RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975

- Quando è nata la prima bambi– na pareva che si fosse toccato il cielo con un dito. Sembrava che si andasse più d'accordo, forse perché ho sempre avuto mio padre un po' come spalla. - Quando è morto suo papà cosa è successo? - Ah, una specie di macello per me, perché tutti sono andati in ferie e io non ci sono voluta andare, perché tutte· le do men i– che dovevo andare a trovare mio padre. - E questo per quanto tempo? - L'ho fatto per due anni; ho tenuto il lutto per un arino e mezzq stretto. - I. suoi cosa dicevano? - Dicevano che era una cosa morbosa da parte mia. - E lei come mai ha avuto tutto questo dispiacere? · - Beh forse perché pensavo ct,e morto l~i io non sapevo più a qhi rivolgermi. Vede, quando ho avuc to la seconda bambina, mi hanno detto · ct,e dovevo partorirla in dicembre, e mio marito quando ha visto che io non partorivo, ha pensato bene di andarsene, e mi ha lasciata lì in stato interessante. Allora io sono rimasta con mia mamma e mio papà e ho passato le feste con loro e non mi sono mai fatta vedere piangere perché non volevo dare dispiaceri, per– ché en1 Natale. Però mio papà lo capiva che tante vo!te mi chiude– vo in bagno a piangere da sola senza farmi vedere da loro. E allora lui mi chiamava da parte e mi diceva: « Beh, non ti preoccu– pare: finché ci sono io non devi preoccuparti: una casa ce l'hai e vuol dire che dopo che avrai il bambino ti metterai a lavorare e lo crescerai». Insomma, capisce, iq ho sempre avuto questo aiùto da mio padre. - Si sentiva molto aiutata? - Sì, molto. Mi ha sempre aiutata moralmente, magari anche senza farmelo capire. Magari veniva a casa, non portava niente a me, ma portava anche una piccola cosa alla mia bambina, per farmi capi~ re, per non farmi sentire sola, per dirmi: « Guarda, ci penso io, non devi star lì a preoccuparti» .. Quindi non è a qire che anche quando ci sono stati i bambini mio marito sia cambiato. - Quando vi siete separati? - Ci siamo separati quando io ho avuto la laparatomia parziale per una ciste ovarica. · - E allora perché lui se n'è anda– to? - Perché diceva che io non servivo più come donna, ct,e g·li avevano detto che quelle che erano state operate come me, non servivano più come donne perché non sentono niente e cose del genere. - Ma poi si è dimostrato vero o no? - No affatto, comunque lui mi ha piantata per questa cosa. Ha cominciato a rifarsi vedere verso la primavera, verso maggio– giugno. Ha cominciato a telèfo– narmi, a dire che vendeva la roba perché lui non sapeva cosa farse– ne, perché doveva disdire la casa e cose qi questo genere, mentre non era affatto vero, perché la casa lui non la doveva disdire, ma gli avevano dato lo sfratto, perché non aveva pagato. E quindi prati– camente lui doveva eliminare la roba che c'era dentro. E allofa io ho preso una casa, sulla ringhie– ra, non bella, brutta. Lui ha fi_to il trasloco, io ho chiamato l'im ian– chino, e ho fatto rifare tutta •ene questa casa, apbiamo · fat!o il contratto e tutto e dopo un paio di giorni ·che l'avevo presa mi sono buttata dal secondo pianq. -Perché? - Perché lui mi stava sfasciando la roba addosso. - Perché stava sfasciando la roba? · - Perché c'era uno scarafaggio. - E lei cosa c'entrava? · - C'entrava, perché lui in una casa dove c'era uno scarafaggio non ci sarebpe andato a vivere e siccome la casa j•·avevopresa io.., - Allora si è buttata. - Dal secondo pianq. Ho fatto in tempo a chiamare i miei per telefono, poi piuttosto qi prendere la porta e rientrare· in casa mia, siccome lui mi rincorrevii · pe·r picchiarmi,· io: mi sono buttata pensando di fare piµ prima, insomma, io se mi butto, ecco vede in questo momento non sò cosa ho dentro, come se fossi elettrica, e mi sono buttata da questo piano ... dalla ringhiera, più ch·e altro non per ammazzarmi, per fare prima. · Cioè in quel momento io cerca– vo di sfuggire a lui perché non ce la facevo più a prendere botte e allora mi sono buttata di lì; mi ::;ono buttata di lì e c'era un ferro che veniva fuori, sporgeva, e mi ha fermato il vestito. Cioè, se si inÌilava sarebbe ùscito invece non ha voluto Gesù Cristo e allora si è infilato sotto il vestito e m·i ha fatto scendere leggermente mano manq che si spaccava il vestito. E lui poi ha avuto la sfacciataggine di venir su a casa mia e di dire a mia madre che io non avevo combinato niente in casa, che la casa era sporca, e ·fare vedere a mio fratello il macello che aveva combinato lui. E allora a mia madre io gliel'ho detto: « Guarda che le sedie erano sotto il tavolo, e quelle che hai vistp che erano contro il muro, me le aveva tirate dietro». Dopò, allora, basta: non ho voluto più saperne, sono partita per le ferie. - E poi è andata con sua madre? - Sì, sono rimasta con mia ma- dre. - Quando ha cominciato aq avere altri uomini? - Il primo l'ho avuto un paio di mesi dopo che avevo piantato lui. - ...e perc:tié? - Forse perché mi sentivo sola. Ho trovato questo ragazzo·: èi siamo piaciuti, però ho resistito per più di quattro mesi. Non ne volevo sapere perché sono stata sempre una ragi!,zza pigra, non avevo voglia di