RE NUDO - Anno II - n. 2 - gennaio-febbraio 1971
RE NUDO/ 4 I COMPAGNO DIFENDITI, I La repressione del reati politici è quel complesso di mezzi intimida– tori, esemplari, punitivi attuati al fine di decapitare i gruppi politici di contestazione e distoglierli con la violenza legale dall'attività poli– tica. Da ciò se ne deduce che il livello della repressione varia a seconda di alcuni fattori come: la situazione internazionale, la situa– zione interna, il livello delle lotte di classe in atto, l'atteggiamento dei partiti, gli obiettivi del governo, eccetera. In linea generale si può dire che la pesantezza della repres– sione varia a seconda della qualità e della quantità degli interessi di classe messi in discussione, e che l'attuazione concreta della repres– sione awiene di solito non nel mo– mento di massima tensione delle lotte, ma successivamente durante il loro naturale momento di riflusso o stasi. Lo stato possiede, per poter attua– re la repressione, dei settori buro– cratici estremamente importanti e complessi, essi sono: i corpi di po– lizia e carabinieri e la magistra– tura. I corpi di polizia (PS, squadra poli– tica, reparti speciali) e i carabinie– ri dipendono direttamente dalla questura, dal ministero dell'interno e dal governo. Essi sono quindi l'espressione diretta degli interessi di classe dello stato. Essi possono difendere questi interessi anche at– traverso la violenza legalizzata (ca– riche « caroselli » sevizie, sparato– rie, ecc.) e senza che una qualche responsabilità possa sorgere nei lo– ro confronti. Caratteristica di questi corpi è il fatto che sono liberi di sottoporre a processo le persone e le collet– tività di persone che ritengono - per loro valutazione o per valuta– zione politica del governo o per l'atmosfera creata dalla stampa dei padroni - di dover togliere di mezzo. Ciò awiene attraverso i meccanismi seguenti: arresto, fer– mo, ordine di comparizione (ve– dremo sui prossimi numeri di « Re Nudo,. cosa sono di preciso). Di fatto questo è l'elemento fondamen– tale che distingue la polizia dal giudice. Accusare e decidere di far seguire un processo ad una persona è infatti uno dei compiti principali della polizia, anche se formalmente il potere di iniziare •m processo appartiene al pubbli– co ministero. La pesantezza della repressione non so'o varia, ma è In buona parte imprevedibile. Il concetto che o non dobbiamo assolutamente di– menticare è questo: anche se può capitare che il giudice non dia completamente ascolto alle accuse della polizia, esse sono sufficienti, di per sé, ad incriminare, arrestare o far detenere, anche per mesi, una persona o più persone Ideolo– gicamente legate fra di loro. Incriminare vuol dire accusare, cioè sottoporre a processo. Per es– sere condannati occorre che le prove dell'accusa siano provate. Ma per essere incriminati questo non è necessariamente vero, anzi peggio, le accuse della polizia pos– sono poggiare su prove artificiosa– mente costruite. Le conseguenze dell'incriminazione possono essere gravi, a parte il procedimento di causa ci sono seccature con il passaporto, intimidazioni, difficoltà familiari, pericolo di un mandato di arresto, eccetera. La magistratura, invece, ·interviene a un livello di repressione diverso e più sofisticato di quello della polizia. Essa ha il compito di pu– nire i comportamenti politici che la polizia ha valutato come reati, ciò può awenire ancora prima della condanna con l'emissione di un mandato di cattura e conseguente incarcerazione, oppure con la de– cisione di condanna alla fine del processo. La repressione a livello di magistratura è ancora meno pre– vedibile ed inquadrabile di quella della polizia. Anzitutto non vi è formalmente collegamento diretto fra governo e magistratura, ma checché se ne dica esso esiste di fatto a livello ideologico. Poi ogni magistrato ha conoscenze tecniche del diritto e capacità di valutazioni tali che il loro comportamento non è prefigurabile in via generale. La magistratura, di fatto, non ha il compito di iniziare il processo, se lo trova già preformato dalle accu– se di polizia e su tale base, più le attitudini personali del magistra– to, vengono emessi mandati, con– danne, eccetera. L'azione del giu– dice è quindi più mediata seppure formalmente più decisiva di quella della polizia, che non può formal– mente né condannare né emettere mandati di cattura, in