Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

ORIGINE DELL'UOMO E STORIA DELL'UMANITÀ 33r Noi non possiamo certo presumere di farci arbitri in un dibattito tanto delicato e tanto difficile allo stadio attuale della scienza. Crediamo però in genere che il cattolico che ha compreso bene la natura e il valore della scienza e della fede rispettivamente, possa non lasciarsi turbare dalle nuove teorie. Come si disse più sopra, quando la scienza giunge a un'affermazione sicura e inconcussa, attraverso una dimostrazione assolutamente convincente, questa affermazione, per il semplice fatto di essere vera non può essere contraddetta dalla Bibbia che procede dalla Verità in persona, lo Spirito Santo che l'ha ispirata. D'altro lato se la Chiesa parlerà attraverso gli organi del suo magistero solenne, vorrà dire che sente di possedere in sé la verità del!' interpretazione della parola divina che le fornisce una certezza superiore a quella della scienza. Naturalmente il cattolico può studiare il campo della scienza e il campo della fede, se ha la coltura e la formazione necessaria, e collaborare con le sue forze alla chiarificazione del problema nell'uno e nell'altro campo. Nel campo della scienza potrà compiere le sue ricerche nella massima libertà, purché sia pronto a sottomettere i suoi risultati al controllo indiretto della Chiesa. Essendo essi risultati umani, possono, perciò stesso, essere fallibili. Ma sarà libero anche nel campo della Scrittura? Qui egli si trova davanti un'interpretazione di secoli, che per essere stata fatta da interpreti riconosciuti della Chiesa, i Santi Padri, e accettata nel magistero ordinario della Chiesa stessa (nel caso di una dichiarazione solenne da parte della Chiesa che sanziona un'interpretazione patçistica, la questione sarebbe finita), parrebbe doversi imporre con tutto il peso della tradizione autentica, cui spetterebbe il valore stesso della Scrittura. Ebbene, anche se a codesta interpretazione tradizionale s'aggiunga altresì l'autorità dei teologi, che tale tradizione continuano in qualche modo, come investigatori del pensiero dei Padri, lo studioso cattolico dovrebbe, nonostante tutto, sentirsi ancora in libertà. La Chiesa stessa lo invita a tale libertà (1); inoltre l'autorità dei Padri ha potuto e ha dovuto essere abbandonata in punti di portata e carattere scientifico, riconosciuti tali solo in seguito al progresso della scienza (Vedi, per esempio, l'esegesi del I capo del Genesi), per cui nulla di grave o di irreparabile accadrebbe qualora dovesse essere abbandonata su qualche altro punto. Anche questo è detto equivalentemente nel documento citato (2). L'autorità dei Padri è somma nei punti dichiaratamente dogmatici o morali, come testi della Tradizione, o in punti in contatto diretto e indiretto con il dogma; ma per il resto la loro autorità pesa in quanto vale. ( 1) Pio Xl/, Enciclica « Divino affiante Spiritu », § 4. Come trattare le questioni più difficili. « Acta Apost. Sedis », XXXV (1943), pag. 219 del testo latino, pag. 345s del testo italiano. (2) Id., ibid., poco più sotto: « Tengano presente sopratutto .... che tra le cose con• tenute nei Sac:i Libri .... poche sono quelle di cui la Chiesa ha dichiarato il senso, né in ma88ior numero si contano quelle intorno alle quali si ha l'unanime consenso dei Padri ».

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