RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975

46 Segue 1enere Orgie di sesso nelle fabbri– che, sindacalisti satiri appo– stati dietro gli angoli, operaie stile anni '50 che sognando biondi attori di fumetti si lasciano andare a vorticosi giochi proibiti nei cessi: que– sto grottesco panorama è descritto, con sapienti pause e sottintesi nell'articolo– intervista "Sesso nel sindaca– to" del I numero di Re Nudo. Bè, cari compagni, non mi è proprio piaciuto leggere que– ste colonne, infarcite di facili moralismi e di sciocche con– clusioni, e non tanto per.ché non creda che simili rapporti tra operaie e sindacalisti esi– stano e siano magari frequen– ti, ma perché è veramente troppo facile buttare giù le cose così, scambiando o dando modo di scambiare, una parte del problema (e neanche la più vistosa) per "il problema". Non si tratta di capire se i sindacalisti siano dei porci o no, o se le masse operaie femminili si prestino o no ai loro giochi. Perché allora mi vien da dire a chi ha scritto l'intervista-articolo (un uomo direi) o a quei compa– gni che leggendolo si sono stupiti e aristocraticamente sdegnati: chi è senza peccato tiri la prima pietra, tanto per restare nel clima evangelico dell'articolo. Perché il proble– ma non è quello del sindacali– sta, il problema è quello del potere maschile, che si ripro– pone, con diversità più o meno raffinate, sempre. Per– ché che differenza di conte– nuto c'è tra il suddetto sinda– calista e il "femminist– intellettual-alternativo di sini– stra" che di questo ruolo, con manifestazioni magari diverse, fa di nuovo uno strumento di potere per riconfermarsi quo– tidianamente evitando una reale messa in discussione del proprio ruolo maschile? Se– condo me nessuna, e quelle formali, evidenti a tutti, non mi sembrano poi così grosse: si tratta solo di un diverso livello culturale. Ho sentito tra le righe la voglia di allontanar– si dal nucleo del problema, di colpire chi legge con cose fin troppo scontate, tanto per gratificarsi un po', per sentirsi in regola con il clima alterna– tivo. Si dice, a un certo punto, che per sciogliere il problema grosso della sessualità in fabbrica, bisogna distruggere la fabbrica stessa, che queste poche, giovani, coraggiose femministe operaie non rie– scono a mutare il panorama complessivo di squallore e di disimpegno delle donne ope– raie. Da _capiree da distrugge– re c'è certo molto, ma è troppo facile dire: la fabbrica! Anche se intesa non come rapporto di produzione. Se– condo me, se c'è qualcuno che cambia qualcosa, sono proprio queste giovani, po– che, coraggiose femministe operaie, di cui solo due anni fa nelle fabbriche non c'era neanche l'ombra. lnvecé di abbandonarsi a lamentose considerazioni sulla lentezza della presa di coscienza fem– minista da parte delle mogli dei sindacalisti e delle ope– raie, invece di inorridire da– vanti alla reale o presunta scopata facile del sindacali– sta, perche non parliamo un po' seriamente del vostro potere, compagni? Clelia Beh... non so, cerchiamo di capirci. Anzitutto "orge di sesso nelle fabbriche", "sinda– calisti satiri"? lo queste cose non le ho scritte, Alberto De Bernardi (il sindacalista inter– vistato) non le ha dette. Non si voleva fare un pezzo di letteratura "aberrante" ma raccontare molto pianamente delle cose che succedono nella normalità, nella agghiac– ciante normalità del quotidia– no di fabbrica (del resto basta leggersi un po' di "scrittura operaia" Guerrazzi ecc. per rendersi conto che c'è di peggio di quello che abbiamo raccontato nell'articolo). Di– remmo che il Congresso Na– zionale del