RE NUDO - Anno VI - n. 35 - ottobre 1975
«s'arrangia ..e il brigante d'alto bor– do che fa le truffe grosse ... ). Nelle terze, questo tema appare nel giallo senza.orizzonte politico (stile «cro– naca nera .. della Notte) cioè come criminalità pura spesso piena di vio– lenza sessuale, oppure nel western all'italiana (non quelli di Leone be– ninteso, che del resto ormai sono stati portati' dall'altra parte del fos– sato e arrivano raramente in terza, ma quelli spagnoli girati con quattro soldi nel prato dietro casa del regi– sta) dove assume l'aspetto di catti– veria gratuita e di tortura, nei films di gangsters e mafia in cui il mondo dell'illegalità appare come un mon– do a sé con una legalità interna più odiosa di quella poliziesca. TEMA DELLA SESSUALITÀ: nelle prime questo tema è svolto da films tipo commedia di costume (con l'Antonelli ecc.) o nei films erotici «patinati .. cioè d'un certo livello di raffinatezza, di solito pochi (relati– vamente) e selezionati. Nelle terze questo tema è svolto nel porno, nel goliardico, nella violenza-spaghetti, nei films del terrore (sotjo forma di paura, colpa, aggressività repressa o sfogata ecc.) A questo punto si possono chiarire in modo sommario le coordinate di classe dei films di prima e quelli di terza. Il cinema di prima si rivolge (non per intenzione soggettiva del regista, ma per oggettività.di merca– to) al pubblico borghese. E un cine– ma che fornisce degli alibi: sul pia– no della legalità, in genere i films di destra danno degli alibi politico– ideologici o emotivi alla violenza piccolo-borghese (le varie vendette private contro capelloni, criminali, ecc. di Salerno, Franco Nero e Char– les Bronson), i films di sinistra di so– lito mostrano alla cazzo che la vio– lenza è tutta padronale mentre quel~ la operaia non c'è: cioè.che la lega– lità (borghese) è patrimonio del mo– vimento operaio. Sul piano della sessualità si fornisce in genere l'ali– bi della qualità: è pornografia, ma di lusso. Questo alibi qualitativo per la destra vuol dire una bella fotografia. Per la sinistra culi e tette rivestiti di problematiche complesse, o di un'apparente dissacrazione. Il bor– ghese va al cinema per gli stessi motivi dell'operaio; si sente solleti– vato su due corde vitali: violenza e sesso. Però ha bisogno di alibi cul– turali estetici o ideologici, per non sentirsi in colpa con se stesso, anzi .gratificato. Il cinema di terza si rivolge al pub– blico operaio e sottoproletario. È un cinema che proietta al pubblico po– polare di quartiere (gli emarginati, la coppia che non sa dove andare, i pensionati, i disoccupati ecc.) le colpe che gli attribuisce la borghe– sia: la violenza criminale pura, il sesso brutale, il« cattivo gusto"· È il cinema del ghetto. Nello stesso tempo è un cinema sincero, cioè · non fornisce alibi: chi ci va, ci va per trovare un certo tipo di cose che è di per sé« alieno .. rispetto al «gusto" borghese. «Alieno .. e «colpevole", «sincero" ma non gratificante anzi avvilente: il cinema di terza costitui– sce il ghetto sottoculturale in cui ci si identifica per distacco dal film di prima, ma ci si avvilisce. E nello stesso tempo raffigura nella co– scienza operaia il film di prima come la Qualità, associata al Prezzo, e al Discorso Civile o politico. La «qualità" è dunque vissuta com– piutamente come merce, come qua- rlità~ b_prghese (modello amato e ddi'a o), e la stessa politica è vissuta in questi termini: e perciò chi la fa è spinto ad assimilarsi alla figura del «militante di partito democratico e legale» chi invece la rifiuta a chiu– dersi nel ghetto della «mala». Cosa vuol dire allora che aumenta– no gli incassi in prima e diminuisco– no in terza? Che c'è un tentativo non solo di mercato ma anche (il che è poi lo stesso) culturale e ideo– logico di associare (facendo ovvia– mente pagare salato) parte della classe operaia al «gusto» borghese (!egalitarismo e sessualità «patina– ta») é di respingere il quartiere, la realtà operaia più emarginata, il sot– toproletariato e il proletariato giova– nile nel ghetto della colpa, della cri– minalità «senza linea politica» (di– ciamo così) e del lo stupro o violenza sessuale, coniugale o meno. Non è semplice impedire un'opera– zione di queste dimensioni. È un problema che si pone a diversi livel– li: anzitutto è bene che i giornali del– la sinistra extraparlamentare la smettano di occuparsi solo di «Al– lonsànfan » (che a Cinisello Balma– mo non arriverà mai) o dei films de– gli intelligentoni di sinistra. Del cine– ma bisogna occuparsi non solo e non tanto come fatto estetico ma come fatto politico e di mercato. In. secondo luogo non si può far passa– re liscio che si continuino ad au– mentare i prezzi delle sale, né che sotto l'etichetta pseudo di sinistra del «cinema d'Essai » si convogli la gente in salette che hanno la dimen– sione e la confortevolezza d'un ma-. gazzino o d'un carro bestiame fa– cendo pagare cifre assurde come le 1200 dell'Orchidea a Milano. Il che vuol dire, quando ci interessa un film, andarlo a vedere tutti insieme e magari senza pagare. E poi se ab– biamo voglia ce lo discutiamo nell'intervallo invece di cuccare zitti zitti la pubblicità Il che val meglio d'una dotta recensione. Infine per chi fa cinema, c'è il problema di fare dei prodotti «alieni » che negl),ino le coordinate di mercato fondamentali .