RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

32 tuazionismo, questa "antologia" di Carlo Romano esamina la vita dello spettacolo, parallelamente allo spettacolo della vita. Insomma, ognuno ha lo spettacolo e la cultu– ra dello spettacolo che si merita; ·cosi nel libro non si considerano soltanto i fatti, ma anche le notizie sui fatti, perché solo un sistema completo di "segni" ci può avvici– nare al senso delle cose. E questi segni bisogna imparare a decifrar– li, come ci insegnano i saggi quan– do dicono che una canzone e uno spettacolo non sono rivoluzionari solo perché ci mostrano la rivolu– zione, e un film non è popolare solo perché ci mostra il popolo. Ricor– diamoci che Karl Marx, anche nei momenti di più stretta indigenza aveva la serva. PILNIAK, L'anno nudo, Garzanti L. 1000. Un romanzo molto bello di un rivo– luzionario russo. Scritto con una prosa molto lontana dai romanzoni del "realismo socialista". Per esempio: " ... ecco il frammento d'una deliberazione del Tribunale degli Orfani di Ordynin: '7 gennaio 1794, lunedì. In presenza del Tri– bunale Cittadino degli Orfani di Or– dynin, i signori presenti sono giunti alle dodici pomeridiane: Dementi Ractin, sindaco della città; Consi– glieri municipali: Semion Tulinov, Stepan llin, Stepan Ziabrov, staro– sta della città. Dopo aver udito ... Deliberarono: ringraziare e onora– re il sindaco della città, uomo illu– stre e retto. Firmarono ... Uscirono dal Tribunale alle due pomeridiane, recandosi nella cattedrale a prega– re." Questa deliberazione venne scritta esattamente cent'anni pri– ma della nascita di Donai, e Donai la trovò allorché saccheggiò l'ar– chivio di Ordynin." La rivoluzione arriva e si trova davanti gli archivi, sbuca in stanze polverose, legge documenti scritti a ghirigori, perce– pisce un'assurdità. Ma sapere che poi è questa burocrazia (ristruttu– rata) che alla fine ha vinto, dà un senso di rabbia. Dietro il grigiore, la polvere, l'apparente insignifican– za, sta in realtà il Potere. Pilniak se n'è accorto sulla sua pelle, dato che pare abbia finito i suoi giorni, dopo aver invano tentato d'ade– guarsi allo stile del "romanzo" sta– liniano, in campo di concentra– mento per ex-rivoluzionari che non volevano restare ex. CONFUCIO - I dialoghi, Rizzoli L. 1500 Questi dialoghi vanno letti e medi– tati, non per fare i confuciani, ma per vedere cosa si nasconde sotto la "saggezza". Lì per li uno si fa prendere: "Non mi affliggo di non essere conosciuto dagli uomini, mi affliggo di nçm conoscere gli uomi– ni". Però: "E raro che un uomo fi– liale verso i genitori e sottomesso ai fratelli maggiori ami ribellarsi ai superiori. Né s'è mai dato un uomo che non ami ribellarsi ai superiori e tuttavia ami provocare disordini". Insomma le radici della stabilità sociale stanno nell'accettazione naturale della gerarchia quale pas– sa in primo luogo attraverso la fa– miglia. Tempo fa abbiamo sentito che in Cina se la prendevano con Confucio: giusto. Ma questo Confu– cio qui della famiglia, o quale al– tro? Speriamo questo qui. Soccorso Rosso - BRIGATE ROS– SE (Feltrinelli) L. 3.500 Questo libro tenta un'analisi non di– scriminatoria sulle Brigate Rosse presentandone i documenti, la sto– ria politica, le diverse tappe teori– che e organizzative. Molta docu– mentazione è anche condotta sui giornali e le polemiche apertesi a riguardo nella sinistra. Il libro è in– teressante, ma forse troppo cauto. Dispiace che non ci sia materiale inedito che ne delinei maggiormen– te l'aspetto "controinformativo". Si direbbe che il pubblico cui il libro si rivolge é un pubblico democratico– borghese cui si fa più o meno que– sto discorso: le brigate rosse non sono un fenomeno di demenza po– litica e di sospetta connivenza con oscure forze di mestatori e provo– catori. Esse vanno analizzate per quello che hanno detto e fatto al– l'interno del movimento rivoluzio– nario. Per come sono veramente. La presentazione rimane però un po' "estrinseca": si smontano è ve– ro gli ideologismi e le puttanate in– vereconde dette a riguardo non so– lo dalla stampa della sinistra tradi– zionale, ma anche da A. O. and company, ma tutto questo sarebbe stato un lavoro meglio svolto con più ricca mole di materiale docu– mentario che soprattutto andasse a chiarire le trasformazioni avve– nute nell'apparato repressivo dello Stato proprio a questo riguardo. Cioè la storia parallela della ristrut– turazione dei "corpi separati" e dell'Antiterrorismo. BRIAN ALDISS, Frankenstein Li– berato, Bompiani L. 3.500 E se durante uno "slittamento tem– porale" vi ritrovaste a Ginevra ospite della famiglia Frankenstein? E se vi capitasse poi d'andare a let– to niente di meno che con la vostra scrittrice preferita, Mary Shelley? E se tutto questo non fosse solo un "viaggio indietro", ma anche un "viaggio in avanti"? Beh c'è un po' tutto questo nel libro di Aldiss, di– vertente senz'altro anche se maga– ri impreciso nello stringere i nodi fi– nali e un po' superficiale nella criti– ca allo scientismo e ai "trapianti". Comunque, anche se Aldiss ne ha scritti di meglio, questo romanzo è il massimo del godere quando la– scia un po' la storia di Franken– stein (che é ricalcata passo passo sul romanzo della Shelley) e devia sui romantici Byron e Shelley con cui il protagonista si incontra e fu- ma oppio. La discussione tra 800 e duemila e passa è parecchio diver– tente. Altro punto forte è la grotte– sca danza macabra del mostro di Frankestein con la sua legittima consorte "mostra", in particolare il capitolo dove scopano è da supe– raccomandare come un modello d1 erotismo macabro. GARCIA MARQUEZ - L'autunno del Patriarca, Feltrinelli Di questo libro qui hanno già parla– to tutti, per cui mi limito a un ap– puntino. lo l'ho letto nei giorni che crepava Franco. Strano che nessu– no ci abbia pensato, ma questa storia d'un cadavere di dittatore in eterna putrefazione, d'un potere che lascia una casa piena di escre– menti di vacche, una casa vuota, senza più nessuno, usciva in libre– ria proprio nei giorni in cui si cele– bravano strani riti attorno al cada– vere di Franco. Il vecchio non deve morire, deve reggere dentro la divi– sa. Sta cagando dalle orecchie, ma non deve morire. Gli trapiantano tutto, non è più lui, ma è lui. Sem– bra sempre morto, ma ha continue "miracolose" resurrezioni. Panto– mima del potere, assurdo eppure presente, cadaverico eppure ripro– ducentesi fino all'estrema dissolu– zione. Tutto questo nel libro è nar– rato con una forza agghiacciante. Però poi finito il romanzo con il Po– tere che s'è putrefatto in solitudine, e la gente che ormai viveva un'esi– stenza totalmente separata, la gente che lo scopre morto per ter– ra nel palazzo desolato e a mala– pena lo riconosce, finito il roman– zo, ci ritroviamo di fronte al Potere quitidiano che è si in putrefazione, ma sta cosi poco a casa sua: è sempre in strada, ci rompe i co– glioni, ce lo troviamo anche a letto, ce lo troviamo dentro a morire e puzzare. E allora il romanzo riac– quista la sua reale dimensione li– bresca, di romanzo appunto, che tutti leggono dicendo: "come scri– ve bene quello li". Punto. Marquez è letteratura, letteratura, letteratu– ra, letteratura. Col che non vuol di– re che non ci si debba lasciare an– dare ai piaceri che comunica, agli odori, alle visioni, alle saltuarie pe– netrazioni che ci dà. Ma tenendo sempre presente che assieme al potere anche gli incensi letterari stanno stendendo i loro ultimi fumi, e i bei romanzoni, scritti bene, che magari ci leggiamo in vacanza al mare o in montagna, sanano sem– pre meno e non possono più spie– gare la putrefazione che è in noi e che, questa si, dovremmo leggere. PER LEGGERE - PER FARE, ed. Ghiron, Genova Questa collana di libri "per bambi– ni" è veramente forte. E adottare questi libri in una quinta elementa– re è anche pericoloso, dato che re– centemente una compagna denun– ciata da un "genitore" ha perso il posto di maestra. Aveva adottato il testo "quel brutale finalmente" che è un libretto con le foto di un film realizzato da una V elementare di Albisola capo. La trama di questo film è semplice, c'è un maestro fa– scista e brutale severissimo coi bambini, fino al punto d'impedire a uno d'andare al gabinetto. Il ragaz– zino resiste finché se la fa addos– so. Il maestro lo picchia. Il ragazzi– no lo aspetta fuori e gli spara. 11 maestro crepa. L'ultima immagine scelta dai bambini, é "lo stemma del comunismo" con la canzone "Fischia il vento". Ma di volumetti ce ne sono tanti al– tri. Tra i più belli: Vent'anni di fa– scismo, album fotografico molto semplice e succoso, con tante foto di Mussolini assieme ad Agnelli. Poi Le scritte sui muri dove si con– trappone alla pubblicità del padro– ne, la spontaneità della scritta sul muro a spray, a gesso, chi più ne ha più ne metta. Tutto a foto a co– lori. Poi La giornata dell'operaio, ventiquattro ore di merda illustrate con spirito e senza populismo. Poi anche Come si educano gli adulti che insegna ad autoregolarsi cono– scendo la nevrosi degli adulti e fa– cendone a meno. Infine forse il più bello di tutti La malavita, dove non c'è una sola parola moralistica "contro" la malavita e tutto il di– scorso è dedicato all'illustrazione del quartiere operaio, delle lotte ·del carcere, del rapporto tra "cri– minalità" e rifiuto del sistema. Insomma una serie di libretti vera– mente forti. Tanto da vedere, lin– guaggio chiarissimo, spazio per di– scutere un sacco, sollecitazioni creative a non finire. Unico difetto: milleduecento lire l'uno, e dato che uno ha voglia di comprarseli tutti, è una bella spesa. Che fare? Rispon– de il volumetto sulla malavita ...

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