RE NUDO - Anno IV - n. 23 - 1973

stiamoin eotrlooe oon 1 41~ a s1n1stra dl Ca&5e Lo si è sentito nell'aria, lo si è ca– pito contando i compagni che rap– presentavano non solo i gruppi Un– der ma di molte organizzazioni della sinistra di classe: Gramsci, Comita– to Vietnam, Collettivo Femminista, Anarchici e tanti altri. Che cosa stava al centro di confluenza di tan– te esperienze diverse proprie di quei compagni fino a poco tempo prima chiusi nei loro compartimen– ti emmellisti? Pensiamo la consa– pevolezza unanime che il • movi– mento • non si esprime su un unico binario forzato (quello della lotta di fabbrica, strutturale) ma si evi– denzia attraverso atteggiamenti e fatti culturali-esistenziali diversi, al– ternativi anche se il più delle volte confusi proprio perché eterogenee sono le contraddizioni che spingo– no la gente a ribellarsi a questa so– cietà, ai suoi valori, ad una esisten– za larvale che ci è imposta di con– sumare. Un • movimento vario quindi •, o– vunque vivo, estraneo e per questo CONTRO un Kapitale padrone e a– guzzino non solo nella fabbrici:I, an– che se lì lo scontro è più ·scoperto, evidente e con tuta probabilità de– cisivo, ma di tutto il mondo, di me di te, della nostra vita. Allora se siamo estranei a questo modo di vivere, di produrre, di amare, di far– ci prendere per il culo, dipende dal– le leggi obiettive di sviluppo di una società il cui metro non siamo io e te, uomo e donna, ma il sacro, in– violabile e porco profitto-Dio del cielo e della terra. Marx: • L'alienazione del lavoro consiste prima di tutto nel fatto che il lavoro è esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega; si sente non soddisfatto, ma infelice, non svi– luppa una libera energia fisica e spi– rituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito •. Così il compagno ,Karl, 129 anni fa. Tale e quale verifichiamo giorno dopo gior– no, minuto dopo minuto sulla· nostra pelle di operai, di studenti, di don– ne, di impiegati. Scoglionati dal la– voro noioso, ripetitivo, • paralizza– to•, arrabbiati tanto arrabbiati di questo mondo meccanico e vuoto, della sua kultura insegnata nelle scuole come nei manicomi, della sua esistenza fatta di assegni: pa– ghi quando nasci, paghi quando muori, paghi la tua musica, il tuo a– more, paghi per vivere se no sbarre e camicie di forza. Lottare mentre si negano fabbrica e scuole, vuol dire affermare un nuovo modo di vivere, di far politi– ca, di fare delle scelte partendo dalle contraddizioni che ti coinvol– gono in prima persona: respirare non perché ce lo dicono i • sacri te– sti • ma perché io lo voglio, tu lo vuoi e questa società ce lo impe– disce! Stiamo attenti però a non fissare le nostre scelte alternative come le più giuste, le uniche e sacrosante verità, tutto il resto merda I No nessuno ha la verità totale in ta– sca. Noi di Re Nudo siamo dentro a questa lotta, siamo una componen– te del movimento, sappiamo di In– tervenire su alcuni problemi non su tutti. Siamo Indispensabili, certo, abbiamo bisogno di STARE IN COR– DONE con tutte le altre componenti della sinistra di classe. Si può anzi si deve coesistere senza mitizzare le proprie quattro zolle come l'unico prato di questo mondo. La risu n– te è il modo di essere del movl to. Ecco perché • SIAMO TAN VIVERE VIVE DIS CR Lo Interviene quindi la compagna Pa– trizia, esponente del movimento femminista. Dopo avere precisato che • come donne siamo sempre state underground, abbiamo sempre vissuto una situazione di under– ground•·, ha così proseguito: • il contributo che noi tentiamo di por– tare qui, tirando fuori anche un po' della nostra esperienza di parecchi anni. Prima il compagno diceva che non basta appunto dire vogliamo u– na·vita diversa, bisogna anche crea– re degli strumenti diversi per fare sì che questa vita sia effettivamen– te poi non una buffonata, un'ennesi– ma fregatura. Ecco io penso che le donne hanno cominciato un proces– so molto grosso che io definisco proprio essenziale, vitale, che è il· processo dell'auto-coscienza