RE NUDO - Anno IV - n. 23 - 1973

PER VIVERE RE NUD0/21 Quello che colpisce nel racconto di Maria è •l'inevitabilità• della sua storia. Prostitute non si nasce, appunto. Però si nasce donne, prima di tutto, e poi in una famiglia dove la miseria economica ha portato alla disperazione e alla miseria morale. Senza affetto, senza sicurezza, senza possibilità di studiare. di imparare un mestiere, né, poi, di esercitarlo e senza possibilità di sbagliare. ----------------------------------,1 prezzo di un errore è quasi sempre inversamente proporzionale alla capacità I miei non mi potevano tenere, mia madre va in giro a domandare l'ele– mosina, mio padre non fa niente ed è sempre ubriaco. Una volta che mia madre ha tentato di difendermi da mio padre che mi pichiava, lui con la roncola l'ha ta– gliata qui all'orecchio. Sono stata anche al Gottolengo, in Sardegna, avevo 9 anni. Non ho capito che ci facevo io in mezzo a quei mostri, mezzi monchi, nemmeno capaci di parlare. A scuola non mi hanno mai manda– to, in collegio c'era solo la prima elementare. Per me non si nasce prostitute. Oggi, quando scrivono di me come mi chiamano i giornali? Ma il mio passato vorrà dire qual– cosa, quello non lo raccontano. per oltraggi o di pagarlo. La vita di Maria è un piano inclinato che finisce in carcere o in ma– nicomio, in un ospizio o in un prato di periferia. Se vi proponiamo questa testimonianza, non è per commuovervi su un infer– no privato, ma è per chiederci come mai in Italia (e altrove) sono milioni gli inferni di questo genere. Sono milioni gli uomini e le donne che inevitabil– mente sono coinvolti in esperienze via via sempre più allucinanti nella spe– ranza sempre più debole di riuscire a tirarsi fuori. Nelle parole di Maria. estratte da una registrazione, c'è una grande stanchezza, ma anche tanta sensibilità nonostante tutto. Quale potenziale di riflessione, creatività, quale immensa capacità di lavoro e di impegno, quanto bisogno di amore e di felicità che tanti e tante come Maria potrebbero offrire vanno di– spersi e distrutti da un feroce meccanismo di selezione, certo non lo sapremo mai. Quello che ,sappiamo invece è su chi ricade la responsabilità di tutto questo. E' sempre lo stesso dannato sviluppo del processo capitalistico che da un lato torchia gli operai e intensifica i ritmi e dall'altro respinge sempre più pro– letari ai margini della produzione e della • vita civile •; è sempre lui che, espor– tando capitali, ruba due volte a chi quei capitali ha prodotto, è sempre lui che si paga un sistema repressivo che colpisce il movimento degli operai dei con– tadini e degli studenti (cioè di coloro che producono). ma che colpisce anche le rivolte e la disperazione di coloro che sono costretti a non produrre o che non vogliono farlo a certe condizioni. Marx chiamava • esercito di riserva • tutti gli uomini e le donne che non trovano lavoro e chiamava • esercito occupato • gli altri. Questa parola • eser– cito • rende bene l'inquadramento e la disciplina di due parti di un tutto unico che deve, nelle intenzioni dei padroni. sottostare ad un'autorità: il capitale. Questo tutto unico è il proletariato. Marx aveva anche previsto che l'esercito di riserva sarebbe sempre aumentato, creando una immensa massa di • diseredati •. Aveva visto giusto. E allora ri– cordiamoci anche che Marx chiamava alla guida della rivoluzione non solo il movimento operaio, ma (alla rivoluzione) tutto il proletariato. E facciamo nostra la perseveranza con cui Lenin chiamava nell'organizzazione tutti gli strati della classe sfruttata, che oggi da noi sono: anche i contadini senza terra e senza lavoro, gli immigrati che non lo trovano, gli inurbati nelle grandi periferie urbane meridionali che non lo hanno mai trovato, tutti gli uomini e le donne che vivono di mille piccoli espedienti, furberie e vendite di tutto e prima di tutto di sè stessi. Il sotto proletariato, quello che il compagno Marx trattava così male, è un'al– tra cosa e ne parleremo. Ma certe analisi di classe che ricacciano nel sotto– proletariato milioni di proletari italiani e (per esempio) tre quarti dell'America Latina, quelle analisi le lasciamo a certi professorini • m.l. •. Noi, nelle parole e nella vita di Maria riconosciamo la possibilità di un recupe– ro alla lotta di classe. Dipende anche da noi.

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