RE NUDO - Anno II - n. 8 - ottobre 1971
Finalmente. E' la parola ripetuta con più frequenza al nostro Festi– val, riassume la gioia dei diecimila « underground » della stampa bor– ghese, per noi la gioia di tanti com– pagni per un modo diverso di vi– vere la musica. Non vogliamo ec- . cedere in trionfalismi, ma finalmen– te non c'era Vittoria e i celerini, il biglietto da pagare e la casa di– scografica a sfruttare, il verde e i boschi sostituivano il cemento e le vetrate dei palazzetti dello sport, tutto questo vissuto insieme per più di 24 ore, così che il potenziale comunicativo non è stato represso a suon di lacrimogeno, finalmente noi tutti abbiamo imparato cosa vuol dire « fare musica». Fare musica infatti per noi vuol di– re, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, uscire dallo schema go– dimento artistico come consumo di oggetti per entrare in quello alter– nativo di musica (nel nostro ca– so) come consumo di rapporti, quindi rifiuto di essere ammassati negli stadi per consumare un pro– dotto che arricchisce i soliti pa– droni. Utopia? Si' se si pensa alla poten– za dell'industria discografica e dei mezzi ricattatori che possiede nei nostri confronti (chi rinuncerebbe al concerto di F. Zappa anche se organizzato da Agnelli e Pirelli?), no se si pensa che il primo scopo degli industriali del disco era quel– lo di vendere la « nostra musica » come oggetto, senza pensare che la stessa contiene atteggiamenti pericolosamente e potenzialmente alternativi. Quindi il discorso ritorna a Balla– bio dove pur mancando i profes– sionisti dell'underground abbiamo scoperto che i veri protagonisti siamo solo noi, il tecnicismo e il perfezionismo nelle esecuzioni so– no al servizio del messaggio poli– tico che la musica contiene. Costruire perciò basi alternative per contenuti alternativi, che non vuol dire ignorare la musica anglo -sassone e i vari gruppi super-fa– mosissimi, ma vuol dire inserire an– che questi nella nostra proposta. Un esempio chiarificatore ci viene ora dall'Inghilterra. Dopo l'arresto dei compagni di « oz » la nota rivista underground inglese i Traffic, gli Who, M. Jagger, John Lennon hanno tenuto concer– ti per raccogliere fondi per la cauzione. Il biglietto in questo caso non era un furto, era un modo per aiutare e sostenere quello che si può defi– nire il « Movement » britannico. I concerti perciò se organizzati da noi, e per noi naturalmente non intendo solo « Re Nudo», possono anche avere un prezzo che non è mercificazione ma chiara scelta politica, cioè ulteriori possibilità di diffondere giornali, aprire sedi, or– ganizzare sempre più spettacoli free. Certo, free-libero non vuol dire es– senzialmente gratuito ma fuori dal– le strutture borghesi, perciò il prez– zo nostro che non sarà mai delle merdose cifre dei loro, non finirà con l'ingrassare le già misere ta– sche, dei renudisti o chi per loro, ma sarà dettato da bisogni contin- genti come affitto del teatro, spese varie per pubblicità ecc; Ballabio ci ha insegnato molte co– se, ma per non fermarsi bisognerà continuare il discorso, ampliarlo, discuterlo e se quelli sopracitati vi sembrano i pensieri di un vecchio contabile scusateci; lottare vuol di– re anche essere chiari e compren- :::: ,~) A mezzogiorno tre ore prima del– l'Inizio,· c'erano già quasi duemila persone sul prato. Ma « persone » non rende bene l'idea: erano due– mila compagni, duemlla amici, ami– cl con I quali se cl si trova per caso In un gruppo, sul tram, al ci– nema, eccetera, si trova subito uno sguardo d'Intesa. E' stato a questo punto che abbia– mo capito che il festival era riusci– to: nonostante tutti I pessimismi, le paure, il terrore di commettere uno sbaglio, di capitare In due giorni di brutto tempo e di trovarsi con Il culo per terra. Tre ore dopo c'erano almeno cin– quemila persone: sacchi a pelo, gruppi già formati, altri In via di formazione; c'erano I giovani della :·:: •••• 'f• . : , ·//- ReNudo pop festival di Ballabio sibili e per continuare il festival di settembre è necessario compren– dere che dobbiamo essere tutti e non gli « organizzatori » a costrui– re la musica. La lotta di classe non si fa con la musica pop, ma i sapienti dovranno ammettere che a Ballabio il padro– ne proprio non c'era. BALLABIO: MUSICA, BANDIERE ERBA, DUE GIORNI COMUNISMO cc cintura » di Milano, quelli di Bre– ra, quelli di Lotta Continua che se ne erano fregati delle Indicazioni di alcuni dei loro dirigenti e che erano venuti su come gli altri, quel– li che non credono che la musica freefolkpop sia una cosa che se piace cl si deve vergognare, che si deve essere orgoglioso solo di fare il cc vero » militante, serio, pre. parato, sempre davanti alla fabbrica; che se poi a quelli più giovani pia– ce un prato, aria buona, un panino e un po' di musica allora è un Hippy che per i gran cap_i è poco meno che un delinquente. Una fra– se come questa può apparire qua– lunquistica: ma chi la vede cosi non ha chiara la distinzione fra vecchio e nuovo modo di fare po– litica.
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