crearmi problemi. Cioè per me era un problema il fatto che dovessi trovare le scuse per andarlo a trovare., non farmi vedere da nessuno, ecc. Erano tutti problemi messi assieme che creavano un grosso problema e quindi non ne avevo· voluto mai sapere. Anche quando ero con lui (il marito) c'erano dei ragazzi che mi facevano il filo perché ho sempre dimostrato meno della mia età e quindi ne ho sempre trovati: le corna gliele avrei potute fare, però non gliele ho mai fatte. - Con quel ragazzo cosa è suc– cesso? - Beh, è stata una storia abba-. stanza banale: ci sono stata assieme qµasi undici mesi. Lui è sta\o molto fine, molto gentile, cioè non mi ha mai1orzato di fare una cosa che non mi andava, non mi ha niai sforzato di farlo. Era capace magari di telefonar– mi per delle ore, cosi solo per sentirmi. Insomma è stato capace di capirmi perché. io avevo biso– gno di affetto e in ·casa mia purtroppo non lo trovavo perché i miei in quel periodo lì erano tutti un po' sparpagliati. Poi ho avuto un po' anche l'aiuto di mia,sorella, e allora lo vedevo un po' più spesso, perché mia sorella certe volte mi portava fuori e con la scusa che mi portava con lei vedevo questo ragazzo. E allora la cosa è andata abbas_tanza per le lunghe: Poi è venuto anche in casa, ha parlato con i miei, ha parlato con mia madre ed anche a mia madre non le dispiaceva come ragazzo. Poi è finito in maniera panale: ha trova– to una ragazza di diciotto anni c~e gli faceva una cosa che io non gli facevo ... - Che lei s·i era rifiutata di fare? :_ Sì, è una cosa che penso che non riuscirò mai a fare perché mi inibisce e invece quella gliela faceva. Beh, insomma, i gusti sono gusti, a lui piaceva. tutto lì. -E poi? - Mi ha cercato quando ero al neurodeliri, voleva venire a trovar– mi, ma mia madre non gliel'ha permesso. - E pof ha avuto altri uomini? - Ne ho avuti parecchi,' molti anzi, più che altro per questo fatto che mi aveva messo nella testa mio marito, cioè il ·fatto di sentirmi donna. Più che altro lo facevo per quello. - E poi l'ultimo, mi pare che questa sia stata una cotta grossa. - Più da parte sua che da parte mia; però, vede, è finita in una maniera molto banale. -Adesso dovrebbe spiegarmi una cosa: quando ha cominciato ad avere delle crisi è stata ricove– rata in ospedale, ha fatto gli esami, poi è venuta qui da me, e doveva tornare, e invece h;;1preso le pastiglie. Quella volta perché le ha prese? - Perché sono andata a casa e mia ·madre mi ha chiamato putta– na. - E lei si sente puttana? - No affatto. - E allora perché le ha prese? - Perché mi rifiuto a quelle parole: non mi va di sentirle. -, Ma voleva morire perché sua maqre l'ha chiamata puttana? -Si. . - Le pare una reazione ade- guata? ·-, Forse non era una reazione adeguata, ma· in quel momento forse perché stavo male, la pa– gliuzza era qiventata una colonna. - Poi è stata in ospedale; dopo di che ha preso ancora delle pastiglie a C. (un ospedale in cui la paziente era stata ricoverata). -Sì. - La settimana scorsa perché ha preso le pastiglie? - Glielo spiego subito: sono rientrata a casa, non mi ricordo dove ero andata, dal parrucchiere penso, sono ritornata a casa e mi sono trovata sola. Ho dei momen– ti in cui mi sento molto sola. Mi sento molto sola tante volte, spes– sissimo. L'altra volta ho telefonato al dr. D. (un medico conosciuto nell'o– spedale di C.) cosi, per parlarci assieme, più che altro, perché era l'unico dottore a C. che riusciva a capirmi. Diceva: « Signora, vada via di qui, perché qui non fa per lei, non è un po~to adatto a lei, lei è una ragazza che ha tanta voglia di vivere e deve andare fuori. Qui non fa per lei, non può vivere qui, vegeta, qui ha la possibilità di pensare molto più di quello che potrebbe pensare invece a casa. Perché lì praticamente mi mettevo a pensare, a pensare, contavo le travi, perché c'erano delle travi, erano 14, poi ricontavo, poi leggevo. Ho cominciato a leggere Kafka, Sartre ... la settimana scor– sa ero da 15 giorni in ricaduta: cioè i 15 giorni in cui non sopportavo nente, non mangiavo, non mi pulivo, sentivo musica giorno e notte. · -Che disco? - Beh, « Lei mi darà un bambi- no», era sempre quello, quindi era un male tremendo per mei sentire sempre quel disco, pen– sando a quello che avevo fatto. Sa già quello che avevo fatto, il famoso ... è quello che ha dato anche la spintina, ecco. - Non era di suo marito? - No, ma io volevo tenerlo lo stesso. - Di quanti mesi era? - 5 mesi, era un maschio e l'ho visto tutto perché iI dottore me l'ha fatto vedere, si è preso 300 mila lire, ma quando ha visto che c'era un'emorragia mi ha lasciata lì, e se ne è fregato. Sono stata male, 22 giorni con un'infezione quasi interna, perché avevo la placenta, avevo tutto e quindi ho dovuto fare tutto da me stessa e aiutata naturalmente da mia madre. Mi madre se lo è confessato e si è tolto il peso; io ce l'ho ancora lì. È una cosa di cui non parlo tanto facilmente, perché dopo quando vado a casa odio i miei figli, nel senso che per loro ho dovuto uccidere un bambino che non aveva nessuna colpa. lo mi sento un'assassina.

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