Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

JEAN PAUL SARTRE Sì, l'essere del Sartre è nominalmente ateo. Eppure in sostanza è responsabile, triste, umile, disincantato. Purtroppo non libero, chiuso tra il tragico contrasto del potere della sua libertà contingente e dell'impotenza che gli viene dalla sua perpetua fittizia fluidità. Si aggiunge la tortura che gli infliggono gli altri. Tortura sceneggiata con efficacia nello sfondo filosofico di H11isclos che, oltre fare degli altri l'inferno, fa dell'uomo un essere sfrenato sì, ma tragicamente contingente e soggetto alla morte pur essa fittizia dato che non libera dalla sofferenza. Donde il fenomeno uomo non può impedirsi di esistere. Non può distruggere la dannazione che gli viene dall'altro neanche col suicidio e col delitto. E si sente perpetuamente superfluo, inquieto, sgomento in una vita senza ieri e senza domani. Persino increato, perché ridotto ad un accidente; e senza ragione cl' essere e senza alcun rapporto affettivo con l'altro avendo distrutto l'amore astratto. Superfluo diventa anche per l'eternità. * * * Ecco la parte negativa « il problema nero » della psicoanalisi esistenziale del Sartre in tutta la sua amarezza. Sbalordito dalla coeva follia, boriosa di idee ritte su rovine, lo scrittore crede di combatterla ritraendo la nostra farsa goffa ed oscena, e vi affonda il bisturi. Ugualmente fittizie, contingenti gli appaiono la società e la storia: perché bisognerebbero una logica ed una storia umana conchiuse per spiegare un qualsiasi avvenimento in un suo vero e definitivo significato. Che importanza ha la caduta di Roma, la presa della Bastiglia o la rivoluzione bolscevica se indeterminato rimane il futuro del mondo? Egli non può, non sa arrivare a dirci che il Mistero vero - Dio - elude la storia e la logica. Chi non sente in sé il fuoco della Grazia, si crede indegno di pregare. La lettura delle sue opere, che egli dice maturate nell'Age de la raison, sconcerta. Non è adatta per le masse di superficiale cultura. Ma è utile per quel che di bene l'intelletto esercitato sa trarne. Dalle reazioni scaturiscono le prospettive feconde. . Non a torto Claude Edmonde Magny lo ha definito monumentale e Théophile gli riconosce d'aver compiuto uno sforzo gigantesco. Altri critici gli preferiscono la corrente esistenzialistica rappresentata da Gabriel Marce!: più delicata, ma troppo dolciastra ed ottimista. Altri pensano che abbia avuto un antesignano in Heidegger. Ma lo scrittore tedesco nega la propria influenza sul filosofo francese perché vi vede conclusioni del tutto impreviste. E come il Sartre si schiera contro le teorie di Bergson e di Hegel si può dire in un certo senso ch'egli sia anche contro

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