Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

JEAN PAUL SARTRE Credo che il Sartre abbia affrontato tutti i generi letterari in cui si è accinto, non per comporre libri buoni o clamorosi, ma quasi per espandere e spiegarci la sua angoscia dinanzi ai problemi dell'esistenza. Chi cercasse in lui la bella pagina o il pezzo forte, che spesso artefanno il ritmo quotidiano con toni eroici, romantici o poetici, rimarrebbe assai deluso. La vita è mediocre com'è: ed egli non l'ama: né si perde a camuffarla. Già anteguerra Antonio Roquentin, protagonista del romanzo La nausée, analizzando piuttosto monotonamente nel suo diario il disgusto dell'uomo da1anti ali'<<étre en soi » e davanti alla propria precarietà, esprimeva un disagio così acuto che esasperato cercava di evaderne tuffandosi per un po' nell'andazzo quotidiano. Ma ritornava all'ansia della solitudine; perché né l'umanitarismo astratto, né l'avventura, né il mondo fittizio delle illusioni erano bastati a placare la sua pena: e neanche il suicidio avrebbe potuto esaurire la sua sete di liberazione. Tuttavia la fine del romanzo non era disperata. Roquentin intravedeva ancora un'esistenza concreta attraverso la musica, capace di svelargli il senso melodico dell'Universo in un significato in cui nulla risultava fuori posto o superfluo. Seguirono le raccolte di novelle La chambre e Le mur. Intanto lo scrittore andava sempre più elaborando in se stesso quel formidabile dramma intimo che incontra ogni essere quando tra la giovinezza e l'età più matura si domanda il eroblema ed il perché della sua persona sociale. Non fa meraviglia se Jean Paul, guardandosi d'attorno con acume d'indagine, divenne più pessimista di Antonio Roquentin. Disdegnò i miti, le tradizioni, il paziente lavorio psicologico degli avi, gli orpelli; come il fanciullo succhiando il confetto che credeva ben manipolato lo butta e fa boccacce appena ne sente amarissima la mandorla. Via, via dunque ogni favola bella: se, in fondo, in tutte vi è l'assurdo, il disgusto, l'inganno. Forse solo così egli potrà accettare la vita. Ed anche con coraggio. Quel suo libretto L'imagination, in cui già dimostrava vane tutte le teorie elaborate sulla natura di questa facoltà da Lucrezio a Bergson, prepara le sue conclusioni filosofiche e pone le basi del trattato posteriore

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