RE NUDO - Anno III - n. 16 - novembre 1972

co1ne il sistema.si \erve deg1i agenti-hippyper reprin1ere m eg Jio Uno strano giovanotto mi prega d'aspettare un momento. Porta un giacchettone di cuoio mezzo nero mezzo rosso, con impressi i distin– tivi più strani, di squadre america– ne di baseball, di club nautici sul– la Costa Azzurra, d'associazioni giapponesi indecifrabili. I calzoni sono di tipo inglese, a tubo, stac– cati. a metà da due assurde ginoc– chiere gialle. Che cosa ci fa un tipo del genere in una caserma? Già, perché mi trovo proprio in una caserma, e l'individuo che mi sta di fronte è, nonostante l'abbiglia– mento un carabiniere. In questo momento è di piantone. Sono nella sede segreta della cen– trale dove opera il più specializza– to reparto dell'Arma, da cui dipen– dono tutti i nuclei antidroga ope– ranti in Italia e che funge da cer– vello per la lotta contro gli stu– pefacenti condotta assieme alle migliaia di reparti dislocati nel ter– ritorio nazionale. Qui si tengono i corsi che m'inte– ressano: quelli che trasformano un soldato erede della proverbiale più rigida, impeccabile tradizione mili– tare e disciplinare italiana in un vero hippie. Tutti i lettori avranno notato con quanta frequenza la cronaca ripor– ti le notizie di trafficanti e di grup– pi di consumatori delle più varie droghe smascherati ed arrestati da carabinieri travestiti da capelloni. Ebbene: dopo una breve attesa ec– comi di fronte all'uomo che « sa tutto », un ufficiale ormai da pa– recchio in servizio in questo setto– re: è lui che trasforma i carabinie– ri in capelloni. « Mi spieghi come fanno a diven– tare capelloni?», domando; « Usa– no delle parrucche? E come fan– no ad imparare un gergo cosl spe– ciale come quello degli hippies, a simulare una mentalità tanto par– ticolare? Insomma come può riu– scire un ragazzo abituato ad un comportamento molto rigido ad en– trare in un mondo a tal punto di– verso ed esclusivo? Si dice spes– so che gli hippies sono quasi una razza a parte: o ti riconoscono co– me uno dei loro o non ti accetta– no. Impartite nel corso le lezioni specifiche per risolvere questo pro– blema?». « LE LORO MOGLI NON SI LAMENTANO,. « Macché parrucca! », mi risponde l'ufficiale. « La trasformazione del carabiniere che opera "sotto co– pertura", come diciamo noi, deve essere radicale. Si lascia crescere i capelli o la barba per sempre. Potrà tagliarseli di nuovo soltan– to se verrà destinato ad altro in– carico. Questa trasformazione ra– dicale vale anche per il linguaggio ed entro certi limiti anche per la ·mentalità, almeno nel senso di· saperla adattare. In caserma il no– stro finto capellone rimane un cara– biniere, anche se rientra nella sua cameretta alle quattro di notte e di giorno dorme. Ma anche tra noi parliamo spesso in quel modo, come gli hippies, per abituarci. E' questa la scuola più importante,· che comincia naturalmente durante il vero e proprio corso nelle lezioni sulle tecniche del nostro lavoro. Tenga presente che ad esso giun– gono in genere elementi già sele- ìionati negli impiE1ghi normali del– l'Arma e che Ja·percentuale di quel– li che vengono rinviati ai reparti do– po i primi giorni di prova è spesso notevole. Quelli che restano sono spesso giovani con titolo di studio elevato e ottimi conoscitori di lin– gue estere od altri nei quali co– munque si avverte un naturale istin– to che li rende idonei all'impiego. Il primo periodo è. certo molto duro. « La nostra divisa è molto impe– gnativa», continua l'ufficiale « com– porta che chi la indossa manten– ga una certa linea. Qui bisogna imparare proprio la linea contraria. Lo consiglio sempre: buttarsi, at– taccare con un certo ambiente, pe– netrare in quel mondo e farsi l'orec– chio, l'abitudine e naturalmente an– che l'abito ... ». « Ma i suoi uomini non indossano mai l'uniforme, magari in qualche particolare circostanza?». « No di certo!», replica l'ufficiale. « E se li riconoscono? ». « Senta », insisto; « tra questi cara– binieri ce ne sarà qualcuno spo– sato. Non protestano le mogli per questo marito che va in giro la not– te e dorme di giorno?». « Non si è mai verificato. Suppon– go che siano contagiate anch'esse dalla "fede antidroga", che tiene in piedi il morale del reparto ... ». « Non c'è il pericolo che qualcuno si lasci tentare da un ambiente che . tanto affascina i giovani?». « I nuovi elementi », mi spiega il mio interlocutore, « vengono sele– zionati, seguiti, controllati sinché non ne siamo sicuri. Chiediamo: "che hai fatto?", "dove sei stato?", "cosa pensi?" eccetera. Al minimo. dubbio, non dico sospetto li scar– tiamo. Non si è mai verificato nep– pure un solo caso di corruzione: è il nostro orgoglio ». « COME HO CAPITO LA LORO MENTALITA' » Ora sono a colloquio con uno di questi uomini d'acciaio: il nome non interessa. Gli chiedo: « Non si trova mai a disagio a contatto di persone che hanno Idee tanto dif– ferenti dalle sue? Capisce sempre quel che dicono? ». « Ma queste idee le conosco me– glio io », mi risponde. « Leggo i lo– ro giornali. Sono entrato in tanti ambienti che difficjlmente posso in– contrare qualcuno più pratico». Continuo: « Come mai si è deciso ad entrare nell'antidroga? Ci si tro– va bene?». « Forse perché in me, sin da ra– gazzo, c'è stato un certo spirito avventuroso. Non solo mi trovo be– ne ma sono proprio contento. Con il mio lavoro non soltanto difendo la legge ma soprattutto so di esse– re utile al prossimo. Tutti i cara– binieri sono moderni ». « Quando l'hanno informata che avrebbe dovuto lasciarsi crescere i capelli e diventare capellone cosa ha pensato?». « Che mi sarebbe costato· diverse rinunce». « Quali per esempio?». « Quella di farmi vedere in pubbli– co con i miei veri amici ». « Se le offrono la droga per usarla come se la cava?». « Guardi che un "filo d'erba", come si .dice in gergo, cioè una sigaretta alla', marijuana, va sulle mille lire. In genere non si offre. E si tratta

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