LUOGHI E MONUMENTI DELLA LEGGENDA ROMULEA 393 resse: tuttavia è mio proposito pubblicarla, almeno nelle sue parti essenziali e ancora d'interesse vivo, soprattutto se, come dirò più avanti, riuscirò a riprendere l'esplorazione del luogo. Da essa risulta che, seppure alcuni ' qegli oggetti più antichi, come ad esempio la statuetta detta di Vertumno, furono raccolti nello strato più basso, più vicino ai monumenti in questione, non si può in nessun modo dedurre da essi un criterio per stabilire l'età di quei monumenti. Decisivi mi paiono, a tale proposito, i periodi seguenti: « Mentre la ghiaia (quella dello strato sottoposto allo strato in cui erano gli oggetti in questione) è suddivisa in sezioni orizzontali che mostrano essere stata stesa man mano che venivano portati sul posto i recipienti usati nel trasportarla, la terra carboniosa non manifestava alcuna successione di strati, e se pur fu stesa a più riprese queste si succedettero senza intervallo e doveva provenire da un solo cumulo ben mescolato, che lasciava solo qualche variante nella quantità dei pezzetti di carbone. Non abbandonai un solo istante l'osservazione se verso la superficie superiore dello strato vi fossero indizi che esso rimanesse per qualche tempo esposto alle intemperie, ma la massicciata di tufo gli fu stesa immediatamente sopra perché la composizione dello strato seguiva uniforme per tutto il suo spessore, mentre è evidente che se uno strato di materie così sciolte e leggere fosse stato esposto alle intemperie, anche per una sola stagione, il vento non avrebbe mancato di far volar via le ceneri asciutte e la pioggia avrebbe portato a galla i pezzettini di carbone in esse disseminati ». Venendo così a mancare ogni dato, per la determinazione dell'età dei monumenti, da parte dei materiali rinvenuti accanto e sopra ad essi, gli studiosi succedutisi hanno cercato di fissare quella data o sulla base di criteri esterni (materiale usato, orientamento, riferimenti storici) o avvalendosi dei dati stratigrafici rilevati dal Boni nelle aree adiacenti del Comizio: ma la stessa larga diversità di conclusioni a cui questi studiosi sono giunti è la prova se non della fallacia, per lo meno dell'incertezza di tali criteri. Così, mentre alcuni si sono mantenuti in un prudente agnosticismo o si sono \imitati a determinazioni molto generiche, (come il De Sanctis: « per quanto, senza escludere che possano spettare al secolo IV, questa cronologia pare meno verosimile, nessun argomento ci fornisce l'archeologia per riferire le costruzioni più al VI che al V sec. »), e altri, come il Goidanich, pensa ad uno spostamento di alcuni di essi avvenuto presumibilmente nel IV sec., il Pinza mette il cippo scritto e il tronco di colonna fra il 550 e il 390 a. C. e il basamento ad U dopo il 390; il Lugli risale per tutti i monumenti a prima dell'incendio gallico, stabilendo tra essi la seguente successione ammessa anche dal Graffunder: stele (VI sec.), tronco di colonna ( « un po' più tardi »), basamento ad U e basamento quadrangolare; il Gjerstad scende invece più in basso, giungendo per il basamento ad U fin dopo l'incendio del 210 a. C. Innegabilmente i dati stratigrafici, quelli su cui soprattutto si sono basati il Pinza e il Gjerstad, sono i più
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