RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

34 trascinavano pesantemente, stagnavano, senza trovare vie d'uscita, benché ci fossero già stati molti tentativi e proposte abbastanza interessanti. Una di queste invitava alla nascita e all'affioramento di tutte le iniziative possibili da parte di tutti, che si sviluppassero in maniera autonoma, sempre però all'interno della struttura del collettivo e sotto il suo controllo, anche se ciò sarebbe avvenuto nella maniera meno burocratica e istituzionalizzata possibile. E qualcosa era saltato fuori, ma molto poco a dire il vero. E questo perché - credo - era la struttura stessa, per quanto fluida potesse essere, ad impedire che «i cento fiori» nascessero e fiorissero. Perciò si era giunti un po' tutti a sentire l'esigenza di un salto in avanti, di un sostanziale cambiamento che sbloccasse quello stato di cose in cui ogni venerdì si ripetevano scontri che esasperavano tutti, e che era la verifica continua dell'impossibilità di chiunque a fare qualcosa per cambiarlo dall'interno. Tutti, chi a un livello chi a un altro, sentivano questo, a parte gli omosessuali riformisti o ancora più destri, che continuavano a buttare tutto il peso di quella situazione sulle spalle delle frocie che a suo tempo si staccarono da Torino e che in seguito - a sentir loro - non erano riuscite a combinare nulla di buono. A parte il ritrovarsi, agli inizi del 1976, con il collettivo omosessuale rivoluzionario più numeroso d'italia (dalle quaranta alle ottanta persone ogni riunione) - diciamo noi. Omosessuali destri che oltre a questo continuavano e continuano a parlare di unità di tutti gli omosessuali. Dando così un calcio all'analisi di una realtà di fatto come quella in cui si sono trovati ad essere. Nascono i COM: COLLETTIVI OMOSESSUALI MILANESI. Comunque quasi tutti sono d'accordo che il collettivo autonomo FUORI! di Milano non esiste più. Esistono i diversi gruppi e collettivi già nati sulla carcassa della vecchia struttura o che sono in procinto di spuntare. Quello che prima era lo spazio della riunione politica cosiddetta diventa momento di incontro sociale fra tutti gli omosessuali, in cui si parla, ci si comunica le esperienze se lo si vuole fare, si batte, si inciucia, si balla, si ascolta musica, si fa festa, si danno gli annunci delle svariate iniziative in programma durante la settimana ... Si decide di dare vita ai COLLETTIVI OMOSESSUALI MI LAN ESI, che raccolgono come in coordinamento, ma senza coordinare nessuno, tutti i gruppi e i singoli omosessuali che portano avanti a Milano delle pratiche di liberazione qualunque esse siano. Sono sparite dal nome, rispetto a quello precedente, la parola «rivoluzionario» e la parola «autonomo». Non abbiamo più bisogno di giustificare la nostra omosessualità come rivoluzionaria, né la nostra attività come autonoma. Se un gruppo o collettivo omosessuale é rivoluzionario e autonomo non é un etichetta a sancirlo ma é dalla pratica, e solo da essa, che salta fuori inequivocabile. Il fantasma frantumato Le cause che hanno portato al crearsi di una situazione tale, terreno di profonde spaccature, contraddizioni, e di frequenti scontri fra diversi gruppi di omosessuali, non sono molto difficili da individuare. Almeno le più rilevanti. Una di queste cause affonda le sue radici in un periodo in cui il collettivo autonomo era gestito/egemonizzato da un gruppo di compagni omosessuali militanti nei gruppi, con cui sono penetrate in seno al collettivo stesso tutta una serie di categorie politiche, patrimonio del metodo analitico della sinistra extraparlamentare. Pur non negando la validità, entro certi ambiti, di queste. categorie, bisogna però rendersi conto che, servendosi di quelle soltanto, non si può mai arrivare a fare un'analisi corretta della questione omosessuale. Bisogna inventare/scoprire nuove categorie di indagine politica più specifiche, e questo non é mai stato fatto. Anche quando la leadership gruppettara é stata buttata fuori dal collettivo, che cosi ha subito