Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

CHATEA UBRIAND (A rm secolo dalla morte (1)) Gli scrittori sono spesso per gli storici dei grandi pretesti per dar vita e colore ad un'epoca. Come un pittore di quadri classici, lo storico, disponendo in primo piano la figura del poeta, aduna ai suoi lati i simboli delle grandi idealità che egli sostenne ed esaltò, e nel fondo, in una rappresentazione sommaria e fugace, il racconto degli avvenimenti più salienti della storia contemporanea di cui il poeta fu lo spettatore o l'interprete. Nel migliore dei casi, quando l'esame si fa più interno e penetra più profondamente nel silenzio dell'opera, del libro, ove i clamorosi fatti della storia che vive e che s'agita intorno hanno una flebile risonanza, lo storico, perduta ogni traccia visibile tra lo scrittore ed il proprio tempo, tenta di scoprire in quell'opera la testimonianza spirituale di tutto un periodo. Il poeta diventa la coscienza di un'epoca. Ma non sempre il tentativo, sia pure preparato con la più sottile finezza ed i più miµuti accorgimenti, produce i suoi effetti. Esistono poeti per i quali il mondo ove vissero ed il tempo in cui respirarono si restrinsero fino a ridursi entro il quadrato della propria stanza, nella misura cadenzata del proprio pendolo, così che la loro immagine, chiusa in quella cellula come nella sede dell'assoluto, porta i segni di una concentrazione severa, quasi sovrumana; ed altri scrittori in anticipo sulla propria epoca, la cui immagine, anziché essere immersa nella tranquilla atmosfera di un tempo storico, è continuamente investita da illuminazioni e da lampi improvvisi. La letteratura francese può offrire degli esempi. Citeremo soltanto due nomi: Stéphane Mallarmé e Jean-Jacques Rousseau. Ma difficilmente allo studioso di cui parlavamo potrebbe presentarsi occasione più favorevole se egli dovesse intrattenersi per un poco con la nob,ile e magniloquente figura del Visconte François-René de Chateaubriand. Quella figura si iscrive entro il proprio tempo con una ricchezza di atteggiamenti ed una misura così numerosa, che è ancor oggi quasi inconfrontabile: atteggiamenti che a volte cercano addirittura di forzare la cornice della storia e straripare nell'inverosimile. (I) Discorso commemorativo letto il 20 dicembre nell"Aula magna della Facoltà di Magistero dell'Università di Roma: era presente l'ambasciatore di Francia presso la Santa Sede~ S. E. VJadimir d'Ormesson: J'ambascriatoredi Francia presso l'Italia, S. E. Fouques Duparc., assente da Roma, era rappresentato dal consigliere culturale Vieillefond.

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