(alibi e ghetto). Oggi è forse più dif– ficile di ieri, eppure qualcuno c'è riu– scito, anche se poi è stato subito ri– buttato nel fossato delle !lf'ime. Uno è Sergio Leone, regista di tèrza, ma con una carica di violenza molto di– versa dalla violenza éolpevole delle terze e dei suoi imitatori (si veda C'era una volta il West o Giù la te– sta). Un altro è Woody Allen che nell'ottobre '73 di cui parlava all'ini– zio, inquinava le terze visioni con ben tre film suoi. Anche qui la satira è distante dai moduli abituali delle terze, ma anche dalle strettoie della commedia brillante borghese. Sono solo due esempi, su cui del resto si può discutere. Ma sono esempi d'un fatto: ogni tanto anche nelle attuali condizioni produttive, con la caren– za di sale alternative ecc. ecc., è possibile dare qualche scossone alla struttura, aprire possibilità di di– scorso diverso se non già alternati– vo. Che poi queste possibilità siano ingoiate di nuovo o poste dietro un ingresso con scritto·2.000 sulla por– ta, è un altro problema. Che si risolve cosi: entriamo senza pagare, anzi– tutto. E cominciamo a provare a fare «films alieni", magari a superotto, e portiamoli in quartiere. SESSO ETURISMO ULTIMA FASE DELL'IMPERIALISMO CINEMA- TOGRAFICO - Sono anni e anni ormai che sotto va– canze (anche Natalfzie) spuntano i films erotico-esotici. Di questi films s'è raramente parlato anche perché costituiscono un filone nutrito ma selezionato, che non ha né può ave– re le dimensioni massicce della se– rie western o karaté. Eppure questi film continuano da anni ad apparire presentando la medesima frittata di tette e di paesaggi. La vicenda è quasi sempre di questo tipo: c'è una coppia frustratissima di borghesi, che si reca nel Terzo Mondo (notare bene la raffinatezza: di solito non ci vanno affatto per vacanza, ma per lavoro. Sono infatti fotografi, roman– zieri celebri in crisi, addetti d'amba– sciata, documentaristi,..) Qui, al con– tatto con la natura intatta e con la semplicità selvaggia riscoprono l'erotismo naif. Ma la sfrenatezza erotica presto li spossa, soffrono di crescenti nevrosi da uomo bianco tra i selvaggi, e cosi finiscono per la– sciare dolorosamente il Paradiso per cui ahimè non sono fatti e torna– re ai loro brandy e divani di città I• più fortunati hanno perlomeno risol– to i loro problemi di coppia nel modo migliore: rendendosi cioè conto che in fondo non c'è molto di meglio e coi denti cariati è difficile mangiare carne cruda per cui viva il brodo col dado. I protagonisti devono essere belli e di tutti i colori: bianchi e neri, o bian– chi e gialli, o bianchi e olivastri. I bianchi ci devono essere sempre: avete mai visto un film d'un negro che va a Bali e si innamora d'una danzatrice orientale? O di un giap– ponese che va in Africa e perde la testa per una Watussa? Le musiche devono essere soffici e suggestive, «patinate»: quel tanto di tumbe, e poi molti flauti, xilofoni, sax, roba da nightclub di lusso: che come è noto, è proprio la musica che si sente a Bangok, o nelle Seychelles; sono, diciamo cosi, i canti dei pescatori lo– cali. A un abitante di Ceylon sentire questa musica sulle immagini del suo paese, deve fare lo stesso effet– to che per noi vedere un film sulla FIAT con un sottofondo di sambine allegre. Ogni tanto però nel film c'è l'inserto pseudo-documentaristico: allora si vede una specie di folclore locale rifatto ad uso Club Mediterra– née, con musiche di colore primitivi– stico, solitamente caratteristiche di tutt'altre contrade e circostanze. In questi films si fa l'amore ogni due sequenze. Sembra d'obbligo farlo all'aperto sia perché i pescatori di Tahiti pare non dispongano di dimo– re assai lussuose, sia perché c'è il paesaggi.o da reclamizzare. E quin– di: amori contro le palme, noiosissi– mi bagni dei protagonisti nudi che si tirano gli schizzi (come a Rimini), amplessi sulla sabbia del litorale con tramonto sullo sfondo, altri ba– gni nudi sotto altissime cascate, corse a perdifiato coi vestiti che vo– lano in mezzo alla jungla. Da notare che le jungle del Terzo Mondo, nei films di John Wayne erano piene di serpenti e d'insidie, nei films esoti- . co-erotici sono invece tipo-moquet– te, massimo.comfort, igiene sicura al 100%. I protagonisti non si scottano mai col sole, non prendono un raf– freddore notturno, si divertono mol– tissimo ma non rinunciano a qual– che doloretto esistenziale, trovano modo di bere J & B persino in oscure capanne, sembra insomma che sia– no in vacanza a Lignano Sabbiado– ro. Solo che intorno fa tutto più sce– na.Se avete visto uno di questi films, li avete visti tutti: dal mitico Bora Bora, al Dio Serpente, alla Ragazza dalla pelle di luna, al più recente Emmanuelle, è sempre lo stesso film. E veniamo al dunque: a che servono questi films? Anzitutto a lanciare
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy