Rivista Critica del Socialismo - fasc. 10 - ott. 1899
/ 900 IUYISTA CRITICA m:L SOCIALH:DIO operai, bcnchè si manifesti in forme di,·er;:.e presso gli nni e presso g!L ~ltri: sotto forma ùi ilgitazione inquieta e dolorosa presso il capitalista, sotto forma di malcontento e d'irritazione presso il _proleta rio. 11problema. supera dunque infiQitamente gl' interessi mate– riali delle classi in contlitto : non si tratb,sernpliccmcntc di di– minuire la p:irte degli uni per a,umcnlarc quclh1 degli a.Itri, ma di rifare la costituzione morale della società . Questo modo di porre la qncstiouc. nel tempo stesso che ò piì1 a.degnato ai fatti. a,vrcbbe· il vantaggio di far perdere al Socialismo questo carattere ag·gTcs– sivo e O(lio;:.oche è stato a,d e~so spesso e giusta.mente rìmpro – vera,to. Perchè allora esso s'indiriucrebbe, non al senlimcnto di collera che la, classe meno fa,Yoritu, nutre contro l'altra., ma a, dei senlimcnti di pietà per questa , Sopietà, che soffre in tutte le sue classi e in tntt'i suoi organi . assc~;~1t~ 1 ~l~<~t:.f f~~i~~<~ ;:g~ ;t1 1 :.~~l1~~-:~·~1i~ec1{ 0 q~1~Yltcf~~i~f~l~t~ biamo prefiggere . Si può dubitare, è '°ero. che il problema . del contratto abbia, quella preponderanza, che ad esso si attribuisce . J\la esso è certamente uno de' piì1 urgenti, è evidente : che lo stato att11a,le del no3tro diritt.o contrattuale non soddisfa, le esi– genze della, nostra, coscienza morale. Un co11tra.tto non sembra più essere per ciò solo equo, che e-;,.;o sia, stato consentito: bisog!m inoltre che uno de' contraenti non goda sull'altro d'una snpcno – rità tale che possa, dettargli la, lcgg·e e imporgli le sue \·olontà . )[a ciò che ci sembra meri lare le nostre piì1esplicileriscn·e. è il ~[f~~1'~ni~:Ss~~:.:~~fe}i Jo~1~? !:~~l _a~~ ; 0 d~1b1';~~t~~~ir~)~;:~ \ 1 ed~~: 1 ·lodare la giusta difJ:idcnza per le solnzio,ii unilaterali . Certamente le società future, quali che si:rno per essere, non si refrgeranno su di un nnico principio: le forme :-:ocialiantiche sopraYvirnno sempre sotto le forme ,rnoYe, e non senza, ragione. Perchè le prime non si sono potute costituire che pcrchè riRpondevano a certi bi– sogni, e questi bisogni 11011 hanno potuto ::ipa.rircad un tratto. I bisogni nuo\'i po:-.sono ricaccir~rli in seco11da, linea, non climina ,r\i del tutto. Perciò, corn11nq11e si organizzi la società futura, essa comprenderà ad 1111 tempo i modi più diversi di gestione econo– mica,. Yi sarà posto per tutti . i\ia il carattere anarchico delle teo– rie che espone Merlino ci sembra costituire una vera eresia ::::o– cio\og-ica. Più le società si svilnppano, più si sviluppa lo Stato; le sue funzioni divengono più numerose, penet rano sempre più in tutle le altre funzioni sociali, che esso perciò concentra in sè e unifica. T progressi dcll' accentramento so110para.llcli a. qncllt della, ciYillà. Si pa,ragoni lo Stato d'oggi, in 1111a grande nazione come la Francia, la Germania, l' Itnlia,, con qnello che esso era. al secolo XVT 0 , ('iò che esso era allora con ciò che esso ent al :MedioEvo: e si vedrà che il movimento si fa sempre nello s,tesso • senso in modo cont.inuo. Parimenti, forse lo Stato nelle città greche. e italinne, pm considcraudolo al più a.\to punto del loro sviluppo, non ern rudiment ale in paragone di ciò che esso è divenuto presso i popoli europei 1 Si può dire cbe non v'è lcgfr! storica
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