Rivista Critica del Socialismo - fasc 5 - mag. 1899

KAITUNA 431 'Sllfl abilità. Infatti, la minimn. imprudenr ,a.od un falso mo,imento pote"n perderci. Ad ogni istn.nte, il nostro canott o poten1. urfa.rsi contro un albero sommerso od essere capo,•olto, e il tempo che aHernmo impiegato a venir a galla sarebbe stato sufficiente per farci perdere il C..'Lnottotrnaport.<tto dalla corre nte. ì\la Kaitunn. aveva la vista sottile, come l'hn.nno solta nto i cacciatori del deserto. Infatti il suo occhio penetnw:i O\'unque ; potevn.distinguere un og– getto nel fondo dell'a011ua, e se non pote,•a vederlo, ne indovina, ·a la presen1-1.dal color dell'acqu:i e da' movimenti di essa. I!: il suo leggero canotto, bordeggiando in mezzo ai flutti, guiz1-•wa come un 1;erpente SOJ>rnquella superficie compn.tta. OiA lo caligine principia,•;\a sn.lire al disopm del fiume, quando .approdammo in un isolotto, e Kaituna saltando a terra, percosse il suolo col piede per significare che quel luogo c1 sarebbe servito di rifugio per la nott e. [I cielo era in fiamme da tutta l:i part e occidentale; colo– r:rndo dei suoi riflessi il fiume e gli stra.ti n.ncora leggeri della nebbin. che si g_ddensa.rn, parem immerso in un lngo di s.1.ngue. L'isolotto intero e noi stessi eravn.mo bagnati da quella luce san– guigna, e intanto ad oriente si stende,·a. un ,·elo di tinta. viohcea, che le ombre della. notte già proiettarnno sulla terra, Di qua, di là si uclivano nncora. gridi d'uccelli; il pesce s'indugia"a a sollazza.rsi in quei paraggi, increspa ndo la superficie dell'acqtltl-. La vista. di <JttCsti cerchi che si formn.nwo allarga.ndo si sulla supel'ficie com- 1mttn, nella. quale si rifletteva il cielo in fiamme, destò in Kaituna il suo igtinto di pese.'\tor e. Subito, egli immerge il suo amo nell'ac – qua e a, capo di qualche minuto già ne ritira il bottino , che egli però sdegna di prendere, e lo getta nell'acqua e immerge di nuoYO l'amo. Un momento dopo, con un grido di gioin. ne stacca un pe– sce pieno di Yita, e lo mnngia axidaruente. - Amico! tu pure gustare! Molto buono, molto ... - mi disse con tono di furberia, sorridendo e guar dandomi con occhio carez– ~mvolc ~ egli sape\'a tutt.1. la mia riJ)Ugnanr.a per questa specie di ghiotto11eria. - Perch è tu non ma.ngia.re L. Ottima cosa... bisogna abituarsi!.. . Gti sol'l"isie non pott,tti staccnre il mio sguardo da.I suo ,·iso, tnuto egli era bello in quel momento, col sno sorriso malizioso, ma pieno di carezze e di ingenua affezione, masticando quel pesce che 8i agitava trn. le !'-lUe dita, immerso in tutta lii sua persona.nel rosso porpureo del sole che tramontarn. · lnfatti, il suo viso, disegoo.ndosi sul fondo di (Juel deserto in– rnso dalle acque prirn:iverili, a.rmonizza.n, deliziosa.mente coll'am – lJieute. lmperocchè, laggill l'uomo stesso si confonde colla natura selvnggin. in un patente accoz·do; senza la,J}l'esen'l.adell'uomo, quel deserto sarebbe m oto e pri,·o di vita.; stacca to dal suo deserto, l'uomo uon sarebbe clrn un bruto, un sel"a.ggio, come spesso lo chiamano le persone colte.

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