Rivista Critica del Socialismo - fasc 4 - apr. 1899

352 RLVISTACl!ITICA DEI, SOClALI.S:UO del rnio nuorn ::unic o Kaituna andavo a c:1.cciare l'alce e a sco,·are lo scoiattolo . Mi arri8chiavo perfino a scoprire una tarui di orso. E sorridendo ::iscoltavo gli av,·ertimenti che il miri ingenuo com– pagno mi davrt n. mezza voce: come tutti gli nomiui della sna trihii, eg-li :irern per que.sta belva un ri-.petto che continarn colla de,•o– zione e !:t rigua l'dani come 1111 essere soprnnna.turnle, un semideo. - Epli sa, tutto, egli sente e compren<le ogni cosa, mi !Jussur– rava Ka.ituna mentre gettava di .<shif'co delle occhinte furti,·e e nel medesimo tempo stringeva la ca.r.'1 hir1a nella sua man o. - Egli è del tutto come 1-L:i, mi :i.ffermavaquesto tiglio del de– serto, non osando neppure pronuncia.re il nome della hEstia. E diceva. ciò con unrt cominzi oue tanto pro fonda, qun.nto quelh del– l'antico Egi,zi;tno qu.fln<loparlava del suo dio-coccodrill o. Quando noi infine a.rnmmo il soprnvrnnto su questo dio potente e riuscimmo insieme ad a.tten r.rlo, fui testim one di una scena che mi trasportò nei tempi preistori ci, che migliaù :i.di secoli separnno dall a nostra civiltà. Vidi il mio Ka.ituna sdoppiarsi ad un tratt o. Pian gern amaramente ed intonava un cant o lamentevole nel quale f11.c e,•a il panegil'ico della besti,_i uccisa, il cui cuore era st:1.tospez– zato dall n. su:1.pali:l. di ahile tiratore . Le faceva.<!elle scuse di a,·erla uccisa,; ma nel medesimo tempo egli tremava di gioia e di orgoglio; infine il suo canto si tra.sformò in un inno se!Yaggio e vittorioso. '!'aie la can,zone del cn.ccintore pl'imitivo, in cui la glorificazione delh forza e della pote11zadel nemico si confondeva con un:i.paura superstiziosa. e con l'orgoglio del tri onfo. Queste manifestazioni ingenue, improntat e di una profonda poe– sia, n.nnonizzavano meravigliosa.mente colla taiga colorat a di un rosa tenero dagli ultimi ritlessi di luce, projett <t.t i in fanta stiche irradia – zioni snlle ondulazi)ni Ui1,zfl.rre di questo oceano ne,,oso, e con Kai– tun a stesso, questo figlio del deserto settentriona !e. - lo resta.vo lì come in un incantesimo; poi un sentimento doloroso m'inradeva, - quel sentimento che cantina colla paura. e si prova vedendosi in mezzo alle rovine d'un antico tempio. Mi ricordo ancora, come quel canto di Kaitun a ar e.'!se animat o la taiga intiera, ::i\!orchè a.ttnwerso ai ra.mi rohu sti dei cedri se– colari gli echi lonbni ripeteva no quelle note selmggie, mentre nell'ari:i. immobile scintillavano piccole stelle ghiacciate . Le-gai prontam ente ::uni cizin.con Kaitnna; ciò che vi contr ihui molto, fu che io stesso fui innamorato della bellezza origina le delle regiou i settent rionali fuggenti verso il polo, bellez,za potente, piena di dolcezrn e di profond ~i mestizia. Certo, il mio occhio, esercitato sottu uu·alt ra latitud ine, assuefatto a hen diversi orizzonti e abi– tuato a. contemplare quadri d:1icoloriti varii, non poteva ricevere da questo ambiente nuovo un' impre.'!sione completa e rendersi conto esatto di tutto lo splend9re incantevol e, che si apre alla Yista del· l'abitante del deserto, che gli è 1·inrnsto fedele. Ed a quel modo ehe l'uomo delle steppe è incap:ice di pregiare !'incanto del pae·

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