Rivista Critica del Socialismo - fasc 4 - apr. 1899

K..\ITUN.\ 355 - E anche dell'acq ui~,·ite, mio buon Kaituna? gli domanda.i io sorrid endo, per ri<iponrforfl n.l flllO ingenuo chiaccheri o. - Dio no11d:u :1criwwit,•, .. 1'n, megl io, dar danaro: .. Noll rim– piangere dana ro, avere ac'-lu;n'ite!... - E come aver il dana.ro? - Il danaroL .ripeteva egli un po' sconcertato, poi tronca.va la questione così : - Danaro andare a prendere da' magistrati ... Dio non iwer da miro... E' manifesto che il mio scetticismo doveva cadere dinnnzi a questa. conce1.ione integra in cui tutto era netto, preci so e concor– dante e che non hsciava l11n!:!:O a duhbio di sort.'l. Tutta la uaturn nei snoi diversi fenomeni .'li t'f;11fo11dP-cou l'iudividna lità rlelruomo, che è la figura centrale dell·uui,,erso. Gli dei, che governa.no il mondo, non vanno esenti dalle debolezie umane. I miei dubbi rendevano Kaituna perplesso. Per tutt a risposta, egli scuoteva la testa a mo' di rimprov·ero. Ma egli ascoltarn at – tentam ente, allor chè io cercavo di spiegarg li qualche cosa, o gli pal'- 1:wo d'uomini d'a ltri paesi, della loro vita. e delle loro grandi citt..1, dovute alla. ci,,itt.:\.moderna. Eg li ascoltava il mio racconto con quell'avida curiosità. con cui i fanciulli ascoltano i raccouti delle Mille e una notte e.... rimanev a quello che· era. 'l'utto ciò che io gli diceva svanirn, senza lasciar la menoma tra ccia nel suo animo , come se fos~e portato via dal soffio di questo deserto, di cui egli era uno de' figli più devoti. Io non insistevo, perchè sentivo che se fossi riuscito a fare la menoma breccia in quella nat ura integra, fatta tutta d'un pezzo, senza dargli in cambio qual che cosa di nuovo che fosse st..1,tocosì armon ico. non sarebbe p!ìi stat o lo stesso Ka.ituna, ma un essere sconvolto. T sentimenti suoi per me si avvicinavano, a quanto pare, a. quelli che egli aveva per il suo chamrm (1) I libri che egli Yedeva. presso di rne suscita.rnno sopra tut to una inquietudine nel suo anim o; tutti quei volumi gl'ispirav:tno una pau ra snpert iziosa, pcrchè egli attribuiv: :i.ad essi una forza magica ed una potenza di sortilegio. Mi provavo invano di assicurargli che non n.v1·ei sa puto JJrc– dire nè una caccia fortunata, nf'. una pese..'!.abbondan te, nè una nnmeros..1, riproduzione dei suoi bestiami, - egli non potern, prestar Il de alle mie pa role. Allora mi tcnern. il broncio, perchè se realment e non possedevo il dono della profezia, bisognava farmi discendere, me e i miei libri, dal piedista llo su cui egli mi aveva. posto. Sa.l'ei dnnqne sta to un es– sere che egli potrebb e considerare come suo uguale, che gli sa– rebbe p·~rlino infer iore, poichè egli s·iutend eva meglio della cacci:L e della pese~,. E!;li attribuirn. il mio rifiuto di darm i a.Ile }Jrutiche (1) Specie di indovino, ed anche Jn-1::te e medieo.

RkJQdWJsaXNoZXIy