riferimento alla repressione. Non dimentichia– mo, tuttavia, che le capacità di– screzionali del magistrato sono limitate, esse si trovano infatti sem– pre di fronte al sistema delle nor– me e delle leggi e questo sistema è fascista e sistematicamente anti– democratico. (segue al prossimo numero) DOVE A S. VITTORE Se finito l'ultimo interrogatorio non ti dicono più niente e dopo un paio d'ore ti fanno scendere le scale che portano al cortile interno, al– lora vuol dire che sei fregato: vai dritto a S. Vittore; il groppo in gola che ti prende in quel momento ti resterà per un bel pezzo. Quando però ti si apre il grande portone secondario del carcere devi impor– ti di accettare la tua nuova condi– zione, hai esattamente tre minuti per assumere un atteggiamento for– te e dignitoso; sono i tre minuti che impieghi ad attraversare corri– doi e porte di ferro che ti portano all'ufficio matricola. Qui sei ancora nel limbo, nell'anticamera del « rag– gio», se arrivi di giorno potrai in– trawedere gli awocati che vanno avanti e indietro, una macchina per il caffè; in una delle tante sa– lette che sboccano sul corridoio, parlerai dopo qualche giorno con il pubblico ministero e infine con il tuo awocato, con il giudice. Quando entri in matricola, ti inco– minciano a studiare, ti prendono le generalità, le impronte digitali, ti domandano se hai segni partico– lari '(tatuaggi o cicatrici); tutto que– sto viene fatto nel modo più bru– sco e sgarbato per controllare le tue reazioni, per classificarti. In genere la reazione dei compagni studenti che per la prima volta vanno in carcere è assolutamente passiva, timorosa e ossequiente; subiscono tutte le angherie possi– bili e immaginabili e questo è sba– gliato e controproducente, sia nel confronti degli altri detenuti che parlano fra di loro e sia nei con– fronti delle guardie carcerarie che davanti a situazioni del genere, di– ventano più aggressive e più Intol– leranti. Allora compagno non devi lasciarti abbattere, i momenti di sconforto tienili per la sera, quan– do sei sdraiato in cella a fissare il soffitto. Alle domande che ti fanno rispon– di a voce alta, ferma, senza ag– giungere altro. Se sei finito den– tro dopo una manifestazione o co– munque per qualcosa attinente al– la politica, cercheranno di « chiac– chierare» amichevolmente o ti provocheranno con parole grosse. In entrambi i casi non dire niente, sii evasivo, Il loro obbiettivo è capire se puoi essere « pericoloso " e se quindi ti devono-Isolare. La maggior parte dei casi l'isolamento per i compagni significa andare ai « topi » (cella di punizione) per– ché col carcere sovraffollato è dif– ficile che possano disporre di cel- • le normali a tre letti per una per– sona sola. Le celle di punizione sono -ancora più piccole delle al– tre. Se vi mandano ai topi per tenervi isolati e senza quindi es– sere stati puniti, avete diritto a 4 ore di aria al giorno come tutti gli altri; per pigrizia invece le guar– die a volte cercheranno di farvene fare solo due, dato che siete in– sieme ai puniti. In genere i com– pagni, appena arrivati non sapen– do quali sono i loro diritti non protestano, invece è importante an- TABELLA GIORNALIER VITTO IN CARCERE Q) Q) .; .; :::l o Il) ~ Il) Q) o Il) G) .; Q) .. e e o o Q) "iii - .; Il) Q) > e c. "' E ~ Cl) :':: CO .,.,_ =a rn:::, CD o Il) E~_g G) > a> ·o .. =-o- G) o o·~ u 0 Eo .. ggo ca iii e.! u rn:::, e ai ~t!E Cl COCO e O-~-~ .o a.-- G) ~cd-; ii -~~-E e ~o 8: ca ~ ·o E a. o - ., e- ~"' .. = ~~~ - G) i c:a ~ U) :;: t! ·e, ca "gg!! - mS:-cù G) ~~j e -'O= Ore 7 Ore 10,30 lunedì Pane (4 etti) Minestra Caffelatte Provolone (g. 50) 4 mele Martedì Pane ( 4 etti I Risotto Caffelatte Patate lesse 4 mele Provolone (g. 50) Mercoledì Ore 16,30 Minestra 1 uovo sodo Minestra Mortadella (g. 20) Pane (4 etti) Minestra Minestra . Caffelatte Manzo bollito (g. 50) Mortadella (g. 20) 4 mele GiovecR (La tabella ufficiale pre– scrive g. 100. Non viene rispettata) Pane (4 etti) Pasta Caffelatte Provolone (g. 50) 4 mele Mortadella (g. 20) 2 limoni Venercll Pane (4 etti) Risotto Caffelatte Baccalà (g. 120) 4 mele Sabato Pane (4 etti) Minestra Caffelatte Provolone (g. 50) 4 mele Minestra 1 uovo Minestra Mortadella (g. 20) Minestra 1 uovo Domenica Pane (4 etti) Caffelatte Pasta Minestra 4 mele Manzo al sugo di Mortadella (g. 20) pomodoro (g. 100)
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