RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

Questo mi piaée perché non ci vedo limiti. Il comunismo é un bisogno, una "coscienza enorme" che diven– ta una prassi enorme, in cui ognuno diventa insieme agli al– tri sempre più se stesso, cioè diverso da ciascun altro. Que– sta diversità é bella perché ci fa capire che ci saranno molte contraddizioni, che é bello af– frontare e sintetizzare. Non sa– remo tutti uguali, ma tutti diver– si. Già oggi é eccezionale vede– re la diversità che cresce tra uomo e donna (che sono le donne autonome a evidenzia– re), tra giovani e adulti (che so– ,:,o i giovani a evidenziare) ecc. E una diversità nell'unità che rende belli i cortei, cosi diversi pezzo da pezzo. Le contraddizioni tra noi sono belle da affrontare (anche se fanno star male) perché ci ar– ricchiscono. Quelle coi padroni sono brutte. Sono antagonismi che vanno aboliti a partire dalla nostra forza. Ecco penso che il comunismo è lottare per la morte di tutti gli antagonismi e lo sviluppo massimo di tutte le contraddizioni. Chiaretta. Se c'é una cosa che odio é fare del comunismo una morale, stabilire dei «rapporti comunisti», delle «regole comu– niste». Per me il comunismo é l'abbattimento di ogni morale. Vuol dire crescere abbattendo le costrizioni, le cose che ti im– pediscono di svilupparti; è tutto ciò senza fare drammi. Qual– che volta mi dicevano: il comu– nismo é una cosa che deve ve– nire per forza, é nello sviluppo delle cose. Ma io penso che il comunismo non è solo cambia– re i rapporti economici, e poi tutto va avanti da sé. 11comu– nismo è la ricerca della felicità, di un modo tuo di essere felice, una tua ricerca senza drammi. Qualche volta alle riunioni io mi metto a parlare di teatro, di co– se che non sono ritenute pro– prio «politica». Che cosa vuol dire essere co– munisti in una famiglia borghe– se e, inevitabilmente, repressi– va, in una scuola, in un organis– mo politico? E che cosa vuol di– re essere comunisti con la pro– pria donna e col proprio figlio? Mauro. La mia posizione mate– riale - maschio, padre, capofa– miglia, dirigente - è tale che sono in brutta posizione per parlare. Comunque. Come si possa essere comuni– sti con la propria donna, non lo so. Sono maschio, per questo non lo so. Se fossi femmina po– trei cercare di dire come deve cambiare il mio uomo e tutti gli uomini. Essere maschi vuol dire essere la destra rispetto alla donna. Il massimo che posso arrivare a essere è «di centro» rispetto alla mia e a tutte le donne. Comunque, credo che sia una bella fortuna se sei in– namorato, perché cosi lotti di più e impari di più. Se la tua donna è femminista e lotta mol– to contro di te è una buona co– sa e puoi cercare di non essere troppo «di destra». La lotta non esclude l'amore, anzi. Se c'è, puoi sconfiggere molte tristez– ze e molte posizioni di destra. Coi bambini è lo stesso. Però loro sono più svantaggiati delle donne, perché non hanno un forte movimento autonomo die– tro, e allora per loro è più diffi– cile lottarti contro e cambiarti. Oggi la donna con cui stai è co– me se fosse una «delegata»: è forte di-suo e poi perché ha un movimento dietro (ero a Roma e le ho viste). Maddalena ha due anni e mezzo. È molto bella e molto autonoma. Lotta molto contro di me ed è un bene. Mi insegna molte cose. Come si scopre il mondo, le persone, gli animali, le cose. Per esempio lei saluta il mare, dice «ciao mare, ci vediamo do– mani». lo sono maleducato e non ho mai ·salutato il mare. I bambini sono la sinistra. Ma non sono ancora organizzati. Ho capito una cosa con lei: che tutto il modo di trattare i bambi– ni è «di destra» perché conside– ra la loro vita in funzione di un'altra vita (adulta). La peda– gogia, anche se di sinistra, vuo– le «preparare i bambini a esse– re adulti». Non considera la loro età come «autentica». Non par– te dalle loro contraddizioni. Aveva ragione Marx, dio buono, l'educatore deve essere educa– to. I giovani (studenti, donne, operai) ce la fanno, sono forti, e spesso «educano gli educato– ri» (per esempio, espellono dal– la scuola gli educatori stronzi, rieducano alcuni, tacitano al– tri). I bambini non ce la fanno