RE NUDO - Anno VI - n. 35 - ottobre 1975
32 specie di pianto d'armonica o strap– po di violino o strumento elettronico. Invece è lui, al naturale e senza truc– chi di sala. Altre volte la voce scen– de a diventare "verso» profumato di fogna. Altre volte ancora Ivan fa dialogare tra loro gli spiritelli che abitano in lui e ne viene fuori una baruffa da Malebolge su Marte. La vocesuono di Ivan per non finisce mai nel gratuito svolazzo rococò ma trasmette significati in forma emoti– va, di verso, prima che di discorso di parole. I testi quando emergono, portano visioni e ambienti che non hanno nulla a che fare con facili poesiole oniriche pseudo-surreali, ma trasmettono esperienze vere e suggeriscono realtà ben precise: Pomodori da Marte felicità dopo barba parole... La terra fa un gioco pesante ed io lo so sto spingendo ai cancelli della piazza ma se la vostra normalità è stupida allora io scelgo la follia E non guardare se il mio volto è di– verso non fare domande, non voglio rispo– ste ma cerca di capire il linguaggio che cancella ogni regola e gioco che distrugge ama e rinasce che sbuccia ogni mente malata... Gioia, gioco rabbia contro i "ruoli», contro la sessualità repressa, con– tro la famiglia. E questo senza con– cessioni istrioniche, cosa non facile in un momento in cui una verniciatu– ra di omosessualità plastificata ba- sta per lanciare una pop-star. Ma nel disco di Ivan è tutto autentico. Anche i difetti (del resto è la sua pri– ma esperienza di sala di incisioni) : l'improvvisazione, l'insistenza te– starda e giusta nel nostro darsi strutture compositive fisse e impri– gionanti, produce quà e la qualche lungaggine, qualche vocalizzo un po' insistito. Ma nel complesso biso9na dire che anche dal punto di vista della riusci– ta musicale, il disco è eccellente. Merito anche dei musicisti e « pro– duttori » che lavorando in gruppo e in modo non compartimentato han– no partecipato alla creazione con propra sensibilità, arricchendo e chiarendo senza mai travolgere il linguaggio di Ivan. Un LP veramente nuovo FUORI dagli schemi, FUORI dai modelli abusati, FUORI. MOONSHINE - Bert Jansch Chitarra in spalle e la dolce moglie Heather, che gli fa delle copertine fantastiche nella lor.osemplicità, vi– cino a lui, Bert Jansch il maledetto, che mi fa sentire malinconico e con la voglia di prendere a calci tutto, tri– ste e pensieroso che non mi ricono– sco neanche. Lui Bert Jansch con le sue ballate sui "contrabbandieri» di liquori del– la vecchia Inghilterra, terra che cre– diamo di conoscere per il Rock, ma con una tradizione alle spalle che fa paura ai musicisti e agli ascoltatori di lmported-Rock. Lui che ci canta, ci suona e ci rac- conta dei « contrabbandieri " di li– quori (Moonshine) a volte triste– mente malinconico, a volte appa– rentemente rassegnato ma sempre con un velo di, scusatemi se lo ripe– to, malinconica rabbia, si perché la rabbia è sempre malinconica, a chi di noi piace incazzarsi? Caso mai ne è costretto. Dico rabbia perché cosi lo sento io, quando ascolto Jansch, c'è qualco– sa che mi sale sulla spina dorsale, la mia pelle diventa d'oca e questo io la chiamo vibrazione o meglio "ma– line-azione» cioè vibrazione malin– coniche perché io, come credo un po' tutti, a meno che non sia un ec– cezzione, abbiamo avuto delle se– grete storie di amori segreti che, vo– lenti o nolenti, non riusciamo a di– menticare ed ecco il punto: Jansch con le sue ballate mi fa ritornare alla mente questo forse perché sono io che voglio, matutto questo mi da una gioia incredibile e mi invita a vi– vere, è qui sta la rabbia: vorrei rivive– re certe cose - e in parte Jansch mi aiuta aprendo la mia mente alla fan– tasia, e questo credo non sia debo– lezza. Una piccola nota: il disco è d'importazione: Ma perché sto' sacramento di mer– cato discografico italiano, che ci propina tante e tante solenni cazza– te, non si decide ad aprire anche a della sana musica come, esempio, questa? -· G.T. . JEAN-LUC « Upon ·the wings of music» Ponty è oggi il violinista che sta ere- ando a poco a poco un suono com– patibile tra il jazz e il rock. Dopo aver mostra_toil suo virtuosi– smo musicale degli ultimi anni so– prattutto con Gerald Wilson e la sua orchestra oltre che con la Mahavi– snu, fa uscire questo disco, il primo da protagonista dopo due anni, che è un misto di nuovo, e di fantasioso, il liricismo di Ponty e della gente che lo accompagna potrà soddisfare il vasto arco di pubblico che va dal jazz al rock. I pezzi,tutti arrangiati e composti da lui, mostrano quello che Jean-Luc Ponty sa fare veramente e senza im– brogli. «Upon the wings of music »,che da il titolo al disco, e« Boning-Bowing » danno un idea dell'esemplare abilità di fare del free-jazz fluido. «Echoes » è un pezzo elettronico e sapresenta la punta 'di diamante, «Polyfolk dance» è un esempio del contrasto degli stili musicali pre– senti nel disco, cioè da una parte il jazz e dall'altra il rock, e cosi pure • Wawing memories ». Accompagnano J.L.P. delle gente che sa fare fare delle musica in ma– niera veramente intelligente come Patrice Rushen che ricorda molto da vicino Herbie Hancock sia per stile, vigore ed energia, Ray Parker e Ralphe Armostrong che aveva già suonato con Ponty nella Mahavismi Orchestra. Tutto sommato è veramente un di– sco che vale la pena di ascoltare senza rimpianti per il vecchio Ponty di « Open Strings ». G.T.
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