una svolta di fondo, le categorie politiche precedenti hanno continuato ad esistere più o meno mascherate. A volte si arrivava a dire: «Tu non sei un omosessuale rivoluzionario perché sei del PSI!» Entro certi limiti, la rivoluzionarietà di un omosessuale si vede dalla sua pratica politica liberatoria e non dalla tessera del tale partito o tale gruppo. Che poi nella maggioranza dei casi l'appartenenza al PCI e il riformismo nella pratica di liberazione omosessuale coincidano, é un altro pianeta. Ma questo, ripeto, lo si può verificare solo nella maniera corretta (per noi): scoperta del nostro femminile, lotta contro il maschilismo e l'ideologia patriarcalborghese, liberazione del desiderio, rimessa In discussione del nostro essere maschi e del nostro fallocratismo, fregarcene di chiedere comprensione e integrazione, impedire agli etrosessuali di parlare dell'omosessualità se non è della loro che si intende (nessuno può parlare per noi, se non noi stessi). Un'altra causa è da individuare nella struttura stessa del collettivo, che non si è mai allontanata di molto dalle strutture delle organizzazioni politiche classiche. Cioè, sebbene si battesse di continuo sul fatto che si doveva evitare il formarsi di una leadership, la consuetudine alla delega e la concezione del gruppo come fantasma e/o surrogato materno (elementi fortemente radicati nelle strutture politiche tradizionali, cioè in tutte) di fatto questi elementi si sono poi tutti ricreati, vuoi per la naturale tendenza di alcuni a giocare al leader, vuoi per la naturale tendenza di altri a non farsi carico in prima persona delle proprie esigenze e pratiche politiche liberatorie,· vuoi per la sicurezza, come il ventre materno appunto, che il collettivo significava per altri ancora (per esempio quelli che hanno bisogno dell'unità a tutti i costi). Inoltre, a parte la struttura che in se stessa non è (né può essere) liberatoria, non si è mai riusciti a inventare, o a scoprire semplicemente, un modo nuovo, diverso, di stare insieme fra oppressi. Da qui il ripetersi anche fra di noi di modi di rapportarsi maschilisti, o comunque generati dalla ideologia patriarcale, cioè aggressivi, emarginanti, soffocanti, e non - invece - gioiosi e liberanti, cioè gay. Ancora una causa, forse la più importante, è stata il credere di poter occupare uno spazio più grande delle nostre possibilità reali. Cercando di impedire che si formasse a Milano un collettivo omosessuale riformista, ci siamo ritrovati a dover gestire un terreno vastissimo del quale in fondo ci interessava soltanto una parte. Volendo essere noi l'unico punto di riferimento per gli omosessuali più o meno politicizzati, nonostante la nostra connotazione politica ben precisa, era logico che a un certo punto ritrovassimo fra di noi delle persone che, non sentendosi a proprio agio, non avendo interesse a un determinato tipo di pratica, e forse avendo un po' paura della velocità con cui il collettivo avanzava hanno cominciato a scalciare, tirare pugni alla cieca, e gridare rossi in viso e tutti sudati: «Vogliamo scendere! Fateci uscire! Aiuto!», piantando un casino della madonna e bloccando tutti per un bel pezzo in mezzo a un pantano. Ma non tutto il male è negativo. Questo processo evolutivo, abbastanza singolare in italia, ha portato a un'esplosione ricca di cose, iniziative già avviate o in embrione. Gruppo Magma, gruppo masochista sadista, collettivo teatrale Nostra signora dei fiori, COSA? (collettivo per l'intervento in statale), collettivo per l'intervento nei licei, pederasti, polimorfe-perverse, gruppo della radio Canale 96, ecc. che hanno tutti una loro specifica direzione e area di ricerca e di pratica politica, non ermeticamente chiusi, ma spesso intrecciati fra di loro. E questo é estremamente interessante da annotare. Pèr i koala e più in là (con o senza fiori d'acqua). EsJsteun primo momento nel processo di liberazioné, primo tentativo di pratica politica diversa e dirompente degli

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