ricoverare di forza. che avevano alcuni che cono- benpensanti, quelli che poi so– anno chiamato la polizia, e in scevo, e son qui. no i primi a scagliarsi contro chi un'ora mi hanno fatto rinchiu- Che brutta vita che faccio ... È fa la vita ... Adesso, vedi, questo dere. Non so, è allucinante, ca- un brutto punto, eh? Un brutto disprezzo degli uomini. .. io non pisci? io stavo bene, non mi bu- punto ... Non ho più amici, non li vedo nemmeno ... non li vedo. cavo più, quelli non mi voleva- ho più contatto con la mia fami- Cosa vorrei per smettere? Vedi, no, e mi hanno fatto ricoverare. glia, non ho un ragazzo e non il fatto è che l'eroina, il buco, la Il dottore eel pronto soccorso ho nessuno. Ormai non ho più marchetta... ti inaridisce, ti diceva «lo non posso ricoverar- teinpo per niente. Esiste solo prende, ti asciuga, ti prosciuga, la, cosa "mi state chiedendo?». l'eroina, la marchetta e Il letto, ti prende tutti i pensieri, tutto il Dopo un quarto d'ora, si.sono anche se ci passo tutto il gior• tempo, non hai più un cervello, chiusi in ona camera con i miei, no. E poi dormire. Non riesco tutto diventa in funzione di un sono usciti e han detto «Va be- neppure più a mangiare, non ho solo scopo: farti di eroina. E per ne». Sono rientrata in ospedale: i soldi neppure per bermi un farti hai bisogno dei soldi. E per come? Con la diagnosi che di-. caffè. Dio mio, non ce la sto fa- i soldi devi battere. Perché bat– ceva «stato di agitazione psico- cendo più. Avessi qualcosa, ti? Per l'eroina. È un circolo motoria», che il primario del avessi avuto un figlio .. un bam- chiuso, non riesco a spezzar– mio reparto mi ha detto «Ma bino vedi, ci penso, perché... lo... Cosa vorrei? Innamorarmi, perché l'hanno portata qui? lo perché, dico, proprio tutte a me ecco ... la dimetto, io la dimetto ...». E io dovevano capitare? Capisci, io• gli dicevo «Mi dimetta!! Mi di- sapevo che se riprendevd a bu- metta!I». E lui «Ma come tac~ care riprendevo contatto con cio? Qui c'è .un'ordinanza di po- una certa vita, a fare la vita, lizia ...». con un certo ambiente, e mi Poi m'ha chiesto se ero dispo- son detta «io in fondo scelgo sta ad assumermi io la respor:i- quella li, è l'unica vita che mi ri– sabilità, e io gli ho detto che de- mane da fare». Capisèi? Tutti nunciavo tutti, anche i miei fa- mi avevano rifiutato, e non mi miliari, tan_to non avevo pi~ restava nient'altro da fare. Poi, niente da nascondere e da per- .avevo avuto fiducia nel dottore; dere. lnsommjl, in un modo o _lascio tutti, abbandono tutto, e nell'altro, sono uscita.· E da lì è poi mi ritrovo come prima, se iniziata questa «escalation» non peggio. Allora era meglio pazzesca. Capisci, io avevo l'o- che mi lasciassero in pace, no? spadaie in cui credevo, avevo il A me in India è successa una mio medico di fiducia, ·avevo . cosa molto brutta, molto. Mi una persona, insomma. Dopo hanno violentata in quattro, di invece niente. E adesso, sono notte, con me che allora avevo arrivata a un grammo al giorno, tante cose in testa, t~nte idee, 100 mila lire al giorno che devo tante speranze. Ed è successo assolutamente guadagnare, per che io l'ho presa molto; molto forza. Perché ho cominciato? male, troppo male. E la conse– Mia sorella mi ha detto «lo guenza che mi sono portata adesso non ti aiulo più. Se dentro è stato un disprezzo ver– adesso ti vuoi ricostruire una vi- so me stessa, verso anche gli altri, alla fine. Cioè, non avevo più piacere sessuale. Il buco è stata una specie di sostituzione a quello che può essere un rap– porto sessuale. Capisci, la sod– disfazione che ti può dare un rapporto sessuale te la dà an– che il buco, sai? Anché perché ormai non ·ci credo più... E poi ho avuto delle crisi pazze– sche, non volevo più fare la vi– ta, è da un anno che non faccio l'amore, non volevo più avere un contatto con un uomo, mi fa– cevano schifo, odiavo gli uomi– ni in una maniera pazzesca ... Ero molto provocatoria in que– sto senso. lo li conoscevo die– tro la facciata, avevo conosciu– to una faccia in più dietro quella ufficiale: professori, dottori, professionisti. Capisci, mi dice– vo: «ecco, il professore... la se- . LUCIANA, 19 ANNI: "Ml BUCO PER VIVERE, FACCIO LA VITA PER BUCARMI". Mia madre, quando sono nata, dopg appena tre mesi mi ha· portato da mia nonna perché voleva continuare ad insegna– re, e io ho vissuto lì fino ai nove anni. I miei non stavano mica bene assieme, e quindi per loro era bene che io stessi da un'al– tra parte. Mio padre è un tipo molto nevrotico, era scappato di casa, poi si è arruolato nell'e- .sercito, e ha sempre vissuto da solo. Durante la guerra è diven– tato un fascista, una persona inquadrata, ribelle psicologica– mente, però repressa, megalo– mane ... e sposando mia madre, che era una donna molto fred– da, di provincia, non ha trovato né la pace né il focolare dome– stico che voleva ... lo a nove anni sono stata porta- 31 ta qui, soprattutto perché mio padre voleva a tutti i costi che io venissi a Milano. Quando però sono venuta a vivere con mio padre si sono create delle complicazioni abbastanza gros– se. Perch? Be', io penso che tra me e mio padre ci sia stato, quando io ero piccola, un vero e proprio amore. lo l'amavo tantissimo, tantissimo quand'e– ro piccola, tanto che dicevo «Ah, io vorrei sposare mio pa– dre». E lui mi insegnava a chia– marlo per nome anziché papà, dicendo ai suoi amici «Ecco la mia amante». 11 fatto però era che io non po– tevo vivere con i miei come se fossi sempre stata con loro, perché non c'ero mai stata: • mentre invece mio padre, ad esempio, pretendeva ·che io fa– cessi la figlia affezionata ai ge– nitori, gentile e cosi via. Per cui abbiamo incominciato ad insul– tarci reciprocamente con paro– le molto pesanti, botte, risse: io che correvo intorno ai tavoli per sfuggire a mio padre ... Quindi prossi problemi di litigio con mio padre. Era anche molto ge– loso, sia dei miei amici che del– le mie amiche. La prima amica che ho avuto (la prima, perché io da piccola non ne ho mai avute, mai: mia ·nonna non fa– ceva mai venire in casa nessu– no...), mio padre mi ha accusa– to di essere lesbica: guarda che avevo dodici anni... mi dava della puttana perché mi affac– ciavo alla finestra: cosi, dicen– do «Tu aspetti la gente c~e pas– sa ...)) .. Poi a quattordici anni sono scappata di casa. Le prime vol– te c'era un desiderio di dire «.Mah, me ne vado, capiranno cosa vuol dire ...». Speravo di cambiare qualcosa, di ottenere che mi capissero con ·1a mia mancanza, capisci ... Cioè un ri– conoscimento d'affetto che in– vece assolutamente non c'era,

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