Rivista Critica del Socialismo - 11-12 - nov-dic 1899
IL :UBTODO NEL CAPITAL8 DI KAllL MA.IIX 997 il teorico definiti,o e piìt grande del concetto classico del valore, arri va a scorg-cre che il valore non è una qnnlche cosa d' intrinseco 11lla,merce (ricchezza), ma eg-!i è condotto per ultm g·uisa dalla . StHL analisi alla, riferma del metodo obbietti,·o, distinguendo nel valore ht sostanza dalla :,;11,1 forma. Jn )Iarx, il valore è l'attributo di quella .for,,ia sociale di ricchezza che è la merce. E questo at– tributo è cosi int imamente e logicamente con11esso a.lla. nozione di merce. e alla sua can:-;). ol'igina ria, il lavoro, che si pnò, som– mando gli elementi compositi,·i della ricchezz<t, par lare di un valore compleRsiYOdella ricchezza. sociale. Sotto ta,le nozione concett uale estrema, in cui si parla d' un vnlore totale della, ricche1.zu , è chiaro che la. sostan:,a resta nuda di forma . La sostanza del valore, o sempl.i~emenle valore, è la. quantità di lavoro che !e cose corporee nttl1 esprimono, la. quale sost11nza, à un' esplicazione fenomcriic<iat.trave1·so la forma che manifesta nel\' atto in cui urm parte della ricchezza, si scambiu. contro un' alt1·a pai-te q11als.iasi di essa.. Ora. RC si parla di un valore totale , l'a ttrib uto asLratto non si può l;'iù adeg uare i11 una, forma concreta, pe ..cuè manca l'altro termme che necessita, alla sua esplicazione formale. A è un valore, la cui forma si manifesta nell'atto di scambio di A con B. Se A esprime tuLla la ricchezza esiste nte nessuno fg;t1~ ~11~\~~!~~r~o~ t1~~t\ 1 g• Jfe\1~: ~ ~r!t~aWiig!~1Lt~~ i ~lt~.a- Ma un va!ore_chc non può avere esplicaz ioue reale~ liii mero dato della mente. Dunque la Hg-urazione obbiettiva, deqlt clementi del valore ci conduce ali' irrculità. 1:: proprio a, t1l punto che la critica edonistica assale il me– todo obbiettivo delle considerazioni economiche. Astraendo dal- 1' 1ttili/,t't, delle cose. come 111apremessa onnip 1·csente di essa, non si può più con ef:attezza anal itica seguire la for11ta del valore a seconda della dh·cr::;:a quantitit della ricchezza a cui si riferisce. Perchè se obbicttirnmenle uu nito re 10 moltiplicato per sè stesso dà 100, soggeit iY<.11ncntc. ioè per colui cui il Yalore si riferisce, J: 1 i1~ O 0: :1~u:~a~1c~ 1 l~~~zèa '~~;·,~:à Glig~c:~~ 1 1~r~ 11 l 1 i'1~n\~':oct!~~t~~ sog1ti scemando col crescere di quella, varrà sempre rncno, cd anl\ ·e1:àa tal punto che un' ulterior e dose gli S.H tL sgradevole e insoffribile, per modo che il valore negativo che essa.assume può far discendere invece che aumenta re il valore definitivo, onde 10X IO nella realtà può da re perfino un risultato nullo o nega– tivo. .Da qnì la necessità di cessare dal considera re il ntlo re come un oggettivo attributo della merce, e di ridul'io alla :Specificafun– :done {foona) di cni nei cla:--i;iciC!-primeva l'asiraz ioncco nccttuale. Il valore non è- dicono gli economisti della nuova.scuol<t- una qualificazioue ge11erica. della ricchezz,i, nè tanto meno esso ha. un.1coincidenza concett uale con quella. Una ste:s~a.quantità di ric– chezza, ha un valore, o un altro a secouda delle condizioni di equilibt·io economico in cni si opera, lo scambio. l H vulorc è il feuome1.1Ostesso dello scambio in qua nt.o si attua.. Nè a. rigore può parlar si di valore delle cose prima che esse siano
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