RE NUDO - Anno VI - n. 35 - ottobre 1975

bro in tono minore, e senza il « fasti– dio• degli omosessuali e delle-f@m– ministe; ci sembra che nella testa di qualche esperto in cose giovanili si sia fatta strada l'idea che come nel '68 pensarono bene di passare la bandiera rossa dalle loro fragili mani a quelle ben più robuste cfeigiovani operai,ora la bandiera rossa della ri– voluzione culturale del giovane pro– letariato debba passare dalle deboli mani dei gruppi spontanei (che si sa in quanto tali sono anche un po' ri- tardati) alle salde braccia degli or– ganismi studenteschi che hanno deciso di essere il settore egemone di questa massa di sballati. Un'idea così curiosa poteva nascere solo a tavolino, perché nella pratica sareb– be potuta nascere solo dopo una lunga fase di lavoro e di dibattito co– mune che mai c'è stato. Tornando comunque alla festa di Napoli, riteniamo quanto mai peri– colosa questa scelta politica perché rappresenta un passo indietro di al– meno due anni, almeno-nei conte– nuti e nello schieramento può inve– ce trovare «la più larga unità». Per concludere quando i contenuti ri– specchiano impostazioni del gene– re, si « rischia» anche di ottenere le adesioni di organizzazioni che an– cora aggrediscono i compagni che fumano o anche solo che difendono la libertà di parola sull'argomento, come è capitato a Paolo Ciarchi in– sieme ad altri compagni al Parco Ravizzadi Milano durante la festa di Fronte Popolare,oppure adesioni di organismi che incitano allo sfonda- mento a concerti organizzati da compagl)i, come Stampa Alternati– va romana nei confronti del partito radicale. A noi questi fronti non ci interessa– no perché non sono il frutto di dibat– titi e scontri proficui sulle cose della controcultura (lotta alla famiglia, contro i ruoli, contro i modelli di comportamento quotidiani che la borghesia impone al proletariato, la lotta per una gestione alternativa di quanto it movimento e la sinistra culturale produce rispetto queste tematiche, la lotta per approfondire' il disorso e la pratica sul «persona– le». Non ci interessa l'unità con chi rifiuta di mettersi realmente in di– scussione e cioè di affrontare mo– menti di verifica se non nei termini posti nella piattaforma. L'unità come punto di partenza per fare le cose non c'interessa, appartiene ad una logica che ci è estanea. Noi vogliamo andare avanti, non vo– gliamo stare alla coda nel compren– dere le esigenze e i bisogni del pro– letariato giovanile. Per l'unità, non siamo iamb disponibili a sacrificare contenuti. I ritardi della sinistra rivo– luzionaria sulla questione giovanile non si coprono con queste fughe in avanti. C'è chi ha detto che rispetto la dro– ga «le masse non potrebbero capire e che la sinistra rivoluzionaria non è pronta e quindi nega la verità: que– sto compagno non può essere il no– stro alleato di oggi ed è giusto inve– ce che si allei con chi non capisce e quindi coerentemente nega la veri– tà. E non si venga a dire che simao settari perché condanniamo l'unità che nasce dall'opportunismo e dal codismo. Certo sono critiche pesan– ti, soprattutto perché vengono da chi come noi è stanco di usare an– cora oggi una terminologia utilizzata troppo spesso. E a chi ci dice ancora giovanilisti chiediamo perché nasconde ai compagni i manoscritti del giovane Marx introvabili nei programmi delle scuole medie fra i mille« Che fare,» e «Stato e rivoluzione». E a chi ci dice drogati, drogati, chiediamo perché ha paura di aprire un dibat– tito sulle colonne del suo giornale invitando i compagni della sua orga– nizzazione che fumano, a portare la loro testimonianza scrivendo al giornale. E allora forse i postini do– vrebbero fare un bel po' di straordi– nari. E infinea chi dice che vogliamodi– videre la classe, diaciamo che la classe è già culturamente divisa. E se da una parte ci sono dei giovani che scàppano di casa, che vivono in comune, che odiano il lavoro, che ' lottano in fabbrica ma facendosi lo spinello nel cesso, e dall'altra parte c'è e.bil(ive nel cultro della famiglia, deÌlaJegalità, del sacrificio, del lavo- r-o, sia