Rivista Critica del Socialismo - fasc 6 - giu. 1899
Ai'PE;>;OJCt'.- POLEMICAIJISSOl,.-\TI-MERLJNO 50i partiti popola ri. (Riv isto, fosc. 4. rng. 316, lim e 34 e S<'g). (l). e Prosegue il Bissolalati che io ho detto e mentendo, che il par– tito socia.list.'l.non ~i cura. degli interessi imm!}diati delle mMse e non vuol saperne <li riforme , . Ed io qui :.i.ffermo che ciò che egli affermll.non é ve.ro :perchè io ho sostenuto invece che le esigenze delta. lotta hanno trascinato il pa1-tito socialistn. ad una pratica assai migliore della teoria.(2), e ho sostenuto e sostengo che si3.necessario ora. correggere la. teoria, perchè altrimenti i socialisti si sento no ti– rati in due direzioni opposte, in teoria al caU\strofismo, in praticn. al riformismo;e propugnano le riforme cosidette minime a malincuore , senza continuità, senr.ll . criterii direttivi e quindi con poca efficacia. « 11 lettore trovenl. detto ciò testualmeutein Utopia collettivista. dall 'ultima linea dello. p.;'lg.33 alla linea 26 della pag. 34. (3). . e Parimenti nego di aver detto che i socialisti oggi non e srtp– p1auo \·aiutare l'importam,n delle questioni di libertà,. Ho detto che c'è stato tempo, in cui si era stabilita una specie di divisione (1) e Io dico dunqu e che non vi sarebbe gran male a restitui re in • Italia un nuovo partito socialista ooil. un programma più p1·atioo.ment.e e d'azion e. Ma pur troppo noi non possiamo coneederoi questo lusso; non e possiamo e non dobbiamo spre<""Are in lotte di organizzazione la poca • energia , ohe oi rimane. Nel momento Rttuale abbiamo a far di meglio ohe e suddividerci e combatterci a vicenda. Dobbiam o unirci ; e - qualunque e ne sia il valore e a questo fine intende l'opera mia •· (2J e li partito socialista italiano si è già da tempo incamm inato nella e via delle rivendicazioni prati che che corrispo udono ai senti menti e ai bi– • sog ni delle moltitudini • Nota a pag. 103 fa.!jo.2. della Rivisla. (2J e L'er rore è di credere ohe le riforme propugnat.e nei programm i e mini mi sieno qnaloosa di distinto e di di\'erso dal socialismo . Questo e err ore fa si ohe i sociahst.i non saJlpiano a qual e criterio ispirarsi per e dis tingue re le rifonne utili dalle cla,,nose. I loro programm i minimi e sono mosaici. A. fia1 o ad una proposta d'iudole democratica e liberale e ve n'è un'altra d'i ndole perfettamente opposta.. E poi le ,·arie riforme e sono propugnate di\' social isti svogliatame nte e eon JlOOafede (come e h1. oonfe.;,sat::, il Bebel a riguardo della giornata di otto ore) e non • senza. un o~rto rimorso di contraddire alla teoria. pura marxist\l , ohe è • esenzialmente rivoluzionaria (correggi cafa.'Jtrofic••), e fonda la speranza • di una rivoluzione nell'acuirsi della lotta d.i olnsse per effetto clel ore- • suere dell'opulenza dei capitalisti e della mise, ia. li.egli operai. F rat– e tanto il program,ma minimo, imposto a.i socia.listidalle e.qìgenzedelli, • vi ta 1)0/i 'il:a , si va continuamente allargando. )h i sueialist i non hann o • compreso - o non vogliono ammett.e re - ohe la forza di questo pro - • gramma dev'essere nella sua completezza. Le riforme isolate spesso. ~ benohè otte nute, rimangono lettera morta, o non producono gli effetti •desiderati; bisogna investire da tutte parti l'ordinamento sociale at-– c tuale con riforme di vario genere, che si sostengano e rafforzino a • ·;ieencla •·
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