Rivista Critica del Socialismo - fasc 2 - feb. 1899
112 Rl\'!:Sl',\ CRl'i'IC.\ l)Ef, SOCIAI.IS~ l0 fianco : mi rimprovera di aver costruito un J>iano di ordinamento socialistic9, dopo di aver detto che que.sti piani sono utopie. Qui però egli cade in un errore grossolano. Io ho detto proprio il contrario. Ho detto che non si può negare una risposta a chi <'l domanda quale sorta di ordinamento sociale noi desideriamo. Ho combattuto la facile scappatoia di molti socialisti, che non si poss:i. prevedere l'avvenire. Non si possono e non si devono indic.:'tre i particolari della società socialistica, ma. le grandi linee si lm l' ob– bligo di tracciarle; ed io a quest'obbligo per parte mia ho ottem – perato . Ecco corno io concepisco la società socialistica. (Nella, Rivista Intern azionale di scienze sociali e di discipline ausiliarie, del luglio 1898, trovo riassunta questi parte de' miei lavori con molta chia– rezza : ed io trascrivo qui le paro le della recensione) ( La colletfo•ità. lascereb be ai singoli e alle Associazioni l'ini– ziativa della produzione e dei cambi, salvo poche indusfrie che pos– sono facilmente dar occasione a monopolio. Essa, per altro, si ri– serverebbe il dominio diretto su la tena e i capitali, che concede – rebbe ai singoli o di preferenza alle Associazioni per un tempo e a condizioni determina.te, fra cui quella del pagamento di una ren – dita. J>ropornionale; e le regole per tali concessioni potrebbero fa– cilment e stabilirsi per eYitare arbitrii. Le 1>ersoneo le Associazioni. pagata la rendita alla collettiYità., farebbero proprii i 1>rodotti del loro lavoro, li consumerebbero, o li cambierebbero alle condizioni che piacesse loro di detenninare. I rappo rti tra cooperatori, la du– rata del lavoro, le norme per !R. direzione tecnica e la ri1>artizionc dei prodotti e simiglianh cose sarebbero stabilite dai soci stessi nei patti di associazione e nelle as'ìemblee generali. Nondimeno \·i don ·ebbero essere norme comuni adottate dalla collettivit::ì e a cui tutti, persone priva.te od Associazioni, sarebbero tenuti, per l'osser– vanr.a dell'equità nei patti sociali e nei cambii e patti di cambio, per le cond'.zioni igieniche delle fabbriche, per la pubbli cih\ -delle aziende allo scopo di appu ra.re i costi e impedire i monopolii, per il divieto delle usure e delle speculazioni fraudolenti, per il rispetto dovuto alle minoranze e via dicendo ; tutto un nU0\'0 · diritto da redigere e applicare, il diritto economico. ( L'ammontare delle rendite da corrispondersi per le terre, le fabbrich e ecc., concesse ai privati o alle Associazioni, &'l.rebe de– termin ato da.Il'offerta e dalla domanda, sicchè chi potesse o S..'t– pesse far l'u so migliore di una data cosa offrirebbe la rendita mag– giore e s..'l..rebbepreferito; e così le cose rice\'ebbero la destinazione pili produtti,•a, l'iniziativa delht produzione si lascerebbe al genio im•entivo dei singoli; e basterebb~ sempre lo stimolo al laroro so– cialmente pili utile senza violemia ·od impoS:zione di sorta.. ( Con quel che la colletti\•itù. k\.rrebb e ditlle rendite si prov– vederebbe ai pubblici senizii e principalmente a quelli di fon1ire mezzidi lavoro alle persone od alle Associazioni, che ne fossero sprov-
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