RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

Marcella e Lidia Campagnano "Donne-Immagini" Moizzi Editore. Donne che si fotografano senza diaframmi. direttamente, che si travestono, si truccano, ricompon– gono le une sulle altre le mille ma– schere del quotidiano della donna, si appiattiscono contro un muro; tanti e tanti travestimenti, moltipli– cati nel tempo con i ruoli nuovi che la donna si è cercata, nel politico e nel sociale, cercando di sfuggire al privato, credendo che una ma– schera diversa, fosse quella della militante o dell'impegnata, potesse dare vita al suo bisogno di comuni– cazione, alla sua necessità di rap– porto umano con gli altri, darle identità. La fissità delle immagini testimonia l'inesistenza della don– na in sè, o se vogliamo l'esistenza della sola immagine, come un boz– zolo multicolore che lega e impri– giona la crisalide addormentata al– l'interno. Donne con burattini, sole su uno sfondo grigio; donne per strada, inchiodate, appiattite e rim– picciolite dall'uso del grand'angolo, ferme, angosciose in questa immo– bilità: burattini senza vita, come in attesa che qualcosa o qualcuno muova i fili e metta in moto la rap– presentazione, dia loro un'identità, una motivazione e un fine alla ma– schera, al ruolo di cui si sono vesti– te. Il burattinaio è l'uomo, il suo mondo, il suo modo di vivere, e le donne che quest'uomo devono se– durre, conquistare, per avere da lui la vita e la motivazione ad esistere, si plasmano, si adattano ad un'immagine-identità, che sia il più vicino possibile a quella richiesta (madre, moglie, amante, ragazzi– na, angelo, intellettuale, militante, ecc. ecc. ecc.) e che quindi paghi, corrisponda al bisogno di esistere. Ma questa esistenza dipende da "cose", da trucchi, da vesti, da espressioni e movimenti studiati come nei films, rende noi stesse cose, ci confonde: non sappiamo più dove siamo o cosa siamo, ci fa corrispondere con i mascheramen– ti che indossiamo, anche quando intuizioni di coscienza cominciano a farsi strada in noi, anche quando la voglia di rompere il cerchio del– l'oppressione comincia a guidare le nostre azioni. È una storia lunga quella delle donne, mai scritta da nessuno: cominciamo ora noi a scrivercela, con la gioia di cono– scerci e di riconoscerci. I visi 'nuo– vi', i ritratti 'vivi' che appaiono nel libro, sono legati da un filo comune alle altre immagini dei travestimen– ti, nelle donne per strada, sono la testimonianza di nuove intuizioni e possibilità, legate al vecchio ma portatrici di nuovo. Ritratti senza sfondo, senza truc– chi, vivi in sé: annunciano la possi– bilità di esistere senza burattinaio, di esprimere di più; i sorrisi, le espressioni dei ritratti hanno guizzi di vita propria, di complicità e inte– sa con la donna che fotografa; non si riesce a dire se i visi sono 'belli' o 'brutti', sono volti di 'donna', e gli occhi sono vivi: i bozzoli si stanno aprendo e mostrano i veri colori della farfalla. Momenti e immagini della cultura marginale in Italia - Dalle Alpi alle Piramidi, a cura di Pinnl Galante, Arcana, L. 3.000. L'utile digesto del lettore, la voluta veste antologi– ca hanno ispirato Pinni Galante (ni– potino della famigerata Facoltà di Sociologia trentina e Woody Allen del neo-marxismo critico) a compi– lare questo manuale dove la sciat– teria dei manifesti propagandistici e di ciclostile è riciclata in bella co– pia con l'aiuto di un'"elegante" e raffinata scelta di immagini. Niente male per superare la tendenza na"i'f-freak e in definitiva estrema– mente piatta di tante pubblicazioni alternative. Pinni, da bravo profes– sionista, espone in due "saggi in– troduttivi" le sue ragioni di curato– re, ad esempio la scelta di margi– nale, al posto di alternativa, prole– taria, underground e via andare: e ci sembra una definizione utile e stimolante, anche se qualcuno può non essere d'accordo. Comunque anche chi non voglia cimentarsi con la semiologia ha dei buoni mo– tivi per leggere questo libro, anzi per consultarlo: siccome anche i più zelanti nei recenti anni di fuoco hanno pensato più a fare e parlare (nel senso della nuova oratoria) che a documentarsi ed esplorare persino i territori limitrofi, ora che siamo in un momento di