388 PIETRO ROMANELLI un piccolo strato aderente al fondo frammenti ceramici della prima fase laziale, al di sopra materiali della seconda fase, con frammenti di bucchero e italo-geometrici. Sul fondo, vicino al foro per il palo centrale, chiari avanzi del punto del focolare. Allargato ancora lo scavo, nessun altro analogo fondo di capanna si è rinvenuto finora; solo, ad un livello più alto, tracce di altri adattamenti o lavorazioni del piano roccioso, la cui interpretazione rimane peraltro ancora dubbia. Quel che d'altronde si può tuttavia fin d'ora affermare è che i materiali rinvenuti negli strati superiori e i manufatti rimessi in luce nella zona adiacente ci testimoniano una continuità di vita, che da questa lontana età pre- e protostorica giunge regolarmente fino al III e II sec. a. C., e cioè fino al momento in cui sorge qui il tempio della Magna Mater, eretto ad ospitare l'idolo recato da Pessinunte nel momento più grave della seconda guerra con Cartagine, cioè fino a quando la storia, se non la topografia, del colle si fa più chiara e sicura. Furono queste capanne del Germalo le uniche sorte sul Palatino alle origini della città? sarebbe irragionevole il crederlo, anche se non avessimo nelle carte del Boni memorie, purtroppo non del tutto per.spicue, del rinvenimento di altri fondi di capanna nell'area sottostante al palazzo dei Flavii: fondi tuttavia non lavorati nel piano di roccia, -ma ricavati nei depositi alluvionali del colle. Se dello scavo e del preciso giacimento dei materiali non ci restano sufficienti notizie, i materiali stessi ci riportano cronologicamente allo stesso periodo di quelli del Germalo: non sarà tuttavia inopportuno, ed è nei miei propositi, ripetere lo scavo nella stessa zona o in zona attigua per vedere di trovare altri elementi dello stesso nucleo di abitazioni, e ricavarne nuovi più sicuri dati sulla loro stratificazione e distribuzione. Nella stessa area del palazzo dei Flavii, e precisamente sotto il grande peristilio, il Boni credette avere scoperto nel 1913 il centro ideale e sacro della Roma romulea, il Mundus, o Roma Quadrata, cioè quel pozzo o fossa sacra, scavato nel vergine, nel quale al momento della fondazione della città erano state gettate primizie e zolle di terra, e che si riapriva in determinati giorni dell'anno per compiervi analoghi riti sacri. Si trattava di un ambiente a tholos, dalle pareti costruite ad anelli di conci di tufo, la bocca coperta da una lastra quadrangolare pure di tufo, dal fondo del quale un pozzo, scavato quasi per intero nel vivo della roccia tufacea del colle, scendeva fino ad alcune gallerie a sezione pressoché ogivale, pure esse sqtvate nella roccia, ma accuratamente intonacate nelle pareti e nel piano: le gallerie, che il Boni chiamò favisse, si distendevano con due con quelli precedentemente eseguiti dal Vaglieri nella stessa zona e dal Boni sotto il palazzo dei Flavii, così da offrire un quadro generale della protostoria palatina.
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