RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975

38 determinato dalla mia individuali– tà. Sotto il dominio della borghe– sia gli individui sono più liberi di prima, nena immaginazione, per– ché per essi le loro condizioni di vita sono casuali: nella realtà, naturalmente, sono meno liberi perché più subordinati a una for– za materiale. Questo çliritto di poter godere indisturbati della comodità all'interno di certe con– dizioni veniva finora chiamata li– bertà personale... » (Marx) Di ·sera, una sera, la sera. Una sera di più di que millen– ni fa: in Grecia. Là, di sera, succedeva così: Aristodemo incontra Socrate cc tutto lavato e calzato con i sandaletti (cosa che di rado faceva)»: - cosa fai poi stç1sera? · - « A cena da Agatone... ecco pèrché mi son fallo bello per andare da un bello». Van– no insieme, a µna gran cena, o simposio, dove trovano Fe– dro (un retore), Erissimaco (un medico), Aristofane (un comico) e Paùsania. A far cosa? A parlare, meditare sul– l'Amore. Chi è questo Socra– te? Un filosofo. Quello che si studia a scuola. Ma a scuola non dicono che: 1) Socrate è il più gran bevitore di Atene e che cc beve tutto quel che gli si ~à, ma non capita mai che si ubriachi» . . I 2) Socrate, nonostante sia tozzo e cc ben piantato» abbia 1 randi occhi taurini: un yisd amuso da vecchio satiro, f~ nnamorare di sé i più bel iovani ·di Atene e senza mo! alismi li ama, e usa il rappor o erotico come momento d ducazione, come si può ve ~ ere da questa descrizion · ~ atta dal giovane, Alcibiad ,· )'(futuro statista) che cc compie 1 • tamente ubriaco e tutto urlan-'! tè » irrompe a metà banchetto,' ;roso dalla gelosia per Socrate e che cc incoronato da una folta corona di edera e di viole e con un gran numero di na– stri sul capo» grida: cc Salute amici, accettate a bere con voi un uomo ubriaco, del tutto fradicio?». v. ri uadro \ Com'è strana, per noi, oggi, ,questa fusione di erotismo e filosofia, di amore e RAP (ri– cerche alternative parziali). Vi vedete voi e il/ la vostro/a professore/ssa? Voi e i vostri allievi-studenti? Voi e il vostro leader politico? lo no. Manca– no tonnellate di affetto, amo– re, umanità, di rabbia e estra- \ neità reale, di desideri reali, .perché sia po 1 ssibile. C'è una 'barriera generationale: bam– : bini, uomini, v~cchi, bambine, 1 donne, vecchie sono compar- timenti stagnii Stagni MA sto– rici. A volte non c'erano, forse non ci saranno. Comunque ci sono - L'amore è tra coeta– nei, in ognuno dei comporta– menti stagni. UN DIVERBIO EROTICO TRA SOCRATE E ALCIBIADE E intanto, voltatosi scorse Socrate. A questa vista, balzò in piedi e gridò: - Per Dio che è questo? Socrate, qui? Per tendermi ancora un agguato! Proprio come fai sempre, compari all'improvviso là dove meno mi aspetto di vederti. Perché sei venuto? E perché proprio qua dovevi sdraiarti? Non ti sei messo accanto a Aristofane, ma le hai inventate tutte per sdraiarti vicino al più bello! E Socrate: - Vedi, Agatone, di aiutarmi, perché l'amore di costui è diventalo un problema serio per me! Da quando mi sono innamorato di lui, non posso più mettere gli occhi su nessun altro senza che costui, geloso e invidioso, mi faccia stravaganze d'ogni genere e m'ingiuri. A stento trattiene le mani. Bada che anche ora non ne combini qualcuna delle sue. Fai da paciere. O, se cerca di fare il violento, difendimi, perché l'esaltazione e la follia amorosa di costui mi fanno una tremenda paura, - Non è possibile, saltò su Alcibiade, che ci sia tregua fra me e te. No, e di questo mi vendicherò un'altra volta. Ora invece, Agalone, dammi un po' di quei nastri perché incoroni anche questa testa str.iordinaria. Intanto, presi i nastri,r incoronò Socrate·e poi si ridistese. E come fu a posto: - Amici - esclamò - mi sembrate tutti