RE NUDO - Anno IV - n. 23 - 1973

RE NUD0/14 nizzazione mafiosa della nostra mu– sica, la spinta anticapitalistlca è di fatto, per sua natura, essenzialmen– te giovanile. Ecco tutto. Ma a G. Pintor queste cose non sembrano serie e ci ricorda come la nuova generazione abbia preso coscienza di • ben altri meccanismi di sfruttamento •. A casa nostra (e fino a prova contraria anche a casa del Manifesto) non esistono mec– canismi di sfruttamento di I Il e ili categoria; esiste un capitalismo, esiste uno sfruttamento articolato a diversi livelli e proprio per que– sto è bene che di tutti questi livelli si prenda coscienza. O no? E veniamo alla Rosa Luxemburg, a Frank Zappa e al • dualismo cultu– rale •. Non ricordo quella frase di Rosa Luxemburg, e non so quindi in che contesto sia e che significato abbia. Cosa vuol dire infatti che • ogni espressione culturale in epo– ca borghese è patrimonio della bor– ghesia? Che è organizzata dalla borghesia? che esprime valori bor– ghesi. che è gestita dalla borghe– sia? L'abitudine (non solo di G. Pin– tor) di citare dieci parole di un • testo sacro • a puntello delle pro– prie affermazioni è diventata una monomania tenebrosa. In questo modo chiunque può far dire a chiunque qualunque cosa. • O ·siamo già riusciti a creare un dualismo culturale e a prefigurare nei fatti artistici la società socia– lista? • Parole in libertà. Nessuno di noi prefigura, come nessuno di noi previve; invece ognuno di noi soffre una contraddizione fra la so– cietà in cui vorrebbe vivere e quel– la in cui è costretto a vivere, fra l'uomo che vorrebbe essere e quel– lo che è. Questa contraddizione viene fuori (deve venir fuori) a tutti i livelli: nella • lotta propriamente detta • nei rapporti familiari e so– ciali, nel luogo di lavoro, nell'utiliz– zazione dello scarso tempo libero e anche nella produzione di fatti cul– turali. In questo senso esiste una musica nostra, una poesia nostra, come la musica di Paolo Ciarchi e degli Area per esempio. Esistono cioè dei compagni che sanno (cer– cano, vogliono) esprimere a livello di sensazione (la musica appunto) il nostro patrimonio di rabbia, di lotta, di coscienza e di speranza. E allora noi in questa musica ci riconosciamo. In quanto a Stampa Alternativa, è indubbio che l'espressione • i pa– lalido saranno i nostri Vietnam • sia azzardata e si presti a interpre– tazioni equivoche, ma è anche ov– vio che S.A. si riferiva alla spinta anticapltalistica che esiste nella lotta per una diversa gestione del– la musica pop. Le interpretazioni diffamatorie (che non servono a fa. re chiarezza) lasciamole alla stam– pa borghese: a ognuno il suo me– stiere. E cosl arriviamo a Gramsèi. Questi 50 anni, secondo G. Pintor, sono passati senza lasciare tracce, se si richiama all'arfe nazional popolare di Gramsci. C'è stata da allora una crisi del capitalismo internaziona– le, una guerra e, per quanto ci ri– guarda come paese, la fine del fa. scisma, 25 anni di regime demo– cristiano e il passaggio da un'eco– nomia industriale, con migrazioni di carattere biblico dal sud al nord, dalle campagne alle città, con tra– sformazioni profonde nell'organiz– zazione del lavoro, con crisi terri– bili di valori, di culture, di abitu- dinl, di costumi, di tradizioni, di mentalità, di linguaggio, di idee e di esigenze. E c'è ancora chi parla di • arte nazional popolare • Gram– sci diceva anche che bisogna sal– dare le lotte dei contadini del sud alle 'lotte degli operai del nord: al– lora adesso che 8 milioni di con– tadini hanno lasciato la terra che cosa facciamo? Chiudiamo bottega, andiamo a pascolare le capre o ri– facciamo l'analisi delle classi? Chiusa la parentesi. Cosa vuol dire • arte nazional po– polare• oggi, in un mondo capita– lista sempre più disgregato e sem– pre più uguale? Ma dawero crede G. Pintor che i francesi devono far– si la loro musichina e noi la no– stra e gli inglesi la loro, ispiran– dosi rispettivamente ai canti degli operai tessili, ai cori delle mondi– ne e alle danze scozzesi? La real– tà di oggi e non solo la realtà cul– turale, ma sociale, economica e po– litica generale è una realtà senza frontiere. Questo naturalmente non significa assenza di radici storiche. Nella musica degli Area per esem– pio, che è una musica dannatamen– te europea ed europea del sud, si awertono influenze greche e forse anche arabe che appartengono alla nostra storia e alla nostra cultura, in una visione più ampia e meno provinciale di quella dei confini pa– trii alla quale ci richiama il Pintor. E per finire no, non è vero che • i fenomeni cultura e fenomeni com– merciali • siano indissolubilmente legati e nemmeno in una società borghese. Siamo stupiti di come ignori che ogni popolo ha espresso una sua cultura a fianco e spesso in antitesi a quella della classe do– minante. Le canzoni di protesta contro la guerra nell'800, quelle del– la malavita, i cori sardi e le awen– ture dei cantastorie siciliani non erano fatti commerciali, quando era– no autentica espressione popolare in quel dato momento storico. Ora noi riconosciamo le nostre origini nella cultura popolare, non nella cultura borghese, quella sl legata inevitabilmente al business. La cul– tura alternativa altro non è che la cultura popolare del nostro tempo e per questo diventiamo feroci quando questo sistema, sempre più articolato e diabolico, riesce ad im– padronirsene e, snaturandola, ce la ripropone ai • prezzi di mercato •. Naturalmente siamo consapevoli che non è tutto cosl semplice. È evidente a tutti che una parte del pubblico dei concerti è totalmente spoliticizzata e ricerca solo una ru– morosa evasione, è anche chiaro (non a tutti) che diversi complessi che si dicono compagni non so– no altro che re vestiti e sarà la loro stessa musica a smascherarli pri– ma o poi. Ma queste osservazioni non tolgono validità al fondamento del nostro discorso, perché qualun– que movimento di lotta e di idee non cresce bene ordinato e senza contraddizioni come uno schemino mentale. In un movimento che na– sce c'è moltissimo da capire, le let– tere opinione livide e astiose aiu– tano pochissimo a fare chiarezza. Per questo abbiamo risposto con tono pacato, cercando ancora una volta di .affrontare le contraddizioni in seno al popolo da compagni, sen– za battute e citazioni inconsulte. Almeno finché pensiamo che Gial– me Pintor sia un compagno e non un abile piccolo business man del giornalismo musicale. CIAMPINI 8 JACKSON

RkJQdWJsaXNoZXIy