420 GIUSEPPE ARMELLINI tano altissimo interesse nell'astronomia, perché c'indicano gli elementi chimici (idrogeno, elio, sodio, calcio, ferro, magnesio, ecc.) da cui provengono. Ma nulla egli poté vedere nello spettro delle stelle, data la loro debole luce, ed una morte prematura ( avvenuta nel 1826, a soli trentanove anni) gli impedì di continuare questi studi e troncò per allora ogni ricerca di spettroscopia stellare. Solo quaranta anni dopo, un insigne scienziato italiano, G. B. Donati, a Firenze, concentrando la luce stellare con l'aiuto di una grande lente già usata dagli Accademici del Cimento, riuscì ad osservare le righe spettrali in alcune stelle molto luminose, fondando così la moderna astrofisica. Ed è pur ben noto che gli studi del Donati furono proseguiti, con grande sagacia ed ardore, dal P. Angelo Secchi che osservò gli spettri di centinaia di stelle, giungendo in tal modo all'immortale scoperta delle classi spettrali. Ma tanto Donati, quanto sul principio il P. Secchi, osservavano gli spettri stellari applicàndo lo spettroscopio ali' oculare del cannocchiale e costringendo la luce stellare ad attraversare la fissura spettroscopica, posta nel fuoco. Come è ben noto agli astronomi, si ha così il vantaggio di poter osservare, insieme con lo spettro stellare, anche quello di una scintilla elettrica od altra sorgente luminosa artificiale, destinata a servire di confronto per l'identificazione delle righe spettrali. Ma si ha anche una gran .perdita di luce; specialmente perché l'immagine stellare (a causa degli inevitabili tremolii dovuti alla rifrazione atmosferica, ai movimenti dello strumento, ecc.) non sempre cade interamente sulla fissura spettroscopica, che occorre mantenere strettissima. Inoltre è necessario osservare gli spettri stellari uno alla volta, e ciò cagiona gran perdita di tempo. Per ovviare questa difficoltà, Respighi ebbe l'idea di abbandonare lo spettroscopio oculare di Fraunhofer, ponendo semplicemente un gran prisma innanzi all'obbiettivo del cannocchiale; e cioè servendosi di quel sistema che oggi chiamiamo prisma-obbiettivo o « camera prismatica», in cui la luce stellare non è più costretta ad attraversare una sottile fissura ed in cui è possibile osservare insieme gli spettri di tutte le stelle che sono nel campo del cannocchiale. Come dicemmo, Fraunhofer - che aveva pur tentato questo metodo per le stelle - non era riuscito nella ricerca; ma Respighi comprese che la ragione fondamentale dell'insuccesso era dovuto al fatto che Fraunhofer si era servito di un prisma con angolo rifrangente molto grande; ciò che indeboliva assai la già tenue luminosità degli spettri stellari distendendoli sopro una lunga linea. Fece quindi costruire, dalla stessa casa Merz di Monaco di Baviera, un prisma con angolo rifrangente molto acuto e lo applicò al suo cannocchiale. Il risultato fu superiore alle più rosee speranze! Lo stesso Respighi, in una nota da lui pubblicata nei Rendiconti dei Lincei, racconta che l'illustre fisico francese Cornu, che si era mostrato dapprima assai scettico
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