tal gruppo è un'or– gia di sesso? No. Però come sai, è ben da prima del '68 che i convegni, gli incontri, le tourné varie specie di leader politici e quadri mediamente importanti, hanno come con– torno situazioni in cui si va a riproporre/imporre alla donna la propria figura-mito. E i concerti di sinistra? Quanti cantanti e/o attori d'avanguar– dia (anche tra quelli che sono "bandiere" per il movimento) sono ancora dentro il mecca– nismo del dopo-spettacolo da passare con la "groupie" di turno? Parecchi, magari poi con la lacrimuccia ipocrita di chi fa finta di chiedersi: ma voleva me o il mio nome? Questa è la normalità e vale anche per il Sindacato, che anche organizzativamente è un struttura "maschile". Non è questione di "porci" o- meno, è questione di strut– ture di potere. Come tu stessa dici. Quindi sinceramente non vedo ... Forse t'hanno fatto incazza– re alcuni giudizi sul femminis- mo e le operaie, che in effetti nel tessuto d'una intervista sbrigata in fretta, potevano essere capite male. Non c'era razzismo di sorta: si voleva esporre una situazione reale che del resto è verificabile da chiunque prenda la filovia (90-91) orario uscita fabbriche e controlli quanti "Sogno" e "Bolero" sono in mano alle operaie (e non quelle degli anni '50). E riguardo alla sessualità, non sarebbe male ogni tanto dare uno sguardo a cosa succede in balera (realtà accuratamente scansata dagli intellettuali maschi e femmi- . ne) per esempio al "Ragno d'oro" o al "Principe". Dire tutto questo mortifica lo sfor– zo delle "poche, giovani, co– raggiose femministe ope– raie"? Direi proprio di no. Caso mai aiuta a situarlo meglio: a capire perché non ci si deve stupire se al parco Lambro migliaia di giovani proletari fischiano le femmini– ste e chiamano "culo" Ivan Cattaneo. Eppure ci siamo stupiti in molti: per cui guardiamo in faccia alla realtà e a quanto c'è ancora da distruggere. Anche la fabbrica e non solo come astratto "rapporto di produzione" ma come concre– to labirinto mortuario del valore-feticcio. Gianfranco (segue da pag. 42) stava pensando? Ma che diavolo stava dicendo? Gli si risvegliò dentro il poliziotto. "Adesso gli prendo il numero di targa, pensò, ma che fanno i miei colleghi?" Il numero di targa era in rosso, solite "originalità". No: la targa era E.I. Che città è? NO! Impossi– bile! Possibilissimo: sul tetto c'era persino il faro con sirena. Ecco cosa facevano i suoi colleghi... si spenzolò ancora un poco e sentì: "Maresciallo, non ci nascon– diamo più: usciamo dal corpo e riscopriamo il nostro cor– po!" Evandro si spenzolò ancora e... per la miseria! Cadde giù rimanendo penzo~ Ioni attaccato a una foglia! Nella macchina ci fu trambu– sto ... "Dio mio Tarzan!" "Metti in moto Ninì, iamm6cenne ..." La foglia si stava lentamente lacerando e la macchina s'av– viava. Evandro sudava fred– do ... La foglia si ruppe proprio mentre la pantera passava sotto. E così il nostro Ev, si ritrovò sul tetto, tutto nudo e acquattato. Sperava tanto che non accendessero il faro. Dove l'avrebbero portato? Che gli saret;be successo adesso? LO SCRIVERETE ALLA PROSSIMA PUNTATA. MENSILE DI MUSICA E CULTURA PROGRESSNA ART ENSEMBLE OF CHICAGO STEVE LACY BLACK MUSIC: RAPPORTO DA NEW YORK CANZONIERE DEL LAZIO POPOL VUH E ROBERTO CACCIAPAGLIA ERIC CLAPTON TERRY RILEY COUNTRY JOE TESTI TRADOTTI ALLMAN BROTHERS ASH RA TEMPEL MUSICA E SCUOLA CONVEGNO DELLE RADIO LIBERE INTERVISTA CON PIO BALDELLI PORNOCINEMA SCENE DI VITA MILITARE CONTROGUIDA AL SUD AMERICA INTERVISTA CON FRANCO PARENTI RIPRENDIAMOCI LA CLASSICA

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