ancora. Sulla famiglia possono dire al– cune cose. Bisogna distrugger– le. La donna può farlo. I figli lo possono fare. Queste due figu– re possono essere la sinistra e distruggere bene. Essere co– munisti, se sei maschio, padre, capofamiglia, sul terreno della famiglia, non é facile. Può suc– cedere che sei di sinistra in al– tre cose (sul lavoro, nel partito) e finisci a fare la destra in fami– glia. Nel partito. Sono un dirigente. Anche qui come con la donna, i figli, la famiglia, la mia posizio– ne non è bella. lo penso che in generale, non in assoluto, le masse sono la sinistra rispetto al partito, la base del partito la sinistra rispetto ai dirigenti. Il dirigente deve guardare molto le masse, molto la base del par– tito, invividuarne la sinistra e appoggiarla con tutte le sue for– ze. Quando uno è in posizione di essere o il centro o la destra non gli resta che individuare la sinistra e appoggiarla. Perché certo anche alla base del parti– to e nelle masse c'è il centro e la destra. E a seconda dei pro– blemi l'uno diventa l'altro e vi– ceversa (come il 6 dicembre ha fatto vedere, la «sinistra» può diventare «destra-.). Riassumendo, essere comuni– sta nelle varie cose che tu hai detto è stare col nuovo, contro il vecchio; stare attenti che il nuovo recuperi e non uccida tutto quello che di buono c'è nel vecchio. Che ci sia la sintesi buona delle contraddizioni, non la morte della contraddizione o la sua rimozione; e che non si faccia il compromesso. Nel partito poi c'è il problema del mettere al primo posto la politica, (quella che dà corpo, sapore e odore alla linea politi– ca) contro le tendenze a mette– re al primo posto la «linea politi– ca». E ancora di mettere al pri– mo posto le masse e le loro ten– denze e non il partito e le sue tendenze. E altre cose ancora. Ma lasciamo perdere. Chiaretta. Tu dici che la fami– glia è da distruggere. Sono d'accordo per la famiglia bor– ghese che è un centro di sfrut– tamento. Ma se due persone stanno bene insieme in una fa– miglia, non mi sento di dire che tutto ciò è da distruggere. Nella famiglia borghese bisognereb– be sbattere la porta e basta, ma all'atto pratico ci sono delle dif– ficoltà. Non bisogna essere troppo schematici. Ciò vale anche per la scuola. Mi ricordo la frase di un compagno che diceva: siamo comunisti per creare nella scuola una fab– brica di comunisti. Non sono d'accordo. I comunisti non si fabbricano come le automobili. La scuola è un centro di sfrutta– mento, ma non è solo questo il problema; c'è anche la crescita delle persone che devono pren– dere coscienza delle proprie contraddizioni e lottare anche per sé. Questo non può essere risolto portando tutti sulle no– stre posizioni, iscrivendosi tutti a un partito. Essere comunisti a scuola significa creare un mo– vimento, stare con quelli che non sono politicizzati, condivi– dere i loro problemi. Vuol dire non solo rivendicare il diritto di lavoro nei collettivi, ma anche di giocare al pallone senza es– sere bocciati, vuol dire creare un contatto con tutti. I compa– gni non sono superuomini, co– me qualche volta credono, non devono pensare di essere avan– guardie, di avere superato le contraddizioni, come quelle tra compagni e compagne ad esempio. Sono d'accordo con quello che hai detto che il dirigente è di destra o al massimo di centro, perché in qualche modo è usci– to da una realtà. Non lavoriamo nella scuola per fabbricare dei compagni ma per farli cresce– re. E sono d'accordo anche con quello che dici, che il maschio è la destra e la donna la sini– stra. Però è più complicato! lo, ad esempio, col mio ragazzo ho cercato di eliminare la paura del litigio, ma è una paura che rimane. Se vuoi bene a una per– sona, se hai bisogno di una per– sona hai anche paura di perder– la. E molte contraddizioni che ci sono nel rapporto uomo– donna si cerca di superarle in modo meno duro. Qui è difficile stabilire regole, imporre sche– mi. Ad esempio, ti dicono: la gelosia è una contraddizione che ti hanno imposto, non ha ragione di esistere. E invece è un fatto reale che non si può cancellare con atti di volontà.

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