Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

33° GIORGIO CASTELLINO esseri da poter dire di avere in mano tutti, o quasi, gli anelli della catena. Ma una successione più o meno continua non dice senz'altro derivazi~ne genetica (1). Né si può dire che sia tale il parere della maggioranza degli studiosi oggettivi e cauti. Si può dunque attendere con pazienza che la scienza faccia il suo cammino e giunga, se potrà, a delle conclusioni sicure. La soluzione potrebbe pure venire dalla fede nel senso che la Chiesa, cui spetta il compito dell'interpretazione autentica della Scrittura Sacra, dichiari un giorno che questa o quella interpretazione è contraria al senso delle Scritture medesime. Ciò verrebbe a significare che affermazioni in contrario della scienza, anche se date, da alcuni, per certe, non sono tali. La Chiesa non avrà fatto della scienza, ma avrà solo negato a questa il diritto di pronunciarsi in un caso singolo, sottratto al suo dominio diretto ed esclusivo, con delle leggi generali. L'altro punto che riguarda pure l'origine dell'uomo, se cioè si debba mantenere a ogni costo il monogenismo con la Bibbia, ovvero si possa sostenere il poligenismo con un gruppo relativamente piccolo di scienziati, è molto più delicato. Qui i contatti e le implicanze dogmatiche sono molto più strette e dirette che non nella questione dell'antropogenesi. Il dogma del peccato origina1e e le affermazioni ripetute del N. T. (2), che lo fanno risalire unicamente ad Adamo, rendono quasi impossibile, secondo le interpretazioni tradizionali, di poter qui scindere l'elemento scientifico dall'elemento dogmatico. Si comprende perciò come all'apparire della nuova teoria in campo cattolico i teolof!.i (non la Chiesa che non si è ancora pronunciata) l'abbiano, in genere, dichiarata incompatibile con il dogma. Si pensi però, da una parte, che sono relativamente pochi finora gli scienziati che propongono, come ipotesi, il poligenismo e che le ragioni addotte a sostegno non sono per nulla apodittiche. D'altra parte si consideri che l'orizzonte della Bibbia (per quanto essa sembri dare nei primi capi la storia dell'umanità) è ristretto geograficamente e pe,-ciò anche etnologicamente. Il che permette di rinunciare all'universalità antmpologica del diluvio (3), - non ancora in forma ufficiale e non eia tutti i cattolici - come si è rinunciato a quella geografica, non più sostenuta da nessun cattolico, perché scientificamente impossibile. Da notare ancora che all'opposizione contro la non universalità antropologica del diluvio muovono ragioni simili a quelle che si oppongono al poligenismo: affermazioni esplicite del N. T. ( 4), per quanto le ultime appaiono molto più forti. (1) Vedere a questo proposito le sensate osservazioni di F. M. Bourgounioux nel suo articolo: Euai de clanifica1io11 raisonnée des hominidés foJJiles, nel « Bulletin >>, pagg. 138-156. (2) Romani, 5, 12-19; I Co,inti, 15, 21-22 (e Osea, 6, 7, secondo il greco dei LXX). (3) V. LA Sacra Bibbia lradotla dai testi originali con note a cura del Pontificio lstit1110 Biblico, Voi. I, ,pag. 77 e segg. (4) I Petri, 3, 20; 2 Petri, 2, 5 (e Ecclesiastico, 16, 18).

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