ed è, il riunirsi tra donne, Il riuscire effet– tivamente a parlare del propri pro– blemi, a non vivere più di questa frattura per cui ·Il politico è quello che fanno chissà chi, fuori, ecc. ma il politico è quello che viviamo tut– ti i giorni, sono i rapporti, i nostri rapporti con l'uomo, sono i nostri rapporti con il mondo del lavoro, sono i nostri rapporti con noi stes– si, con tutto, è un processo estrema– mente difficile ma è un processo estremamente necessario che ogni persona deve riuscire ad affrontare. Per me, come donna, che partecipo a gruppi di autocoscienza da quattro anni, è molto dlfficil-e poter dire fac– ciamo dei gruppi di autocoscienza misti dove uomini -e donne si con– frontano sui sentimenti, sui proble– mi critioi dell'insicurezza, sull'attivi– tà, sulle storie familiari che ci stan– no alle spalle, sull'opp·ressione poi come si è venuta 'Concretizzando dentro di noi. Quindi mi è molto difficile dire a– desso noi offriamo come movimen– to femminista questa possibilità (facciamo dei gruppi). In questo momento ho questa proposta che io rivolgo a voi: senza un processo di auto-coscienza e senza un processo di comprensione della nostra vita, del proprio vissuto, del proprio pas– sato ecc., non è possibile parlare di nessun rapporto alternativo, di nessun tipo di vita alternativa. Ri– mangono ancora tentativi giustissi– mi che voi potete aver fatto a livel– lo di tempo libero, di vita comune ma rimane il fatto, se ·non c'è un confronto tra uomo e donna, che di fatto è un rapporto che Implica tan– tissime cose, ml sa che rimaniamo sempre su un liveHo di generalità tale che lascia tutti scontenti. RE NUD0/5 Nel corso del suo ricco Intervento Patrizia ha anche ricordato come certe battaglie come quella per la liberalizzazionè dell'aborto siano e– stremamente riduttive se non cor– rispondono a una presa di coscien– za del problema da parte delle don– ne e quindi a una capacità di gestir– lo in modo alternativo attraverso, per esempio, la creazione di ambu– latori e consultori per un discorso di riapproprlazion.e del proprio cor– po a livello di conoscenza in tutti i sensi, anche medica, se no la so– la battaglia per una legge permis– siva, rischia di ridurre le donne co– me in Giappone dove l'unico • an– ticoncezionale • autorizzato è l'abor– to e dove una donna abortisce de– cine di volte nella sua vita. • L'assenza delle donne qui, la con– tinuità dell'assenza delle donne, il non tematizzare questa assenza, il fatto che non ci si dia gli strumenti per risolverla, questa assenza co– stituisce una contraddizione all'in– terno del movimento ohe, se non è risolta, annulla tutti gli altri discorsi e quindi la proposta ai compagni è quella di prenderne coscienza, non soltanto di parlarne perché se si parla, se si dice: • .c'è il proble– ma delle donne • e ci si ferma lì è come quando si parla di rivoluzione e poi la rivoluzione non c'è mai ,:iella vita quotidiana. E così per le compagne c'è questo problema di passività che è una passività sia soggettiva, cioè che ha delle inibi– zioni, delle ragioni interne, (che pe– rò sono esse stesse un risultàto storico) sia oggettiva. E_ le compagne devono diventare at– tive prendendo coscienza personal– mente de:lla loro posizione, di quel– lo che fanno, di che cosa vuol dire .per loro underground,. di qual è il tipo di partecipazione che hanno in ~uesti movimenti, non solo nella sinis~r-a •extraparlamentare. Giuseppe di Stanza Editrice di Ro– ma Abbiamo In programma diversi hap– pening organizzati in tutta Italia. A Milano, presso la sede di Re Nudo, a Roma, presso Bit '72, a Torino, in cooperazione con la Cooperativa E– lettrfca, a Bologna grazie soprattut– to all'interessamento di Piero che sta già contattando I gruppi di Bari, Varese Pavia per Iniziative analo– ghe. Quello che uscirà da questi happening verrà successivamente condensat!J· In una antologia che ha come scopo anche lo sviluppo di nuovi, e sempre più vivi contatti.

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