cosiddetta riflessione, è opportuno che affini– no le armi (scusate, gli strumenti) perché questa riflessione produca una fragorosa esplosione e non un piccolo botto da Capodanno. E al– lora "Perché è necessaria la rivolu– zione?" che cosa si intende per "Politica del corpo"? È vero che "Il concerto pop è la partita di calcio dei freaks di plastica"? E con l'e– roina come la mettiamo? E con il racket della pace interiore? Ad ognuna di queste domande, e a cento altre, non mene significative la cultura marginale dà una, cento ecc. risposte. Una sola vuole darne il marxismo critico ed è "Rivoluzio– ne", a partire dalla vita quotidiana e non dall'ideologia. SADE, Lettere da Vincennes e dal– la Bastiglia (Mondadori) L. 1300. "Incantevole creatura, dunque vo– lete la mia vecchia biancheria sporca? Sapete che si tratta di una voglia squisitissima? lo, vedete, apprezzo il valore delle cose. E ho il più gran desiderio, angelo mio, di soddisfarvi in questo, dato che, co– me sapete, rispetto ogni gusto e ogni fantasia, per barocche che siano, perché tutte sono rispettabi– li, intanto perché non ne siamo i padroni, e poi perché la più singo– lare e bizzarra, analizziamola be– ne, e vedremo che discende da un principio delicato". Questo scrive– va De Sade alla moglie dalla gale– ra. Prigioniero prima a Vincennes (dove in precedenza era stato rin– chiuso anche Diderot) un carcere con una sua storia nella repressio– ne degli intellettuali e dei diversi; poi nella Bastiglia dove De Sade resta fino al 4 luglio del 1789 cioè fino a pochi giorni prima dell'assal– to rivoluzionario contro il carcere. Molte lettere non sembrano scritte dalla galera, ma da qualche salot– to, e invece bisogna leggerle prb– prio pensando a dove sono state scritte vedendovi dunque tutta l'an– sia di uscire dalla dimensione car– ceraria che dà luogo a fantasie spesso divertenti e sempre profon– de, ma vissute nella reclusione. Dalle lettere non risulta, ma altri documenti ci dicono che De Sade, dalla Bastiglia, faceva giungere al– l'esterno biglietti dove documenta- 31 va le condizioni del carcere e invi– tava alla sua distruzione. Sappia– mo anche che il 2 luglio, De Sade si mise a gridare dall'inferriata perché nel carcere si stavano sgozzando i prigionieri. Il governa– tore scrive commentando cosi questo gesto di ribellione: "Sareb– be ora di sbarazzarsi di questo in– dividuo, sul quale nessun ufficiale riesce ad avere la meglio." Paura di volare, di Erica Jong, Bompiani, L. 4.000. Visto il pezzo è un libro da "appropriazione" best– seller dell'industria culturale ame yankee, contestato violentemente dalle femministe americane?" dirà qualche informatissimo seguace dei quotidiani e dei periodici "in progress" che proliferano nella no– stra cara patria. Infatti tutti i recen– sori "laureati" hanno ormai detto la loro su questo libro che la stessa editrice italiana presenta come "l'opera di una donna scritta con il linguaggio di un uomo". Hanno detto che insomma una che pensa solo a scopare non può definirsi femminista, che fantasticare di un libro sui cessi è cosa più da idrauli– ci che da poeti, che la crudezza del linguaggio della Nostra è la tomba dell'erotismo. Hanno detto. Le don– ne (perché con l'emancipazione femminile ci sono ormai anche donne "addette ai lavori" dell'intel– letto) per lo più hanno taciuto. In– vece "Paura di volare" è un romanzo-romanzo, mai noioso, mai pruriginoso, dove si dice cazzo al cazzo e figa alla figa, dove si servono a dovere i carri-recupero della società, quelli che Erica chia– ma strizzacervelli, insomma gli psi– canalisti, nonché il cosiddetto "ra– dical chic" internazionale, nonché la falsa liberazione di un certo mo– do "progressista" di fare l'amore, che in definitiva non è fare l'amore ma gareggiare in prestazioni. Lo spettacolo e i suoi prodigi - cine-teatro-varietà, vita quotidiana: una antologia dei revlvals. Arcana, L. 3.500. C'era un certo Calderon de la Barca che nel Cinquecento andava dicendo che "La vita è so– gno": oggi l'avanguardia delle avanguardie politiche che va sotto il nome di situazionismo, afferma e dimostra che "la vita è spettacolo". Con un procedimento tipico del si-

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