Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

400 GIOVANNI MACCHIA cui coraggiosamente era andato incontro, e gli altri pavidi e vili. << Plusieurs Pairs semblaient anéantis. Ils s'enfonçaient dans leur fauteuil au point que je ne les voyais plus derrière leurs collègues assis immobiles devant eux. Ce discours eut quelque retentissement. Tous Ies partis y étaient blessés, mais tous se taisaient parce que j'avais piacé auprès de grandes vérités un grand sacrifice. Je descendis de la tribune; je sortis de la salle; je me rendis au vestiaire; je mis bas mon habit de Pair, mon épée, mon chapeau à plumet; j'en détachai la cocarde bianche; je la mis dans la petite poche du coté gauche de la redingote noire que je revètis et que je croisai sur mon coeur ». E quando poi egli dové giudicare, in rapporto alle conseguenze che aveva provocato, la sua politica di fervente oppositore, troppo attento al pericolo che vedeva da un lato, non abbastanza colpito dal pericolo contrario, si limitò a dichiarare che, se avesse previsto il risultato, si sarebbe astenuto: e che per punirsi di essersi abbandonato ad un risentimento forse troppo vivo, non gli era rimasto che immolarsi anch'egli sul rogo della monarchia. • • • Dinanzi ad un tale martirio, degno di una tragedia di Corneille, dinanzi ad un~ tale sublime coerenza morale, che segnò il fallimento della vita politica di Chateaubriand, qualcuno vorrà forse ripetere ciò che SainteBeuve scrisse per La Rochefoucauld. lì noto infatti che alle finissime osservazioni che il Cardinal de Retz allineò nel suo Portrait del Duca frondista, sul « je ne sais quoi >> che si celava tra le sue azioni, su una generale inconseguenza, il grande critico dette una via d'uscita fondamentale: la sicura vocazione di La Rochefoucauld era quella di essere uno scrittorè. Per Chateaubriand, figura tanto più complessa, la distinzione non può essere così netta. Anche storicamente non sussiste nessun taglio deciso tra un parte e l'altra della sua biografia. Sebbene egli abbia, storico di se stesso, distinto la propria vita in tre periodi ( dalla sua prima giovinezza fino al 1800, vita di soldato e di viaggiatore; dal 1800 al 1814, sotto il Consolato e l'Impero, vita letteraria; dopo la Restaurazione, vita politica), è naturale che la sua intima personalità non possa soggiacere a tale rigida divisione schematica. In Chateaubriand un'attività non nasce dal fallimento di un'altra; l'uomo politico non nasce dal letterato mancato, né il letterato dal fallimento dell'uomo d'azione. Fusi in una sostanza vitale di inesauribile ricchezza, l'uno si alimentava dei risultati dell'altro, dialetticamente svolgendosi sopra un terreno di realizzazione concreta, e così non è stato difficile scoprire nella vita di Chateaubriand situazioni che, quanto ad eroica ambizione ed idea del sublime, fanno pensare ad «Atala», ai «. Martyrs ». Sta di fatto che Chateaubriand appartiene ad un'umanità che non aveva ancora imposta a se stessa la famosa dissociazione tra arte e vita. Non era certo l'artista che, ponendosi accanitamente al lavoro, è solo sorretto

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