astemi! Ma non ve lo permetterò: qui bisogna bere! Finché non avrete bevuto abbastanza anche voi. Portatemi una grande tazza .., Ma no, non fa nulla. Prendiamo quel secchio da ghiaccio. Ne aveva adocchiato uno che conteneva più di otto quartini. Riempitolo, prima lo Tra coetanei: il "paterno», il «materno", il "figliale" da noi sono solo ruoli, mai ero– tismo intergenerazionale. Se sono solo ruoli, si salva la dignità dell'adulto-maturo e I'« innocenza" del giovane. E si lascia dominare la concor– renzialità: da pari a pari (che poi "pari" non lo sono mai, neanche i co-etanei: ci sono «maschi», ((donne», «culi», classi e s~rati sociali). "Inter– generazionale" non significa la falsità di un mondo dove «tuttf slamo eguali», ma espe– rienza (riconosciuta, coscien– te) della diversità: 14 anni/30 anni/45 anni/60 anni, adole– scenza onnipotente, maturità desiderante, vecchiaia- Nel circolo e nella scuola di Saffo di Lesbo avveniva, due secoli prima di Socrate, qual– cosa di simile, tra donne. Saf– fo scriveva a una sua allieva: A me pare uguale agli dei chi a te vicino così dolce suono ascolta mentre parli e ridi amorosamente. Subilo a Ime il cuore si agita nel petto solo che appena ti veda, e la !voce si perde sulla lingua inerte. Un fuoco sottile affiora rapido !alla pelle e ho buio negli occhi e il I rombo del sangue alle orecchie. E tutta in sudore e tremante come erba patita scoloro: e morte non pare lontana a me rapita di mente. Ma torniamo a Socrate. Egli è un tipo «strano" anche in' molti altri sensi. Senti «voci», un «demone" che gli parla; fa pratica di teoria utopica (nella saggezza, dolcezza violenta, disillusione erotizzata, solitu– dine aperta, dolcezza pater– mater(na), sessualità esplosi– va, sessualità esperta/decli– nante, rabbia intollerante e parziale, rabbia capace di at– tendere, avidità sessuale, vo– racità libidica, gioco erotico, scambio reale, a farsi fottere la dignità e i compartamenti. Eppure in Grecia spesso I'« insegnamento" è riuscito a raggiungere questa concre– tezza erotica intergenerazio– nale. tracannò lui, poi lo passò a Socrate, dicendo: - costui, per quanto lo si faccia bere, non s'ubriaca mai. A questo punto Eurissimaco disse: - Ma che facciamo, Alcibiade? Vogliamo bere come assetati, senza proferir parola davanti al bicchiere e senza cantare? Prima che tu venissi s'era deciso che ognuno, a turno, a cominciare da destra, parlasse sull'Amore e lo lodasse nel miglior modo possibile. Tutti abbiamo già parlato; ma tu, che non mai parlato e hai già ben bevuto, capiti giusto giusto per dire la tua. - Ben detto, Eurissimaco, riprese Alcibiade, ma tu ci credi a quel che ha detto Socrate? Non sai che è tutto il contrario di quanto diceva? È lui che se oserò lodare in sua presenza qualcun'altro, mi metterà le mani addosso! - Smettila!, disse Socrate. - Per Dio! - esclamò Alcibiade, è inutile che protesti! Tanto non riuscirei mai a lodare qualcun altro che le. - E fallo allora, disse Eurissimaco, se vuoi, loda Socrate. - Comincio subito, riprese Alcibia– de. Ma tu Socrate, fa cosi: se dico qualcosa di falso, interrompimi e sbugiardami. Non dirò alcuna menzogna. Ma se, ricordando i falli, salterò un po' qua e un po' là, non stupirti: perché non è facile nelle mie condizioni, enumerare bene e con ordine le tue stranezze, .. Ve lo dico io: Socrate passa il suo tempo a far l'ingenuo, e a prendersi gioco della gente: ma quando ja sul serio e si apre, non so se qualcuno ha mai visto ciò che ha dentro! lo una volta lo vidi e lo sentii cosi divino e prezioso e cosi stupendo e meraviglioso che non mi rimase se non fare tutto ciò che Socrate voleva. Credevo che prendesse sul serio la mia bellezza. Pensai d'essere fortunato. Avevo una straordi-

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