chiaro: noi vogliamo che il proletariato si unisca per trasfor– marsi e quindi stiàmo dalla parte di chi vive quotidianamente ponendo all'ordine. del giorno il cambiare la società e la vita insieme. Riccardo è l'ultimo (siamo a settembre) dei nostri motti. Mirella, Roberta, Egidia sono vecchie compagne forse per– se per sempre se la nostra lot– ta e il nostro amore per il co– munismo e soprattutto se la nostra volontà per vivere in prima persona radicalemtne e gioiosamente contro il mostro borghese non è abbastanza convincente per tirarle fuori dal gheeto suicida dell'eroina. Sull'ultimo degli amici morti, ucciso dalla borghesia (e per una volta lo diciamo anche noi: in ultima analisi) lo giu– riamo: gli spacciatori del vele– no in siringa stiano sempre più attenti. Sedici di loro hanno la– sciato la Sa Festa del proleta– riato giovanile barcollando, al– tri sono stati messi sull'avviso. Adesso basta. Gli avvoltoi che girano su Baggio, che si aggi– rano impunemente protetti in modo schifoso in cambio di odiose delazioni scomparen– do misteriosamente alla vigilia delle" grandi retate». Avvoltoi armati di pistola e di bustina, state attenti: siamo disposti ad andare dentro per violenza, per porto di arma impropia, per violenza (magari senza saper– lo) a pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni. E non stimao parlan– do solo delle "zone liberate» delle nostre feste ma anche dei quartieri dove si annidiano gli sciacalli. Quartiere per quartiere, casa per casa: come i fascisti Sul prossimo numero di Re Nudo (novembre) le valuta– zioni sulla festa dei gruppi a Licole st1on1 1, ':11J11anza-:,.,e •o "On discuto mà ~he m, sembr;;no ovv•e • !: tra eh, orooone un \,10DElL0 dP.I-,,;;uadro , , m,- litante 1. oer cui i:hi 'a la rivo• !\lzione. cosa seria ed imr,or– t.>nte :leve essere serio ed imponante. ,;·è ma ,!amma. tra chi è ser•o '?d irr-oort;inte anche quando fa l'amore. beve in comoa<,:nia. ,a a, eme e chi lo é un oo meno in aue,te condizioni. 'Jerché :e sente di " libera uscita " ? comunaue " fuori orario ·•. A· scanso di equivoci, fare l'amore e serio eà importante. Ma è anche moito bello, se è bello). E per lotuna c'é anche un altro mo– dello (poco diffuso ai "Verti– ci»? credo di si). più sorri– dente. non ascetico idiobuo– no). ma non per questo con meno "tensione rivoluziona– ria ,, con meno « rigore politi– co»... l>asta non intendere << rigore ,, e " tensione n se– condo un marxismo liofilizza– to, che riduce il ricchissimo rapporto della lotta di classe colla natura e colla storia a quattro formulette strizzate dai libri, o dalle TESI del pro– J)rro «gruppo"· 5° Sulla SJ)iaggia bianca vici– no ad una necropoli greca, « magie moment » con un operaio delegato. di Lotta Continua. Inizia a pariare di– cendo « lo non fumo, ma fu– mato» {perbacco, quanto è difficile 1>ariarecon me quan– i;lo mi prendono SOLO per un «dirigente di partito»). poi si smoila un poco e salta fuori che nella sua fabbrica {una delle più combattive d'Italia, pensate un po) gli operai « fu– mano » nei cessi. qualcuno anche fuori, e i« vecchi» era– no un pò prevenuti. ..poi la lot– ta, i giovani alla testa, e allora i vecchi hanno cami:>iato un pò idea. Non fumano anche loro (aihmél quanto tempoì però « sono d'accordo». Quante cose fa la lotta ... e in– fine il delegato smoila del tut– to « Beh, fumo anch'io, ogni tanto. stando attento. mica è una mania però ... » ( Grazbe, prego). Non è l'erba che divide ie masse. E non ilo detto che l'erba le unisce I furoacchio– ni) ... Nessuno incro-::ia :>iù la pipa coì fucile. 'Jla nessuno dovrebbe più starci a soiega– re che. il fucile richiede due mani e dunque non c'è la ter– za per reggere lo spinello. (Non c'è peggior cieco di chi non vuoi veaere). \'lauro Rostagno 9 Il compagno Rostagno nel '67 fu il leader del movimento studentesco di Trento, nel 1969 fu tra i fondatori di Lotta Conti– nua. nel '70- '71 diresse ii quindicinaie omonimo e dal '72 è resoonsabile regionaie dei/a Feder:i– zione Siciiiar>a del suo parrito.

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