Rivista Critica del Socialismo - fasc 1 - gen. 1899
"' 32 R!\'ISTA CRll'ICA DE>, SOCL\LISllO Governo che gli tn.ssa. il pn.ne e ~li nu.nch a prendere il figliuolo per testina rlo alla 1nilizin.,egli si dichiareril. colletfo•isht, come si clichiarerebhe qualunq ue altra cosa, nn in fondo sar<.\quello che è, il suo collettivismo sarà una pa,rola, un tlaflts vods; e se qnando voi auete voltato le spalle, andrà da lui il cura to e gli offrirà un me;;:7.0 qualsia.si di migliorare la sua condir.ione, - la. C:is;;a nll'ale, il forno sociale od a.ltro, egli si rivolg:en\ eh quella parte, dimenti – chertt il \'O)tro sartucante qu.1.drodella. società. avvenire, e voter:\ per il candichito c,i ttolico alle prossime elezioni. D'altrond e, è stato detto giustamente che un'onci a di pratica vale pili cli un quintale di teoi-ic,1-. Si riesce meglio :::d inoculal'e i\ Socialismo nelle moltit udini itiutaudole a conseguire quei rniglio– r,\meuti pnttici della propria.condizio1e, che sono atti 10.lmente pos– sibili, che coi discorsi magrùloquenti e con le string:tte :ugo men– tazioni. E mentre col metodo pratico che io propongo, (~enza, ben – inteso, avel' la pretensione di fare nna scopertti) si persu:tde·meglio la gente, si evit:.tno [tnche molti srnrioni, facili a prendersi d_a chi procede per via di r.:igionamenti, di sillogismi, di deduzioni, e non ha occasione di riscontrnre co' frttti le t~orie. 1l dottrinarismo - il peggiore dei yjzi per un parti to politico - è appunto quell' er– rore di mettere le teorie tw:inti ai fatti, di concepire un:1 ,•eriti\ astratta. - J). es. un nuorn ordine di cose - e cli voleL·piegare e adattftr e :~quelln. uomin: e cose della Yita reale. E' strano che possa cadert1 in questo errore Bnrico FeLTi,Che è sciem:iato e positivista. Eppure, egli ha scritto, nel prosieguo del– l'arti colo da cui ho tolto ii passaggio su riferito, che " la re~!tà •resta sempl'e al disotto dell' ide::i che la guida.. , Dunque secondo lui, l'idea precede, non segue il fatto. In principio erq,t verh:mt, - era detto ne'.h Uibbia. Fausto corresse e disse: in prin cipio era l'a– zione. Ed ebbe ragione. rJ· idea è una pallid:i immagine ciel fatto, - è un debole sforzo della mente di fisso.re i fatti nelle loro re– ciproche relazioni di tempo, di luogo, di causalit:\., nei loro ~on– trasti, e nelle loro combinrwioni. ~fa quanti fatti non rimangono fuori lit cerchia delle nostre cognizioni 1 Quanta parte del 1nondo fisico e del mora.le , qnanht parte della $toria , quanhi parte di noi medesimi non rimane per noi inesplic,ibile1 Noi pl'Ogrediamo, ci in– noviamo, in part e senza accOL'gercene,tendiamo cioà al meglio uou con la ragione soltanto , ma con il sentimento, con .l'is tinto, con gli affetti, con l'in cosciente che è gr,in parte del nostro essere. Perciò a,•viene che noi ci troYiamo spesso di aver progredito senza saperlo; h pra.tica della l'iforma ne precede talvolta l' idea. I! progresso (' principalmente il risultato. di moti istinfo•i, di tentativi fatti alla buona, di esperienze fortnite, soprattutto cl~ll' im– pulso dei bisogni, che oper.1,in tut ti gli uomini, intell igent i o stu– pidi, ignorn.nti od istruiti. L:i. teoria viene dopo: essa è utile solo, perchè fissa le esperienze, ne i-egistr..i i risultati, m·i non perd1è realmente innovi. Oi queilt.t precedenz3, della prati ca sulla teoria
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