Rivista Critica del Socialismo - fasc 4 - apr. 1899

354 UIVISTA CRITICA DEL SOCIALISMO Era.no canzoni stmne dalle parole affatto incoerent i, di cui bisoo-na cercare il significato n91l'intonazione stessa, che è l'espressione d:ll o st.ato d'an imo del cantot e. Il quale ripet e la stessa cosa per ore in-. tere; nella sua canzone dice.che il pino ~ bello e slanciflto, e eh& la. renna porta sulla siua testa delle corna che somigliano a dei rami. }ifa in queste parol e banali si distingueva un ridere e un pian– gere ; ora. si udivano note gaie in cui prorompeva la gioia, ora note profondam ente tri sti, come nelle nostre canzoni. Or,ni volta che cominciava il suo canto, quelle note acut.eche uscivano dalla gola~ mi laceravano le orecchie; poi a poco a poco io sentivo calmarsi la nerrn sità, che esse mi Mgionavano ; il mio udito si abituava a quella musica stra na, io ne percepivo il ritmo, distinguevo hl. gamma., cominciavn. a comprendere la. melodia originale e abban– llonavo il mio libro per ascoltare... Il cuore mi batteva allora più forte, io mi sentivo riugaglia.rdir e dn. questa musica che mi sog– giogarn interamente ed esercitava sopra di me la stessa potem-.a della canzon e colta. Ma il più delle volte Kaituna, restando seduto davan ti al ca– mino, serbava un triste silenzio. E benchè egli fosse taci tumo , il sapermi accanto un'an ima vivente mi rendeva meno dolorosa la tristem,a della mia solitudine. Egli non amava far conversazione, restrwn. ore intere sem.a profferire una pnrol:t. e poi intonava il suo canto di lamento; la parola non er:i nel dominio di questo figlio del deserto. Se gli acèade\'a di mrtngiarn a sa.zietù, egli cercava di farsi ve– nire il singhiozzo. Ciò fa.cern in primo !uogo per alleggerire il suo stat n di s..'ìzi~tàe poi per att estare al suo dio la sua gratitudine. E mentr e d'ordin ario egli fremeva dinanzi ali' idolo e gli facera. offerte, lo staffilava Sf'ma pietà. allorchè non avern. fortuna 'nella caccia o nella pesca. Esil.sperato da un a. frime prolungat..'l., Knituna levaya da ulti mo l'idolo d,,1 posto d'onore, che gli era risenat o, e colm:indolo cl"ìngiurie e delle pa.role pill oscene, gridando gli che non era un dio, mn. un semplire pezzo di legno senza v:ilol'e, egli fa– ceva. agire lib,munente la frusta• .àllorchè, infine, la fortuna si vol– gern dalla ~n.'ì parte , tnt to palpitan te d'emozione egli circondava, l'idolo di ofTl'rte e lo rinlf'tteva nel posto dornto gli. Felice della preda fatta., egli se ne satollava. e poi venirn. da me tutto raggian te. Appena entrat o, egli si sforzava di farsi venire i"l singhiozz0. - Hai dunque avuto fortuna, mio caro 1 - Molta fwt mrn... 'Molto, molto mangiare... Ben mangiar e! E con l'aspetto contento andn.va a prendere il suo posto fLbi– tuale avanti nl camino, di cui fil"ava h finmma scoppiettante. Poi, mi consigliava con un tono di sincera amicizia : - Ascolta, amico! 'l'u 1rnre batt ere il tuo dio!... Oh! ascolW.... battere anch e... tu allora aver tutto, mi diceva con un accento di simpatia .

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