Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

JEAN PAUL SARTRE ingloriosi secondo le mode dei secoli. E che con questo è diminuito il brutto della vita? Ma dovrebbe essere importante analizzare se lo sforzo compiuto da chi si solleva dalla massa per avvicinarsi alla Verità - una nel mondo per tutti i popoli - può avere meriti capaci di incrementarne anche parzialmente il valore. Di predicatori e di retori, senza coerenza tra le proprie parole e le proprie azioni, ve ne sono tanti: sia la vita di ognuno specchio ed efficace collaudo della morale professata. Chi cerca di dar h;ce alla soluzione dell'esistenza, cerca e sottintende Dio. Ed ama, pur se lo sconfessa, l'umanità. La critica incasella invece gli sforzi del pensiero col metro di una censura troppo ottusa. La chiesa secolare come riunione e guida di creature oranti, il Cristianesimo eterno come universalità di vite perfettibili non possono morire per reazioni di scrittori che rappresentano l'attimo. Dio e le sue espressioni non possono essere costrutti o distrutti da parole di uomini. Dante ci fece intravedere visioni di Paradiso. Ma nel suo inferno e nel suo purgatorio non sono forse, sotto li versi strani, elencate tutte le sozzure, le angosce e le disperazioni? E perfino le inimmaginabili? Solo immergendosi nella vita ordinaria si può percepire il mistero, il significato dell'armonia che deve rigenerare anima e corpo in indissolubile unità. Dio ci ha messo in terra con carne e fiato per espiare? Nel mondo esistono bene e male per misurare i nostri meriti? Guardiamoli serenamente in faccia l'uno e l'altro, sia per acuire le aspirazioni, sia per saper combattere tenacemente le tentazioni. Se si pensa che ogni lavoro della coscienza terrena, avulso dal Mistero divino, si identifica con il nulla, anche se affermato reale e non più immaginario, e diventa piccolo nei secoli riducendosi o a preghiera o a bestemmia, leggendo le opere del Sartre, che giungono persino a improvvisare vocaboli nuovi nell'anelito passionale della libertà e della trascendenza, meditandovi su, vien voglia di piangere, di amare, di nobilitarsi piuttosto che di sentirsi scettici, di odiare e di credersi fenomeni accidentali. Nella visione di questa umanità inorridita che, sentendosi indegna di un Creatore ed incapace di comprenderlo, cerca nondimeno di riaggrapparsi dopo il cataclisma fenomenico dell'anteguerra e della guerra, al dovere di vivere la propria esistenza è la forza etica ricostruttiva eccezionale del Sartre artista, filosofo e cittadino. ROSA ALBA 5QUADRILLI.

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